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Ricorso inammissibile: le regole per un appello valido

In un caso originato da una disputa su un diritto di passaggio, la Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile a causa della formulazione confusa e disorganizzata dei motivi di appello. Questa decisione sottolinea l’importanza di presentare impugnazioni chiare e specifiche, evidenziando come la mancanza di rigore possa portare non solo al rigetto, ma anche alla condanna per lite temeraria e al pagamento di ulteriori sanzioni.

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Ricorso Inammissibile: Quando la Confusione Costa Cara

Presentare un appello alla Corte di Cassazione richiede precisione, chiarezza e rigore. Un’impugnazione mal formulata non solo è destinata a fallire, ma può anche comportare serie conseguenze economiche per chi la propone. Una recente ordinanza della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile, a causa della sua esposizione confusa e disorganizzata, possa portare a una condanna per danni da lite temeraria. Analizziamo insieme questo caso emblematico.

I Fatti di Causa: Una Lunga Disputa per un Passaggio

La vicenda ha origine da una controversia possessoria relativa a una striscia di terreno utilizzata come passaggio tra due fabbricati. Inizialmente, una delle parti ottiene in via provvisoria un provvedimento di reintegrazione nel possesso. Tuttavia, al termine del giudizio di merito, la domanda viene definitivamente rigettata. Di conseguenza, le controparti si rivolgono al Tribunale per far dichiarare l’inefficacia di quel provvedimento provvisorio e ottenere il ripristino dello stato dei luoghi, come previsto dall’articolo 669-novies del codice di procedura civile.

Il Tribunale accoglie la richiesta, ordina il ripristino e condanna le parti soccombenti al pagamento delle spese processuali e a un risarcimento del danno per lite temeraria ai sensi dell’art. 96 c.p.c. La Corte d’Appello, successivamente adita, conferma in gran parte la decisione, ribadendo la condanna per le spese e i danni a carico degli appellanti a causa delle loro eccezioni “pretestuose ed infondate”.

L’Appello in Cassazione e il Ricorso Inammissibile

Non soddisfatti, gli eredi della parte originaria propongono ricorso alla Corte di Cassazione, basandolo su quattro motivi. Tuttavia, la Suprema Corte liquida rapidamente l’impugnazione, dichiarandola inammissibile nella sua interezza. È qui che emergono gli insegnamenti più importanti della decisione.

I giudici evidenziano come i motivi di ricorso fossero formulati in modo estremamente confuso. In particolare, il secondo motivo viene descritto come un “cumulo affastellato e disorganico di doglianze”, in cui si denunciano violazioni di numerose norme di legge senza però argomentare in modo specifico e autonomo per ciascuna di esse. In pratica, l’atto di appello mescolava diverse censure senza distinguerle e senza spiegare in che modo la Corte d’Appello avrebbe violato le singole disposizioni.

Anche il quarto motivo, relativo a una presunta omessa motivazione, viene giudicato inammissibile perché non rispetta i rigidi limiti imposti dalla riforma dell’art. 360, n. 5) c.p.c., che non permette più di contestare l’insufficienza o la contraddittorietà della motivazione, ma solo l’omesso esame di un fatto storico decisivo, che nel caso di specie non era stato neppure individuato dai ricorrenti.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione, nel motivare la propria decisione, riafferma un principio fondamentale: chi ricorre in Cassazione ha l’onere di esporre le proprie ragioni in modo chiaro, specifico e comprensibile. Non spetta alla Corte “selezionare” o “interpretare” le censure da un testo confuso. Un ricorso che “affastella” diverse violazioni senza un’argomentazione logica e distinta per ciascuna non permette al giudice di comprendere il perimetro della contestazione e, pertanto, non può essere esaminato.

I giudici sottolineano che la funzione del ricorso per cassazione non è quella di ottenere un terzo grado di giudizio sul merito della vicenda, ma di controllare la corretta applicazione delle norme di diritto da parte dei giudici dei gradi precedenti. Per questo, i motivi di ricorso devono essere formulati con una precisione quasi chirurgica, indicando la norma violata, il punto della sentenza impugnata in cui si è verificata la violazione e le ragioni giuridiche a sostegno della propria tesi.

Le Conclusioni

La dichiarazione di inammissibilità ha avuto conseguenze molto pesanti per i ricorrenti. Oltre a vedere il proprio appello respinto senza neppure un esame nel merito, sono stati condannati in solido a pagare:
1. Le spese legali della controparte.
2. Un risarcimento del danno ex art. 96, comma 3, c.p.c. per un importo di € 2.000,00.
3. Una ulteriore somma a titolo di sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle Ammende per € 1.000,00.
4. Un ulteriore contributo unificato, come previsto per i ricorsi respinti o dichiarati inammissibili.

Questa ordinanza è un monito severo sull’importanza della tecnica redazionale negli atti giudiziari. Un ricorso inammissibile non è solo una sconfitta processuale, ma può trasformarsi in un significativo aggravio economico, a dimostrazione che nel diritto, la forma è anche sostanza.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile principalmente perché i motivi di appello erano esposti in modo confuso, disorganizzato e sovrapposto (“affastellato e disorganico”). Questa formulazione non permetteva alla Corte di comprendere chiaramente le singole violazioni di legge lamentate, rendendo impossibile un esame nel merito.

Cosa succede quando un provvedimento cautelare viene emesso ma la causa di merito viene poi persa?
In base all’art. 669-novies c.p.c., la parte che ha subito gli effetti del provvedimento cautelare può chiedere al medesimo giudice che lo ha emesso di dichiararne l’inefficacia e di ordinare il ripristino della situazione preesistente, oltre a decidere sulle spese e su eventuali danni.

Quali sono le conseguenze per chi presenta un ricorso in modo confuso e infondato?
Presentare un ricorso palesemente infondato e formulato in maniera confusa può portare, come in questo caso, non solo alla dichiarazione di inammissibilità, ma anche a una condanna al pagamento delle spese legali della controparte, al risarcimento dei danni per lite temeraria (art. 96 c.p.c.) e a un’ulteriore sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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