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Ricorso inammissibile: quando i motivi sono fattuali

Una società, condannata in primo e secondo grado per la mancata stipula di un contratto di franchising, ha presentato ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che i motivi presentati erano generici, confusi e miravano a una nuova valutazione dei fatti, compito che non spetta al giudice di legittimità. La decisione sottolinea l’importanza di formulare motivi di ricorso basati su questioni di diritto e non su contestazioni fattuali.

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Ricorso Inammissibile: La Cassazione non è un Terzo Grado di Giudizio

Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione richiede precisione tecnica e una chiara comprensione del suo ruolo. Non si tratta di un terzo grado di giudizio dove ridiscutere i fatti, ma di un controllo di legittimità sulla corretta applicazione del diritto. Un ricorso inammissibile è la conseguenza diretta di un’impostazione errata, come dimostra l’ordinanza n. 7378/2024 della Suprema Corte, che ha respinto le doglianze di una società ritenendole confuse e di natura prettamente fattuale.

I Fatti del Caso: Dal Franchising Mancato al Contenzioso

La vicenda ha origine da una controversia legata a un contratto di franchising. Una promissaria affiliata aveva citato in giudizio una società di servizi, sostenendo che la stipula del contratto definitivo fosse saltata per colpa di quest’ultima. Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda, condannando la società al pagamento di 24.000 euro a titolo di risarcimento.

La società soccombente proponeva appello, ma la Corte d’Appello confermava la decisione di primo grado. Determinata a far valere le proprie ragioni, la società presentava quindi ricorso per cassazione.

I Motivi del Ricorso e le Critiche alla Sentenza d’Appello

La società ricorrente basava il suo ricorso su due motivi principali, lamentando:

1. Omesso esame di fatti decisivi e carenza di istruttoria: Secondo la ricorrente, sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano deciso in totale assenza di prove, violando le norme sull’onere della prova (art. 2697 c.c.) e sulla valutazione della gravità dell’inadempimento (art. 1455 c.c.).
2. Nullità del procedimento e della sentenza: Si denunciava un vizio procedurale per aver “misconosciuto” le prove e i documenti prodotti, con conseguente carenza di motivazione e assenza di valutazione su punti decisivi.

In sostanza, la società chiedeva alla Cassazione di riesaminare l’intero compendio probatorio per dimostrare che la decisione dei giudici di merito era ingiusta.

La Decisione della Suprema Corte: Un Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha stroncato sul nascere le speranze della ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. La ragione è netta e fondamentale nel nostro sistema processuale: la Cassazione non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella compiuta dai giudici di merito.

I motivi presentati sono stati giudicati “generici”, “confusi” e, soprattutto, “fattuali”. La società non lamentava una violazione o falsa applicazione di norme di diritto, ma contestava il modo in cui i giudici di primo e secondo grado avevano interpretato le prove e ricostruito la vicenda. Questo tipo di doglianza esula completamente dalle competenze della Corte di Cassazione.

Le Motivazioni

Nelle sue motivazioni, la Corte ha spiegato che entrambi i motivi del ricorso, pur richiamando formalmente la violazione di legge, miravano in realtà a ottenere una nuova e diversa valutazione del materiale probatorio. Ad esempio, la ricorrente si lamentava della mancata ammissione di prove richieste dalla controparte, senza però spiegare quale interesse concreto avesse a che tali prove (presumibilmente sfavorevoli) venissero ammesse. Questo, secondo i giudici, è un chiaro indicatore della natura confusa e pretestuosa del motivo.

La Suprema Corte ha ribadito che il suo compito non è quello di stabilire chi avesse “realmente” ragione nel merito della controversia, ma solo di verificare se i giudici precedenti abbiano applicato correttamente le regole processuali e le norme di diritto sostanziale. Poiché il ricorso si concentrava su una critica all’apprezzamento dei fatti, è stato inevitabilmente dichiarato inammissibile.

Conclusioni

Questa ordinanza offre una lezione cruciale: il ricorso per cassazione deve essere calibrato con estrema attenzione. Non è una terza occasione per discutere la dinamica dei fatti o il peso delle testimonianze. Per evitare una declaratoria di ricorso inammissibile, è indispensabile che i motivi siano specifici, chiari e incentrati su presunti errori di diritto (c.d. errores in iudicando o in procedendo). Tentare di trasformare la Corte di Cassazione in un giudice di merito è una strategia destinata al fallimento, con l’ulteriore conseguenza, come in questo caso, della condanna al pagamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato.

Perché il ricorso della società è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano generici, confusi e di natura fattuale. Essi non denunciavano un errore di diritto, ma miravano a ottenere una nuova valutazione delle prove e della ricostruzione dei fatti, un compito che non spetta alla Corte di Cassazione.

Cosa significa che un motivo di ricorso è ‘fattuale’?
Significa che il motivo non contesta la corretta applicazione di una norma di legge, ma critica il modo in cui il giudice di merito (Tribunale o Corte d’Appello) ha interpretato le prove e ricostruito gli eventi. La Corte di Cassazione giudica solo sulla legittimità, non sul merito.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile per il ricorrente?
La dichiarazione di inammissibilità rende definitiva la sentenza impugnata. Inoltre, come stabilito nel caso di specie, la parte ricorrente è tenuta al versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, pari a quello già versato per il ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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