LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: onere della prova in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso un decreto di espulsione. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi e sulla mancata applicazione del principio di autosufficienza, poiché il ricorrente non ha dimostrato di aver adeguatamente provato l’esistenza di legami familiari nel precedente grado di giudizio. La sentenza sottolinea come la pericolosità sociale possa prevalere sulla tutela dei legami familiari.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Ricorso Inammissibile: l’Onere di Provare i Legami Familiari in Cassazione

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi, in particolare in materia di immigrazione. La vicenda riguarda l’impugnazione di un decreto di espulsione e si conclude con una declaratoria di ricorso inammissibile, fornendo una lezione cruciale sul principio di autosufficienza e sull’onere della prova che grava sulla parte ricorrente. Analizziamo i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa

Un cittadino straniero si opponeva a un decreto di espulsione emesso nei suoi confronti dal Prefetto. Il Giudice di Pace rigettava la sua opposizione, confermando la legittimità del provvedimento. Avverso questa decisione, il cittadino proponeva ricorso per cassazione, basandolo su due motivi principali:
1. La violazione di legge, sostenendo che il giudice di merito avesse valutato unicamente la sua presunta pericolosità sociale, omettendo di considerare elementi cruciali come la sussistenza di legami familiari in Italia, il suo grado di integrazione sociale e l’assenza di legami con il paese d’origine.
2. L’omesso esame di un fatto decisivo, ovvero l’esistenza di tali legami familiari sul territorio nazionale.

L’amministrazione pubblica, contro cui era rivolto il ricorso, decideva di non costituirsi in giudizio.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha esaminato congiuntamente i due motivi di ricorso, dichiarandoli entrambi inammissibili. La decisione si fonda su argomentazioni procedurali precise, che evidenziano le carenze dell’atto di impugnazione e ribadiscono principi fondamentali del giudizio di legittimità.

Genericità e Mancanza di Autosufficienza

Il primo ostacolo insormontabile per il ricorrente è stato il mancato rispetto del principio di autosufficienza del ricorso, sancito dall’art. 366, c.p.c. La Corte ha rilevato che i motivi erano formulati in termini di “assoluta genericità e astrattezza”. Il ricorrente non aveva specificato con chiarezza quali elementi probatori relativi ai suoi legami familiari fossero stati effettivamente dedotti e documentalmente provati davanti al Giudice di Pace, né come e dove tali deduzioni fossero avvenute.

La Cassazione, citando un suo precedente (Cass. n. 16240/2023), ha ricordato che quando si solleva una questione giuridica che non risulta trattata nella sentenza impugnata, il ricorrente ha un duplice onere: non solo deve allegare di averla proposta nel giudizio di merito, ma deve anche indicare in quale atto specifico lo abbia fatto. Questo permette alla Corte di controllare la veridicità dell’asserzione prima di entrare nel merito della censura. In questo caso, tale onere non è stato soddisfatto.

La Valutazione del Giudice di Merito sulla Questione dei Legami Familiari

Contrariamente a quanto sostenuto dal ricorrente, la Corte ha evidenziato che il Giudice di Pace aveva, in realtà, valutato la questione dei legami familiari. Nel provvedimento impugnato, il giudice di primo grado aveva rilevato che il cittadino non aveva mai dichiarato in precedenza di avere familiari di nazionalità italiana e non aveva fornito alcuna prova della convivenza con essi.

Le Motivazioni della Decisione

La ratio decidendi della pronuncia del Giudice di Pace, che il ricorso non è riuscito a scalfire, era duplice. In primo luogo, la mancanza di una tempestiva deduzione e documentazione dei rapporti di parentela. In secondo luogo, il giudice aveva specificato che, anche qualora la convivenza fosse stata provata, la riscontrata pericolosità sociale del ricorrente avrebbe comunque fatto prevalere l’esigenza di tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza dello Stato.

I motivi di ricorso, pertanto, non solo erano generici, ma non coglievano il nucleo centrale della motivazione della decisione impugnata, risultando anche per questo inammissibili. La Cassazione ha inoltre notato che un certificato di stato di famiglia prodotto era stato rilasciato dopo il decreto di espulsione e non conteneva informazioni storiche utili a comprovare la situazione familiare pregressa.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente al pagamento di una somma di 1.500,00 euro in favore della cassa delle ammende, in applicazione dell’art. 96, quarto comma, c.p.c. (responsabilità aggravata), data la manifesta infondatezza della richiesta di trattazione. Infine, ha attestato la sussistenza dei presupposti per il versamento, da parte del ricorrente, di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato.

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: nel giudizio di cassazione, non è sufficiente lamentare un’omissione o un errore del giudice di merito; è indispensabile dimostrare, con precisione e autosufficienza, di aver sottoposto a quel giudice tutti gli elementi di fatto e di diritto necessari per una diversa decisione, pena l’inammissibilità del ricorso.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché i motivi erano formulati in modo generico e astratto e non rispettavano il principio di autosufficienza. Il ricorrente non ha specificato chiaramente quali prove sui legami familiari avesse presentato al giudice di merito, né in quale atto processuale lo avesse fatto.

Qual è l’onere della prova per chi presenta un ricorso in Cassazione?
Il ricorrente che lamenta la mancata valutazione di una questione da parte del giudice di merito ha l’onere non solo di affermare di averla sollevata, ma anche di indicare precisamente in quale atto del precedente giudizio lo ha fatto. Ciò consente alla Corte di Cassazione di verificare la fondatezza di tale affermazione prima di esaminare il motivo.

I legami familiari prevalgono sempre sulle esigenze di sicurezza pubblica in caso di espulsione?
No. Secondo quanto emerge dalla decisione, anche se i legami familiari fossero stati provati, il giudice di merito ha stabilito che la riscontrata pericolosità sociale del soggetto avrebbe comunque reso prevalente l’esigenza di tutelare l’ordine pubblico e la sicurezza dello Stato, giustificando l’espulsione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati