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Ricorso cassazione spese: quando è ammissibile?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21478/2024, chiarisce un importante principio processuale. Un provvedimento di giurisdizione volontaria, come la nomina di un amministratore per un bene in comunione, non è di per sé ricorribile in Cassazione perché privo di carattere decisorio e definitivo. Tuttavia, il ricorso per cassazione spese è ammissibile se volto a contestare esclusivamente la statuizione sulla condanna al pagamento delle spese legali, in quanto quest’ultima ha natura decisoria e definitiva, incidendo su un diritto soggettivo.

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Ricorso per Cassazione Spese: Via Libera Anche per Provvedimenti Non Definitivi

Un’importante ordinanza della Corte di Cassazione stabilisce un principio fondamentale: anche se un provvedimento giudiziario non è appellabile in Cassazione nel suo merito, la parte relativa alla condanna alle spese legali può essere autonomamente impugnata. Questo apre una via di tutela per chi si vede ingiustamente addebitare i costi di un procedimento. L’analisi del caso specifico chiarisce i confini di ammissibilità del ricorso per cassazione spese in contesti di giurisdizione volontaria.

I Fatti del Caso: La Nomina di un Amministratore Giudiziale

La vicenda nasce dalla comproprietà di un lastrico solare. Due dei comproprietari, desiderosi di procedere con lavori di ristrutturazione, si scontrano con l’opposizione della terza contitolare. Per superare l’inerzia, i due si rivolgono al Tribunale chiedendo, ai sensi dell’art. 1105 c.c., la nomina di un amministratore giudiziale che possa gestire il bene comune e avviare i lavori necessari.

Il Tribunale accoglie la richiesta, nomina l’amministratore e condanna la comproprietaria dissenziente al pagamento delle spese di lite. Quest’ultima propone reclamo alla Corte d’Appello, che però conferma la decisione di primo grado. Non arrendendosi, la parte soccombente decide di portare la questione dinanzi alla Corte di Cassazione.

L’Iter Processuale e i Motivi di Ricorso

Il ricorso in Cassazione si basa su quattro motivi. I primi tre contestano la decisione nel merito, ovvero la nomina stessa dell’amministratore e le ragioni che l’hanno sostenuta. Il quarto motivo, invece, si concentra esclusivamente sulla condanna al pagamento delle spese processuali, ritenuta ingiusta e illegittima.

La Corte si trova quindi a dover valutare, in via preliminare, l’ammissibilità stessa del ricorso. Il provvedimento impugnato, infatti, è un atto di giurisdizione volontaria, tipologia di atto che, per sua natura, solleva dubbi sulla possibilità di essere sottoposto al vaglio della Suprema Corte.

Le Motivazioni della Corte: Ammissibilità del Ricorso per Cassazione Spese

La decisione della Cassazione è netta e distingue chiaramente la sorte dei diversi motivi di ricorso, offrendo importanti chiarimenti procedurali.

La Natura del Provvedimento di Nomina

I giudici di legittimità dichiarano inammissibili i primi tre motivi del ricorso. La ragione risiede nella natura del provvedimento di nomina dell’amministratore. Esso rientra nella cosiddetta ‘giurisdizione volontaria’, ovvero quella branca dell’attività giudiziaria che non risolve conflitti tra diritti (come in una causa ordinaria), ma gestisce interessi. Tali provvedimenti sono privi del carattere ‘decisorio’ e ‘definitivo’, in quanto possono essere sempre modificati o revocati. Di conseguenza, non sono impugnabili con il ricorso straordinario per Cassazione previsto dall’art. 111 della Costituzione.

L’Ammissibilità del Motivo sulle Spese Legali

Diversa è la valutazione sul quarto motivo, quello relativo alle spese. La Corte afferma che la statuizione che condanna una parte al pagamento delle spese processuali, anche se contenuta in un provvedimento di per sé non ricorribile, ha una natura autonoma. Questa decisione, infatti, è ‘decisoria’ e ‘definitiva’ perché risolve un conflitto tra le parti riguardo a un preciso diritto soggettivo (il diritto al rimborso delle spese legali) e non è più modificabile in un altro procedimento.

Su questa base, il ricorso viene ritenuto ammissibile limitatamente alla questione delle spese. Entrando nel merito, la Corte lo accoglie, affermando che nei procedimenti di giurisdizione volontaria, proprio perché non decisori, non si dovrebbero regolare le spese in modo definitivo. Di conseguenza, la Corte cassa il provvedimento impugnato ed elimina la condanna alle spese a carico della ricorrente.

Le Conclusioni: Un Principio di Garanzia

La sentenza consolida un principio di garanzia fondamentale: la porta della Cassazione rimane aperta per contestare una condanna alle spese ritenuta ingiusta, anche quando il provvedimento principale che la contiene non è, di per sé, appellabile. La decisione sulle spese ha una sua autonomia e incide direttamente sui diritti patrimoniali delle parti, meritando quindi la possibilità di un controllo di legittimità al più alto livello. La Corte, infine, data la complessità della vicenda e l’accoglimento solo parziale del ricorso, decide di compensare le spese del giudizio di Cassazione, lasciando che ogni parte sostenga i propri costi.

È possibile impugnare in Cassazione un provvedimento che nomina un amministratore per un bene in comunione?
No, secondo la Corte tale provvedimento rientra nella giurisdizione volontaria ed è privo di carattere decisorio e definitivo, pertanto non è ricorribile per cassazione nel merito.

La condanna alle spese legali contenuta in un provvedimento non ricorribile può essere contestata in Cassazione?
Sì, la statuizione sulle spese ha un carattere autonomo, decisorio e definitivo, perché risolve un conflitto su un diritto soggettivo. Pertanto, è possibile presentare un ricorso per cassazione spese limitatamente a questo punto.

Qual è la regola sulle spese nei procedimenti di giurisdizione volontaria?
La Corte ha stabilito che in un provvedimento non decisorio né definitivo, come quelli di giurisdizione volontaria, non dovrebbero essere regolate le spese in modo da incidere definitivamente su situazioni di diritto soggettivo. Per questo motivo, ha annullato la condanna alle spese.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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