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Ricorso inammissibile: i requisiti di forma in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante una richiesta di risarcimento per occupazione illegittima di un immobile. La decisione si fonda sulla grave e insanabile carenza nell’esposizione sommaria dei fatti, un requisito formale essenziale previsto dall’art. 366 c.p.c. La Corte ha ribadito che il ricorso deve essere autosufficiente, permettendo una chiara comprensione della controversia senza la necessità di consultare altri atti. Questo caso evidenzia come un errore procedurale possa precludere l’esame nel merito delle ragioni, rendendo un ricorso inammissibile.

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Ricorso Inammissibile: La Cassazione Sottolinea i Requisiti Formali

Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultima fase di un lungo percorso giudiziario, ma per avere una possibilità di successo, non basta avere ragione nel merito: è fondamentale rispettare scrupolosamente le regole procedurali. Un errore nella redazione dell’atto può portare a una declaratoria di ricorso inammissibile, vanificando anni di contenzioso. L’ordinanza n. 3497/2024 della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come la forma, in questo contesto, sia sostanza.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una richiesta di risarcimento danni avanzata dal proprietario di un immobile a Pantelleria contro due persone, padre e figlia, che lo avevano occupato illegittimamente. In precedenza, un contratto di locazione con i convenuti era stato dichiarato nullo in altra sede.

Il Tribunale di primo grado, rilevando la mancanza di prove del pagamento dei canoni, aveva condannato i due occupanti in solido a risarcire il proprietario per l’indebita occupazione, quantificando il danno sulla base di una consulenza tecnica d’ufficio (CTU). La decisione era stata integralmente confermata dalla Corte d’Appello.

La figlia, ammessa al gratuito patrocinio, decideva di impugnare la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando diverse violazioni di legge.

Analisi del ricorso inammissibile in Cassazione

La ricorrente aveva articolato il suo ricorso su tre motivi principali:

1. Violazione delle norme sull’indebito arricchimento (art. 2041 c.c.): Sosteneva che il proprietario non potesse agire per indebito arricchimento, avendo a disposizione altre azioni legali che però non aveva esperito.
2. Violazione del giudicato (art. 2909 c.c.): Lamentava che la Corte d’Appello non avesse considerato precedenti sentenze passate in giudicato tra le parti.
3. Vizio di motivazione sul quantum debeatur: Contestava la declaratoria di inammissibilità del motivo d’appello relativo all’ammontare del risarcimento, sostenendo che la Corte avrebbe potuto desumere un valore inferiore dalla CTU.

Nonostante le argomentazioni, la Suprema Corte ha ritenuto il ricorso gravemente carente sotto il profilo formale, dichiarandolo inammissibile.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La decisione della Cassazione si fonda su un principio cardine del processo civile: il rispetto dei requisiti di contenuto-forma del ricorso, in particolare quello previsto dall’art. 366, n. 3 c.p.c., ovvero l’esposizione sommaria dei fatti.

La Corte ha rilevato che il ricorso era “gravemente ed irrimediabilmente insufficiente” perché ometteva di:
* Descrivere chiaramente i contenziosi precedenti tra le parti.
* Illustrare le difese svolte nel giudizio di primo grado.
* Riprodurre l’iter logico-argomentativo seguito dal primo giudice per giungere alla condanna.
* Spiegare in modo specifico le ragioni dell’appello, limitandosi a un elenco generico di vizi.

In sostanza, il ricorso non era autosufficiente. Non permetteva alla Corte di Cassazione di avere una cognizione chiara e completa della vicenda processuale e sostanziale senza dover consultare altri atti, come la sentenza impugnata. Questo formalismo non è fine a se stesso, ma serve a garantire che i giudici di legittimità possano comprendere la portata delle censure mosse al provvedimento.

Oltre a questa carenza principale, la Corte ha sottolineato come la ricorrente avesse chiesto una nuova valutazione del merito dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità, e non si fosse confrontata adeguatamente con la specifica motivazione della Corte d’Appello sulla questione del quantum.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento ribadisce un insegnamento fondamentale per chi opera nel diritto: la redazione di un ricorso per cassazione richiede la massima precisione e completezza. Un ricorso inammissibile non solo porta alla sconfitta processuale, ma comporta anche conseguenze economiche, come la possibile condanna al versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato.

La decisione sottolinea che l’esposizione dei fatti non è un mero adempimento burocratico, ma il fondamento su cui si costruisce l’intera impalcatura del ricorso. Senza fondamenta solide, qualsiasi argomentazione, anche se potenzialmente fondata nel merito, è destinata a crollare.

Cosa significa che un ricorso per cassazione è inammissibile?
Significa che la Corte di Cassazione lo respinge senza entrare nel merito delle questioni sollevate, perché l’atto non rispetta i requisiti formali e procedurali prescritti dalla legge, come una chiara e completa esposizione dei fatti di causa.

Qual è il requisito dell’esposizione sommaria dei fatti in un ricorso?
È l’obbligo, previsto dall’art. 366, n. 3 del codice di procedura civile, di inserire nel ricorso una sintesi chiara e autosufficiente della vicenda sostanziale e processuale, che consenta alla Corte di comprendere il caso e le censure senza dover consultare altri documenti.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile per chi lo propone?
La conseguenza principale è la fine del processo con la conferma della decisione impugnata. Inoltre, la parte ricorrente può essere condannata a versare un ulteriore importo pari al contributo unificato già pagato, come previsto dall’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. 115/2002.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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