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Ricorso inammissibile: la sintesi è un dovere in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile perché redatto tramite la mera riproduzione di atti precedenti, senza una chiara e sintetica esposizione dei fatti. Questa modalità, definita ‘ricorso assemblato’, viola l’art. 366 c.p.c. e il principio di autosufficienza, impedendo alla Corte di valutare le censure. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese legali.

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Pubblicato il 24 ottobre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Ricorso inammissibile: la Cassazione boccia il ‘copia e incolla’ degli atti

Presentare un ricorso in Cassazione non è un mero esercizio formale, ma un’attività che richiede chiarezza, sintesi e precisione. Una recente ordinanza della Suprema Corte ribadisce con forza questo principio, dichiarando un ricorso inammissibile perché redatto come un semplice ‘assemblaggio’ di atti precedenti. Questa decisione offre un importante monito per tutti i professionisti legali sull’importanza di redigere atti autosufficienti e di facile comprensione.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un’opposizione a un atto di precetto, con cui un istituto di credito aveva intimato a un garante il pagamento di una somma ingente, superiore ai 3 milioni di euro, a garanzia di un debito contratto da una società. L’opposizione del garante era stata respinta sia in primo grado dal Tribunale sia in secondo grado dalla Corte d’Appello.

Di fronte a questa doppia sconfitta, il garante ha deciso di presentare ricorso alla Corte di Cassazione, affidando la sua difesa a tre motivi principali, incentrati sulla presunta erronea interpretazione di una novazione contrattuale che, a suo dire, avrebbe dovuto estinguere le garanzie originarie.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, senza nemmeno entrare nel merito dei motivi proposti, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un vizio pregiudiziale e assorbente: la modalità con cui l’atto era stato redatto. I giudici hanno rilevato che la parte del ricorso dedicata all’esposizione dei fatti consisteva nella riproduzione integrale degli atti difensivi precedenti, senza alcuna operazione di sintesi o rielaborazione critica.

Le Motivazioni: il ricorso inammissibile per violazione del principio di sinteticità

La motivazione della Corte si articola su principi consolidati della giurisprudenza di legittimità, in particolare sulla violazione dell’articolo 366, comma 1, numero 3, del Codice di Procedura Civile. Questa norma impone una ‘chiara esposizione dei fatti della causa essenziali’ per illustrare i motivi di ricorso.

I giudici hanno spiegato che un ricorso cosiddetto ‘assemblato’, che si limita a riprodurre integralmente altri documenti, contravviene a tale requisito per diverse ragioni:

1. Mancanza di Sintesi: L’esposizione non è sommaria, ma inutilmente sovrabbondante, rendendo difficile per la Corte individuare i punti cruciali della controversia.
2. Violazione dell’Autosufficienza: L’atto non è autosufficiente, perché non permette ai giudici di comprendere l’oggetto e l’andamento del processo dalla sola lettura del ricorso. Manca un discorso logico e organizzato che guidi nella comprensione dei fatti rilevanti.
3. Oscurità delle Censure: La confusione nell’esposizione dei fatti rende incomprensibili e non valutabili le censure mosse alla sentenza impugnata.

La Corte ha sottolineato che tale modo di procedere pregiudica l’intellegibilità delle questioni, ponendosi in contrasto con i principi costituzionali del giusto processo e del diritto di difesa (artt. 24 e 111 Cost.), che richiedono un processo efficiente e non gravato da oneri superflui.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza è un chiaro avvertimento: la redazione di un ricorso per cassazione richiede un lavoro di rielaborazione e sintesi. Non è sufficiente ‘copiare e incollare’ gli atti dei gradi precedenti. L’avvocato ha il dovere di presentare alla Corte un quadro chiaro, conciso e autosufficiente della vicenda processuale, evidenziando solo i fatti essenziali per la comprensione dei motivi di impugnazione. In caso contrario, il rischio concreto è una declaratoria di inammissibilità, che preclude ogni discussione sul merito della controversia e comporta la condanna alle spese legali.

Perché un ricorso per cassazione è stato dichiarato inammissibile in questo caso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché non rispettava il requisito della chiarezza e sinteticità richiesto dall’art. 366 c.p.c. Invece di esporre i fatti essenziali, l’atto si limitava a riprodurre integralmente i precedenti scritti difensivi, risultando un ‘ricorso assemblato’ e confuso.

Cosa si intende per ‘ricorso assemblato’?
Secondo la Corte, un ‘ricorso assemblato’ è un atto processuale creato mediante la riproduzione integrale di una serie di documenti, senza un’adeguata rielaborazione e sintesi. Questa modalità viola il principio di autosufficienza perché non espone i fatti in modo sommario e chiaro, rendendo l’atto inidoneo allo scopo.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente la cui impugnazione è dichiarata inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali in favore della controparte. Inoltre, come stabilito dall’art. 13 comma 1-quater del d.P.R. 115/2002, il ricorrente è tenuto al versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, se dovuto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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