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Ricorso inammissibile: la Cassazione e la doppia conforme

L’appello di una società immobiliare contro una società fornitrice è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione. La Corte ha applicato la regola della “doppia conforme”, sottolineando che il ricorso mancava di specificità e non dimostrava ragioni di fatto diverse tra le due sentenze di merito. Il caso riguardava una controversia sul pagamento di una fornitura, in cui un presunto accordo transattivo non era stato provato per iscritto. La decisione ribadisce i rigorosi requisiti procedurali per evitare un ricorso inammissibile.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Chiude la Porta per Vizi Formali

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 12835/2024 offre un’importante lezione sui requisiti procedurali per accedere al giudizio di legittimità. Un ricorso inammissibile non è solo una sconfitta nel merito, ma un arresto del processo per motivi formali che impedisce alla Corte di valutare le ragioni della parte. Analizziamo un caso emblematico che chiarisce l’applicazione della regola della “doppia conforme” e il principio di autosufficienza del ricorso, elementi cruciali per ogni avvocato e parte in causa.

La Vicenda: Una Fornitura Contesa e un Presunto Accordo

Una società fornitrice di arredi otteneva un decreto ingiuntivo di oltre 33.000 euro nei confronti di una società immobiliare per la fornitura di mobili a un locale notturno. La società immobiliare si opponeva, sostenendo che una parte della merce non era mai stata consegnata e, soprattutto, che era intervenuto un accordo transattivo. Secondo la sua tesi, le parti avevano concordato un importo finale molto inferiore, di circa 9.750 euro, oltre a un acconto già versato.

Le Decisioni di Merito: La Prova Scritta è Fondamentale

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello respingevano le ragioni della società immobiliare. I giudici di merito ritenevano provata l’effettiva fornitura della merce e, aspetto cruciale, consideravano non dimostrata l’esistenza dell’accordo transattivo. Il documento prodotto dalla società immobiliare veniva qualificato come un semplice riepilogo delle forniture, privo dei requisiti formali che la legge richiede per una transazione, la quale deve essere provata per iscritto. Di conseguenza, le richieste di prova testimoniale e di giuramento decisorio venivano rigettate.

Il Ricorso in Cassazione: i motivi del contendere

La società immobiliare non si arrendeva e presentava ricorso in Cassazione, basandolo su due motivi principali.

Primo Motivo: L’Omesso Esame del Fatto e la “Doppia Conforme”

La ricorrente lamentava che la Corte d’Appello avesse omesso di esaminare un fatto decisivo, ovvero il contenuto del documento riepilogativo che, a suo dire, provava un debito residuo di soli 9.000 euro.

Secondo Motivo: il Giuramento Decisorio e il Principio di Autosufficienza

In secondo luogo, criticava il rigetto della richiesta di giuramento decisorio, ritenendolo erroneo e sostenendo che la sua ammissione avrebbe potuto definire la controversia a suo favore.

Le Motivazioni della Cassazione sul Ricorso Inammissibile

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile per entrambi i motivi, basandosi su solidi principi procedurali.

Sul primo motivo, la Corte ha applicato la regola della “doppia conforme” (art. 348-ter c.p.c.). Poiché le sentenze di primo e secondo grado erano giunte alla medesima conclusione, la ricorrente avrebbe dovuto dimostrare che le ragioni di fatto alla base delle due decisioni erano diverse, cosa che non ha fatto. Inoltre, la critica mossa non riguardava un “fatto storico” omesso, ma una valutazione delle prove, insindacabile in sede di legittimità.

Anche il secondo motivo è stato giudicato inammissibile. In primo luogo, alcune argomentazioni (come la mancata indicazione dell’acconto in fattura) sono state considerate questioni nuove, mai sollevate prima. In secondo luogo, e in modo decisivo, la ricorrente non ha trascritto nel ricorso la formula esatta del giuramento decisorio deferito. Questo ha violato il principio di autosufficienza, che impone al ricorrente di fornire alla Cassazione tutti gli elementi per decidere, senza che la Corte debba ricercarli altrove. Senza conoscere la formula, era impossibile valutarne la decisività.

Le Conclusioni: Lezioni di Procedura e Conseguenze Economiche

Questa ordinanza è un monito sulla rigorosità del giudizio di Cassazione. Un ricorso, per superare il vaglio di ammissibilità, deve essere redatto con estrema precisione, rispettando principi come quello di autosufficienza e tenendo conto di ostacoli come la “doppia conforme”. L’esito per la ricorrente è stato severo: non solo il ricorso è stato dichiarato inammissibile, ma è stata condannata al pagamento delle spese legali, a un’ulteriore somma per lite temeraria a favore della controparte e a un versamento alla Cassa delle Ammende, a dimostrazione che un’impugnazione infondata può avere conseguenze economiche rilevanti.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile per la regola della “doppia conforme”?
Quando le sentenze di primo grado e di appello giungono alla stessa conclusione e il ricorrente, nel suo atto, non dimostra che le ragioni di fatto poste a base delle due decisioni sono tra loro diverse. In tal caso, il motivo di ricorso basato sull’omesso esame di un fatto decisivo non può essere accolto.

Perché è fondamentale trascrivere la formula del giuramento decisorio nel ricorso per cassazione?
È fondamentale per rispettare il principio di autosufficienza del ricorso. La Corte di Cassazione deve essere messa in condizione di valutare la decisività del giuramento basandosi unicamente sul contenuto del ricorso. Senza la trascrizione puntuale della formula, la Corte non può compiere tale valutazione e il motivo viene dichiarato inammissibile.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile in modo temerario?
Oltre alla condanna al pagamento delle spese legali della controparte, la parte il cui ricorso viene dichiarato inammissibile può essere condannata, ai sensi dell’art. 96 c.p.c., a versare un’ulteriore somma alla controparte a titolo di risarcimento del danno e un’altra somma alla Cassa delle Ammende. Inoltre, è tenuta a pagare un importo ulteriore a titolo di contributo unificato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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