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Ricorso inammissibile Cassazione: la guida completa

Una condomina ha presentato un secondo ricorso alla Corte di Cassazione riproponendo le stesse doglianze già respinte in una precedente ordinanza. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che le proprie decisioni non sono soggette a un ulteriore ricorso per cassazione, ma solo a rimedi straordinari come la revocazione. La ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese legali e a una sanzione economica per aver proposto un’impugnazione estranea al sistema processuale.

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Ricorso Inammissibile in Cassazione: Quando un Appello è Troppo

Nel sistema giudiziario italiano, il principio di definitività delle sentenze è un cardine fondamentale. Una volta che la Corte di Cassazione si è pronunciata, la sua decisione è, in linea di principio, finale. Una recente sentenza ha ribadito con forza questo concetto, dichiarando un ricorso inammissibile Cassazione perché presentato contro una precedente decisione della stessa Corte. Questo caso offre uno spunto prezioso per comprendere i limiti delle impugnazioni e le conseguenze di un loro uso improprio.

Il Contesto del Caso: Un Secondo Tentativo di Appello

La vicenda trae origine da una controversia condominiale. Una condomina, insoddisfatta dell’esito di una precedente pronuncia della Corte di Cassazione, ha deciso di presentare un nuovo ricorso, riproponendo esattamente le stesse questioni già esaminate e rigettate dalla Corte. In particolare, le doglianze riguardavano la legittimità di un compenso straordinario all’amministratore, i criteri di ripartizione delle spese e la richiesta di risarcimento danni.

Il condominio convenuto si è difeso eccependo, fin da subito, l’inammissibilità dell’impugnazione, sostenendo che non è possibile presentare un secondo ricorso straordinario contro le decisioni della Suprema Corte.

La Decisione della Corte: un Ricorso Inammissibile Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente la tesi del condominio, dichiarando il ricorso inammissibile. I giudici hanno chiarito un punto cruciale del diritto processuale: le sentenze e le ordinanze emesse dalla Corte di Cassazione non possono essere a loro volta oggetto di un ricorso per cassazione basato sui motivi ordinari di cui all’art. 360 c.p.c. (come la violazione di legge).

Gli unici rimedi ammessi contro tali decisioni sono l’impugnazione per revocazione e l’opposizione di terzo, ma solo nei limiti e per le cause tassativamente previste dagli artt. 391-bis e 391-ter c.p.c. Il tentativo della ricorrente di riproporre le medesime censure già vagliate è stato quindi qualificato come un’iniziativa del tutto estranea al sistema delle impugnazioni delineato dal legislatore.

Le Conseguenze Economiche di un Ricorso Temerario

La dichiarazione di inammissibilità ha avuto conseguenze economiche significative per la ricorrente. Oltre alla condanna al pagamento delle spese processuali in favore del condominio, la Corte ha applicato una sanzione aggiuntiva. Ai sensi dell’art. 385, comma 4, c.p.c., ha condannato la ricorrente al pagamento di un’ulteriore somma, determinata equitativamente, per aver abusato dello strumento processuale. Infine, ha attestato la sussistenza dei presupposti per il versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, raddoppiando di fatto i costi iniziali del ricorso.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione di inammissibilità basandosi su un principio fondamentale del nostro ordinamento: le sentenze della Corte di Cassazione non sono a loro volta appellabili tramite un nuovo ricorso per cassazione. I rimedi esperibili sono solo quelli straordinari, come la revocazione e l’opposizione di terzo, che però richiedono presupposti specifici e diversi da una mera violazione di legge. Nel caso di specie, la ricorrente ha semplicemente riproposto gli stessi motivi del precedente ricorso, già rigettato. Tale condotta configura un abuso dello strumento processuale, in quanto si tratta di un’impugnazione “del tutto estranea al sistema” previsto dal legislatore. Per questo motivo, la Corte non solo ha dichiarato il ricorso inammissibile Cassazione, ma ha anche applicato sanzioni economiche per scoraggiare simili iniziative.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce con forza il principio della definitività delle pronunce della Suprema Corte e la non impugnabilità delle stesse se non con i mezzi straordinari tassativamente previsti. La decisione serve da monito: tentare un secondo ricorso per cassazione sugli stessi argomenti non solo è destinato al fallimento, ma comporta anche severe conseguenze economiche. La condanna al pagamento di una somma aggiuntiva ai sensi dell’art. 385 c.p.c. sottolinea la volontà della Corte di sanzionare l’abuso del processo, proteggendo il sistema giudiziario da impugnazioni dilatorie e palesemente infondate.

È possibile presentare un secondo ricorso alla Corte di Cassazione contro una sua precedente decisione?
No, non è possibile. Le sentenze e le ordinanze della Corte di Cassazione non sono a loro volta ricorribili per cassazione per i motivi ordinari, come la violazione di legge.

Quali sono gli unici modi per impugnare una sentenza della Corte di Cassazione?
Le decisioni della Corte di Cassazione sono impugnabili unicamente con i mezzi straordinari della revocazione e dell’opposizione di terzo, ma solo nei limiti e per le cause specifiche previste dalla legge (artt. 391-bis e 391-ter c.p.c.).

Cosa rischia chi presenta un ricorso palesemente inammissibile alla Corte di Cassazione?
Chi propone un ricorso del tutto estraneo al sistema processuale, come un secondo ricorso sugli stessi motivi, rischia non solo la condanna al pagamento delle spese legali della controparte, ma anche una sanzione economica aggiuntiva per abuso del processo (ai sensi dell’art. 385 c.p.c.) e il pagamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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