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Ricorso inammissibile: la decisione del Tribunale

Una società finanziaria ha impugnato in Cassazione il decreto di un Tribunale che rigettava il suo reclamo contro un piano di riparto in un concordato preventivo. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che tali provvedimenti, emessi in fase di esecuzione del concordato, non hanno carattere decisorio e definitivo, ma sono atti di mera vigilanza. Le controversie sull’esecuzione del piano vanno risolte con un ordinario giudizio civile, non con un ricorso straordinario.

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Ricorso Inammissibile nel Concordato: La Cassazione Chiarisce

Nel complesso mondo del diritto fallimentare, comprendere quali provvedimenti siano impugnabili e con quali mezzi è cruciale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un punto fondamentale: la natura dei decreti emessi dal Tribunale in fase di esecuzione di un concordato preventivo. La Corte ha stabilito che un ricorso inammissibile è la conseguenza di un’impugnazione straordinaria contro un atto privo di natura decisoria e definitiva, ribadendo una distinzione netta tra la fase di esecuzione del concordato e quella del fallimento.

Il Caso: La Contesa sul Piano di Riparto

Una società finanziaria, creditrice di una somma ingente nei confronti di un’impresa edile in concordato preventivo, si è opposta a un piano di riparto parziale. La sua contestazione verteva sull’accantonamento di oltre due milioni di euro, disposto in attesa della definizione di una causa pendente con una terza società fallita. Tale accantonamento impediva la piena soddisfazione del suo credito privilegiato.

Il Tribunale, in sede di reclamo, ha respinto le doglianze della società finanziaria. Di conseguenza, quest’ultima ha proposto ricorso straordinario per cassazione ai sensi dell’art. 111 della Costituzione. È interessante notare che, nelle more del giudizio di cassazione, il credito della società finanziaria era stato interamente soddisfatto attraverso successivi piani di riparto, portando la stessa a chiedere una declaratoria di cessata materia del contendere.

L’Analisi del Ricorso Inammissibile da parte della Corte

La Corte di Cassazione, prima ancora di esaminare la richiesta di cessata materia del contendere, ha affrontato in via preliminare l’ammissibilità del ricorso stesso, giungendo a una conclusione netta.

I Requisiti del Ricorso Straordinario: Decisorietà e Definitività

La Corte ha ribadito che il ricorso straordinario per cassazione è un rimedio eccezionale, esperibile solo contro provvedimenti che possiedono congiuntamente due caratteristiche:
1. Decisorietà: Il provvedimento deve risolvere una controversia su diritti soggettivi, producendo effetti di diritto sostanziale con l’efficacia di un giudicato.
2. Definitività: Il provvedimento deve essere finale, non più modificabile o revocabile dallo stesso giudice che lo ha emesso e non soggetto ad altri mezzi di impugnazione.

Secondo la Suprema Corte, il decreto del Tribunale che decide un reclamo su un piano di riparto nella fase esecutiva del concordato preventivo non possiede tali caratteristiche. Si tratta, infatti, di un atto di mera sorveglianza e controllo, privo della capacità di risolvere in modo stabile e vincolante una controversia su diritti.

La Differenza tra Concordato Preventivo e Fallimento

Un punto chiave della decisione è la distinzione tra la disciplina del concordato preventivo liquidatorio e quella del fallimento. Mentre nella procedura fallimentare esistono norme specifiche (artt. 110 e 117 l.fall.) che regolano l’impugnazione dei piani di riparto all’interno della stessa procedura, tali norme non sono estensibili al concordato. Nel concordato, dopo l’omologazione, la fase di esecuzione è governata da principi diversi. Non vi è una verifica giudiziale del passivo con effetti vincolanti per il concorso, ma solo una ricognizione dei creditori ai fini del voto. Di conseguenza, qualsiasi contestazione sulle modalità di distribuzione delle somme deve essere risolta attraverso un ordinario giudizio di cognizione davanti al giudice competente, non attraverso reclami interni alla procedura.

le motivazioni

La Corte ha motivato la declaratoria di inammissibilità del ricorso basandosi sulla consolidata giurisprudenza che nega la natura giurisdizionale in senso proprio agli atti del giudice delegato e del tribunale nella fase esecutiva del concordato. Questi organi svolgono una funzione di controllo e vigilanza sull’operato dei liquidatori, ma non hanno il potere di emettere decisioni che acquisiscano l’autorità di cosa giudicata sui diritti dei creditori. Le controversie che sorgono in questa fase sono sottratte al potere decisionale del giudice delegato e devono essere devolute a un ordinario giudizio civile, dove le parti possono far valere le proprie ragioni con pienezza di contraddittorio e mezzi di prova.

le conclusioni

L’ordinanza afferma un principio di fondamentale importanza pratica: le contestazioni relative all’esecuzione di un concordato preventivo, come quelle sui piani di riparto, non possono essere portate direttamente in Cassazione con ricorso straordinario. Il provvedimento del Tribunale che decide su un reclamo in tale materia è considerato un ricorso inammissibile a questo fine. I creditori che intendono contestare le modalità di distribuzione devono avviare una causa civile ordinaria. Questa pronuncia chiarisce i percorsi processuali a disposizione dei creditori, evitando impugnazioni destinate all’insuccesso e indirizzando correttamente le parti verso la sede giurisdizionale appropriata per la tutela dei loro diritti.

Un provvedimento del tribunale che decide su un reclamo contro un piano di riparto in un concordato preventivo è impugnabile in Cassazione con ricorso straordinario?
No, secondo la Corte di Cassazione tale provvedimento è un atto di mera sorveglianza e controllo, privo dei caratteri di decisorietà e definitività necessari per l’ammissibilità del ricorso straordinario ex art. 111 Cost. Pertanto, un simile ricorso è inammissibile.

Qual è la differenza fondamentale tra l’impugnazione di un piano di riparto nel fallimento e nel concordato preventivo?
Nel fallimento, la legge prevede un’apposita procedura di impugnazione all’interno della procedura concorsuale stessa. Nel concordato preventivo, invece, la disciplina del riparto fallimentare non si applica; le eventuali contestazioni sull’esecuzione del piano, una volta omologato, devono essere risolte attraverso un separato e ordinario giudizio di cognizione.

Cosa deve fare un creditore se contesta le modalità di esecuzione di un concordato preventivo dopo la sua omologazione?
Il creditore deve avviare un ordinario giudizio di cognizione davanti al giudice competente. Non può utilizzare gli strumenti di reclamo interni alla procedura con l’obiettivo di accedere poi alla Corte di Cassazione, poiché tali atti non hanno natura decisoria e definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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