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Ricorso inammissibile: l’importanza dei fatti

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile a causa della totale assenza dell’esposizione dei fatti sostanziali e processuali. Il caso, originato da un’opposizione in una procedura esecutiva immobiliare, evidenzia come la mancata descrizione del contesto e delle ragioni del contendere impedisca alla Corte di valutare la censura, violando il principio di autosufficienza del ricorso.

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Ricorso Inammissibile: Quando la Mancata Esposizione dei Fatti Annulla l’Appello

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda un principio fondamentale della procedura civile: la chiarezza e la completezza dell’esposizione dei fatti in un ricorso. La Corte ha dichiarato un ricorso inammissibile non per un vizio di diritto, ma per una carenza preliminare e radicale: l’assoluta mancanza di una descrizione del contesto processuale. Questa decisione sottolinea l’importanza del principio di autosufficienza, secondo cui l’atto di impugnazione deve contenere tutti gli elementi necessari a comprenderne le ragioni, senza che il giudice debba consultare altri documenti.

I Fatti di Causa: Dall’Asta Immobiliare alla Cassazione

La vicenda ha origine da una procedura esecutiva immobiliare. Un debitore si opponeva all’atto di aggiudicazione di un immobile a un terzo offerente. Il Tribunale di primo grado dichiarava l’opposizione inammissibile. Il debitore decideva quindi di appellare tale sentenza.

In sede di appello, la Corte territoriale rilevava che l’appellante non aveva notificato l’atto a una delle parti necessarie del giudizio (un creditore), qualificata come litisconsorte necessario. Di conseguenza, il giudice fissava un termine perentorio per integrare il contraddittorio. L’appellante, tuttavia, non adempiva a tale onere. La Corte d’Appello, prendendo atto della mancata ottemperanza, dichiarava l’estinzione del giudizio.

Non pago, il debitore proponeva ricorso per cassazione avverso la sentenza d’appello, lamentando vizi procedurali. Ed è qui che la vicenda assume la sua connotazione più interessante dal punto di vista processuale.

La Pronuncia della Corte: un Ricorso Inammissibile per Difetto di Esposizione

La Corte di Cassazione, con una decisione preliminare e assorbente, ha stroncato sul nascere le doglianze del ricorrente. Il motivo? Il ricorso era totalmente privo dell’esposizione dei fatti sostanziali e processuali, in violazione dell’art. 366, comma 1, n. 3, del codice di procedura civile.

In pratica, dall’atto presentato non era possibile comprendere:
* Il contesto procedurale dell’esecuzione forzata.
* La posizione e il ruolo specifico delle diverse parti coinvolte.
* Le difese spiegate nei gradi precedenti.
* Le ragioni stesse alla base del contendere.

Questa omissione non è un mero formalismo. Essa impedisce alla Corte di comprendere il significato della censura mossa dal ricorrente e, soprattutto, di effettuare i controlli d’ufficio che le competono. Un ricorso inammissibile per questa ragione evidenzia come la forma sia, in questo caso, sostanza: senza una narrazione chiara dei fatti, il diritto non può essere esaminato.

Il Principio di Autosufficienza del Ricorso

La decisione si fonda sul cosiddetto “principio di autosufficienza” del ricorso per cassazione. Questo principio impone che l’atto contenga in sé tutti gli elementi indispensabili perché il giudice di legittimità possa avere una completa cognizione della controversia, senza la necessità di accedere ad altre fonti o atti processuali. Il ricorso deve “bastare a se stesso”. La sua violazione conduce, come in questo caso, a una declaratoria di inammissibilità.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte sono nette e si concentrano sulla violazione dell’art. 366, comma 1, n. 3, c.p.c. La norma richiede che il ricorso contenga “la sommaria esposizione dei fatti della causa”. La Cassazione chiarisce che per “sommaria” non si intende “incompleta” o “carente”, ma “sintetica”. Nel caso di specie, mancava del tutto la pur minima indicazione del contesto, rendendo l’atto incomprensibile. Questa carenza radicale ha precluso alla Corte non solo la valutazione del motivo di ricorso, ma anche l’esercizio dei poteri officiosi, come la verifica della corretta qualificazione dell’azione originaria e della sua appellabilità. In definitiva, la mancanza di una base fattuale ha reso impossibile qualsiasi forma di giudizio.

Le Conclusioni

La pronuncia in esame è un monito per ogni operatore del diritto. La preparazione di un ricorso per cassazione non può prescindere da una meticolosa e chiara esposizione dei fatti di causa. Tralasciare questo aspetto fondamentale, concentrandosi unicamente sulle questioni di diritto, espone al rischio concreto di veder dichiarato il proprio ricorso inammissibile, con conseguente condanna alle spese e passaggio in giudicato della sentenza impugnata. La lezione è chiara: prima di spiegare perché una decisione è sbagliata, è indispensabile spiegare con precisione di quale decisione e di quale contesto si sta parlando.

Perché il ricorso per cassazione è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile per totale difetto di esposizione dei fatti sostanziali e processuali, in violazione dell’art. 366, comma 1, n. 3, c.p.c. Questa mancanza ha impedito alla Corte di comprendere il contesto della causa e di valutare le censure proposte.

Cosa era successo nel grado di appello?
In appello, il giudizio era stato dichiarato estinto perché l’appellante non aveva rispettato l’ordine del giudice di notificare l’atto di impugnazione a un litisconsorte necessario entro il termine stabilito (mancata integrazione del contraddittorio).

Qual è il principio cardine affermato dalla Corte con questa ordinanza?
La Corte riafferma il principio di autosufficienza del ricorso per cassazione. Questo principio impone che l’atto di impugnazione debba contenere tutti gli elementi fattuali e procedurali necessari a consentire alla Corte di decidere, senza dover fare riferimento ad altri atti del fascicolo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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