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Ricorso in Cassazione: improcedibilità e onere prova

La Corte di Cassazione dichiara l’improcedibilità del ricorso presentato dagli eredi in una causa di divisione ereditaria. La decisione si fonda sul mancato deposito della copia notificata della sentenza d’appello, adempimento essenziale per verificare la tempestività dell’impugnazione. La Corte ribadisce che tale onere probatorio non può essere sanato e prescinde dal merito della controversia.

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Ricorso in Cassazione: L’Importanza del Deposito della Sentenza Notificata

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione Civile ha riaffermato un principio fondamentale della procedura civile: il rispetto rigoroso degli adempimenti formali è cruciale per l’ammissibilità di un’impugnazione. Il caso in esame evidenzia come un errore procedurale, quale il mancato deposito della sentenza notificata, possa portare a una declaratoria di improcedibilità del ricorso, precludendo ogni discussione sul merito della controversia. Questa decisione serve da monito sull’importanza di una gestione attenta degli oneri processuali.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una disputa ereditaria tra due fratelli. A seguito della divisione giudiziale del patrimonio paterno, una sentenza definitiva aveva stabilito degli obblighi di conguaglio tra gli eredi. Un fratello, creditore di una somma, notificava un atto di precetto all’altro fratello per ottenerne il pagamento. Quest’ultimo si opponeva, sostenendo di aver già estinto il proprio debito versando le somme dovute ad altri coeredi.

Il Tribunale di primo grado accoglieva l’opposizione, dichiarando nullo il precetto. Tuttavia, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, affermando che il debitore, prima di pagare ad altri, avrebbe dovuto avvisare il fratello che gli aveva già intimato il pagamento. Di conseguenza, condannava gli eredi del debitore (nel frattempo deceduto) al pagamento delle spese legali del secondo grado.

Contro questa sentenza, gli eredi proponevano ricorso per Cassazione.

L’improcedibilità del ricorso in Cassazione

La Suprema Corte non è entrata nel merito della questione, ma si è fermata a un rilievo pregiudiziale di natura puramente processuale. I ricorrenti, pur avendo dichiarato nel loro atto che la sentenza d’appello era stata loro notificata in una data specifica, non avevano depositato agli atti la copia autentica della sentenza munita della relativa relata di notificazione.

Questo adempimento è prescritto a pena di improcedibilità dall’articolo 369, secondo comma, n. 2, del codice di procedura civile. La norma impone al ricorrente di depositare, insieme al ricorso, copia della sentenza impugnata con la relazione di notificazione, se avvenuta. Lo scopo di questa previsione è consentire alla Corte di verificare d’ufficio e immediatamente la tempestività del ricorso rispetto al cosiddetto ‘termine breve’ di 60 giorni, che decorre proprio dalla notifica della sentenza.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha spiegato che l’onere di depositare la sentenza notificata è un presupposto processuale la cui mancanza deve essere rilevata d’ufficio e non può essere sanata. La circostanza che la controparte si sia difesa depositando un controricorso senza eccepire tale mancanza è del tutto irrilevante.

I giudici hanno chiarito che a questa regola si deroga solo in un caso specifico: quando il ricorso stesso sia stato notificato prima della scadenza del termine breve. In quella situazione, la data di notifica del ricorso, confrontata con la data di pubblicazione della sentenza, è sufficiente a dimostrare la tempestività. Nel caso di specie, però, il ricorso era stato notificato ben oltre i 60 giorni dalla pubblicazione della sentenza. Pertanto, solo la prova della data di notifica della sentenza impugnata avrebbe potuto salvare il ricorso, dimostrando che era stato proposto entro 60 giorni da quel momento. Mancando tale prova documentale, il ricorso è stato inevitabilmente dichiarato improcedibile.

Conclusioni

La decisione in commento ribadisce la centralità delle norme procedurali nel processo civile. Un errore formale, come l’omesso deposito di un documento richiesto a pena di inammissibilità, può vanificare le ragioni di merito, anche se fondate. Per avvocati e parti processuali, questa ordinanza sottolinea la necessità di una diligenza massima nella preparazione dei ricorsi per Cassazione, curando ogni singolo adempimento richiesto dalla legge per evitare che il diritto sostanziale venga sacrificato sull’altare della procedura.

Perché il ricorso per Cassazione è stato dichiarato improcedibile?
Il ricorso è stato dichiarato improcedibile perché i ricorrenti non hanno depositato la copia notificata della sentenza impugnata, come richiesto dall’art. 369, comma 2, n. 2, del codice di procedura civile.

A cosa serve depositare la copia notificata della sentenza?
Il deposito della copia notificata serve a permettere alla Corte di Cassazione di verificare immediatamente la tempestività del ricorso, controllando che sia stato presentato entro il termine breve di 60 giorni che decorre dalla data di notifica della sentenza stessa.

Il fatto che la controparte non abbia sollevato l’eccezione può ‘sanare’ il difetto?
No. La Corte ha chiarito che l’improcedibilità per mancato deposito della sentenza notificata deve essere dichiarata d’ufficio dal giudice e non può essere sanata dalla mancata eccezione della controparte o dalla sua costituzione in giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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