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Ricorso inammissibile: i requisiti di forma e contenuto

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro un notaio per mancata osservanza dei requisiti di forma e contenuto previsti dall’art. 366 c.p.c. Il ricorrente non aveva esposto in modo chiaro i fatti di causa, limitandosi a un ‘assemblaggio’ di atti, violando il principio di autosufficienza. Il caso verteva su un fondo patrimoniale non correttamente annotato, che aveva portato al pignoramento di un immobile.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Ricorso inammissibile: quando la forma diventa sostanza

L’accesso al giudizio di Cassazione, ultimo grado della giustizia ordinaria, è governato da regole procedurali rigorose. Un recente provvedimento della Suprema Corte, l’ordinanza n. 1752/2024, ci ricorda come la violazione di tali regole possa portare a una declaratoria di ricorso inammissibile, impedendo di fatto l’esame nel merito delle questioni sollevate. Questo caso, nato da una richiesta di risarcimento per responsabilità professionale di un notaio, si è concluso non sulla base della fondatezza o meno della pretesa, ma per un vizio preliminare nella redazione dell’atto di impugnazione.

I Fatti di Causa

Un cittadino aveva citato in giudizio un notaio, chiedendo il risarcimento dei danni subiti a seguito del pignoramento di un immobile di sua proprietà. Anni prima, il cittadino e la moglie avevano costituito un fondo patrimoniale su tale bene, proprio con un atto rogato dal notaio convenuto. Successivamente, l’immobile era stato aggredito da un creditore.

Durante il giudizio di opposizione all’esecuzione, era emerso che il notaio aveva trascritto l’atto di costituzione del fondo nei registri immobiliari, ma aveva omesso di curarne l’annotazione a margine dell’atto di matrimonio. Secondo il ricorrente, tale omissione rendeva il fondo inopponibile ai terzi e aveva causato la perdita del bene. La sua richiesta risarcitoria, tuttavia, era stata respinta sia in primo grado che in appello. Di qui, il ricorso alla Corte di Cassazione.

L’Ordinanza della Cassazione e il ricorso inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile senza entrare nel vivo della controversia. La decisione si fonda su una ragione puramente processuale: la carenza del requisito di contenuto-forma prescritto dall’articolo 366, comma primo, numero 3, del codice di procedura civile.

Secondo la Corte, il ricorrente non ha assolto all’onere di fornire una ‘esposizione sommaria dei fatti di causa’. Invece di una narrazione chiara e sintetica della vicenda processuale, l’atto si limitava a riprodurre testualmente alcuni brani della sentenza impugnata (come il dispositivo e le conclusioni delle parti), omettendo elementi cruciali come le motivazioni della sentenza di primo grado, i motivi specifici dell’appello e, soprattutto, le ragioni giuridiche della decisione della Corte d’Appello. Questa tecnica, definita ‘assemblaggio’, viola il principio di autosufficienza del ricorso, che impone all’atto di contenere tutte le informazioni necessarie a comprendere la controversia senza dover consultare altri documenti.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione è netta e si poggia su una giurisprudenza consolidata. I giudici hanno ribadito che l’esposizione dei fatti non è un mero formalismo, ma una necessità funzionale a consentire alla Corte una ‘conoscenza chiara e completa’ del caso, per poter comprendere la portata delle censure mosse.

Affidare alla Corte il compito di ‘scegliere’ gli elementi rilevanti da una congerie di atti riprodotti testualmente equivale a non fornire alcuna esposizione. Questo onere non viola il diritto di difesa, ma è un requisito di accesso al giudizio di legittimità, funzionale al ruolo nomofilattico della Cassazione e alla certezza del diritto.

La Corte ha inoltre specificato che, anche superando questo ostacolo, i motivi di ricorso sarebbero stati comunque inammissibili. Essi, infatti, criticavano la sentenza d’appello sulla base di una ricostruzione errata della sua ratio decidendi. La Corte d’Appello aveva rigettato la domanda perché l’attore non aveva né allegato né provato che, anche con un fondo patrimoniale perfettamente opponibile, l’esecuzione sarebbe stata impedita, mancando la prova della conoscenza da parte del creditore dell’estraneità del debito ai bisogni familiari. I motivi del ricorrente, invece, si concentravano su argomentazioni che la sentenza d’appello non aveva mai formulato.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per i professionisti legali. La redazione di un ricorso per cassazione richiede non solo una profonda conoscenza del diritto sostanziale, ma anche un’attenzione meticolosa alle regole processuali. La chiarezza, la sintesi e il rispetto del principio di autosufficienza non sono optional, ma requisiti essenziali la cui violazione conduce a una pronuncia di ricorso inammissibile.

La decisione finale ha quindi confermato la sentenza d’appello, condannando il ricorrente al pagamento delle spese legali. Per il cittadino, ciò significa la chiusura definitiva di una vicenda giudiziaria senza che il merito della sua pretesa nei confronti del notaio sia stato esaminato nel grado più alto della giurisdizione.

Perché il ricorso alla Corte di Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile principalmente perché non rispettava il requisito di forma e contenuto previsto dall’art. 366, n. 3, cod. proc. civ. Il ricorrente non ha fornito una chiara e sintetica esposizione dei fatti di causa, ma si è limitato a riprodurre testualmente alcuni brani degli atti precedenti, violando il principio di autosufficienza del ricorso.

Cosa si intende per principio di autosufficienza del ricorso?
È il principio secondo cui il ricorso per cassazione deve contenere in sé tutti gli elementi indispensabili (fatti di causa, svolgimento del processo, posizioni delle parti, motivi delle decisioni precedenti) per permettere alla Corte di comprendere pienamente la controversia e decidere senza dover consultare altri atti processuali.

Qual era la vera ragione per cui la Corte d’Appello aveva respinto la domanda del cittadino?
La Corte d’Appello aveva respinto l’appello perché l’attore non aveva allegato, né provato, che, anche qualora il fondo patrimoniale fosse stato opponibile al creditore, l’esecuzione sarebbe stata impedita. Mancava infatti la prova che il creditore fosse a conoscenza del fatto che il debito era stato contratto per scopi estranei ai bisogni della famiglia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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