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Ricorso improcedibile: il mancato deposito della sentenza

Una lavoratrice del settore sanitario ha visto il suo ricorso per cassazione dichiarato improcedibile. La Corte Suprema ha rilevato il mancato deposito della copia autentica della sentenza d’appello impugnata entro i termini di legge, un adempimento essenziale per la validità del ricorso. Di conseguenza, la Corte non ha potuto esaminare il merito della controversia, relativa al pagamento del tempo necessario per indossare la divisa, condannando la ricorrente alle spese.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Ricorso Improcedibile: L’Errore Procedurale che Costa Caro

Nel complesso mondo della giustizia, a volte non è il merito di una questione a decidere l’esito di una causa, ma il rigoroso rispetto delle regole procedurali. Un esempio lampante emerge da una recente ordinanza della Corte di Cassazione, che ha dichiarato un ricorso improcedibile a causa di un errore formale nel deposito degli atti. Questo caso, nato da una richiesta di un’infermiera per il pagamento del tempo impiegato a indossare la divisa, si è concluso non con una decisione sul diritto della lavoratrice, ma con una pronuncia sulla fondamentale importanza degli adempimenti processuali.

I Fatti del Caso: Dalla Richiesta di Indennità alla Cassazione

La vicenda ha inizio quando un’infermiera cita in giudizio l’Azienda Sanitaria per cui lavora, chiedendo il pagamento di un’indennità per il tempo, quantificato in 15-20 minuti giornalieri, necessario per la vestizione e svestizione della divisa di lavoro. In primo grado, il Tribunale accoglie la sua richiesta, condannando l’azienda al pagamento di una somma di oltre 4.700 euro.

Tuttavia, la Corte d’Appello ribalta la decisione, accogliendo il ricorso dell’Azienda Sanitaria. Determinata a far valere le proprie ragioni, l’infermiera decide di portare la questione davanti alla Corte di Cassazione, l’ultimo grado di giudizio.

Il Ricorso Improcedibile e l’Onere del Deposito

Il cuore della decisione della Cassazione non riguarda il diritto o meno all’indennità per il “tempo divisa”, ma un aspetto puramente procedurale. Secondo l’articolo 369 del codice di procedura civile, chi propone ricorso per cassazione ha l’onere, a pena di ricorso improcedibile, di depositare presso la cancelleria della Corte, entro venti giorni dall’ultima notifica, una serie di documenti. Tra questi, il più importante è la copia autentica della sentenza che si sta impugnando.

Nel caso specifico, la ricorrente non ha rispettato questo onere fondamentale. Dall’esame del fascicolo telematico, i giudici hanno constatato che al posto della sentenza della Corte d’Appello era stata erroneamente inserita un’altra copia del ricorso stesso. Questo errore, apparentemente banale, si è rivelato fatale.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha spiegato che il deposito della sentenza impugnata è un requisito essenziale per consentire al giudice di legittimità di avere cognizione diretta e ufficiale del provvedimento che è chiamato a valutare. L’omissione di tale adempimento rende il ricorso improcedibile, impedendo qualsiasi esame nel merito.

I giudici hanno chiarito che questa grave conseguenza può essere evitata solo se la parte avversaria (la controricorrente) deposita a sua volta il documento mancante, cosa che non è avvenuta in questa circostanza. La Corte ha inoltre sottolineato che non è stata fornita alcuna prova di un eventuale “disguido informatico” che potesse giustificare l’omissione. Al contrario, è emersa una mancanza di diligenza da parte della ricorrente nel verificare la conformità del deposito telematico effettuato. L’errore ha quindi precluso definitivamente la possibilità di discutere le ragioni della lavoratrice.

Le Conclusioni

La Corte ha dichiarato il ricorso improcedibile, condannando la ricorrente a rimborsare le spese legali alla controparte e al pagamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato. Questa ordinanza rappresenta un severo monito sull’importanza della precisione e della diligenza negli adempimenti processuali. Dimostra come un errore formale possa vanificare le ragioni di merito, anche quelle potenzialmente fondate, chiudendo le porte della giustizia e comportando significative conseguenze economiche per la parte che commette l’errore.

Cosa significa che un ricorso è dichiarato improcedibile?
Significa che il giudice non può esaminare il merito della questione a causa di un vizio procedurale grave, come il mancato rispetto di un termine perentorio o l’omissione di un adempimento fondamentale previsto dalla legge.

Qual è l’adempimento fondamentale mancato in questo caso?
La parte ricorrente ha omesso di depositare, entro il termine di venti giorni previsto dall’art. 369 c.p.c., la copia autentica della sentenza della Corte d’Appello che intendeva impugnare.

Si può rimediare al mancato deposito della sentenza impugnata?
L’improcedibilità può essere evitata solo se la controparte (il controricorrente) deposita a sua volta la sentenza mancante. In assenza di ciò, l’errore del ricorrente non è sanabile e il ricorso viene dichiarato improcedibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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