LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso cassazione inammissibile: i requisiti

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso per cassazione inammissibile perché proposto congiuntamente contro la sentenza di primo grado e l’ordinanza di inammissibilità dell’appello, senza una trattazione separata delle censure. Il caso riguardava la richiesta di liquidazione di una quota societaria con valore negativo. La Corte ha ribadito la necessità di specificità dei motivi e di distinguere le critiche mosse a ciascun provvedimento, pena l’inidoneità del ricorso a raggiungere il suo scopo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Ricorso per cassazione inammissibile: l’importanza della specificità

Un ricorso per cassazione inammissibile può rappresentare un ostacolo insormontabile per la tutela dei propri diritti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto procedurale cruciale: l’impossibilità di impugnare congiuntamente la sentenza di primo grado e l’ordinanza di inammissibilità dell’appello senza una trattazione separata e specifica delle censure. Analizziamo insieme questo caso per comprendere gli errori da evitare.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla richiesta degli eredi di un socio defunto di una società in nome collettivo, i quali agivano in giudizio per ottenere la liquidazione della quota sociale del loro dante causa. Il Tribunale di primo grado, tuttavia, rigettava la domanda. A seguito di una consulenza tecnica d’ufficio, era emerso che il valore della quota era negativo, a causa dei debiti gravanti sulla società. Gli eredi avevano anche richiesto di essere tenuti indenni dai debiti sociali, ma il Tribunale aveva ritenuto tale richiesta non provata.

Contro questa decisione, gli eredi proponevano appello. La Corte d’Appello, però, dichiarava il gravame inammissibile ai sensi degli artt. 348-bis e 348-ter c.p.c., ritenendo che l’appello non avesse una ragionevole probabilità di essere accolto. A questo punto, gli eredi decidevano di presentare ricorso in Cassazione, impugnando congiuntamente sia la sentenza di primo grado sia l’ordinanza della Corte d’Appello.

La Decisione della Corte: un Ricorso per cassazione inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, evidenziando un vizio strutturale insanabile. I ricorrenti avevano presentato un unico atto, muovendo cinque motivi di impugnazione in modo indistinto contro entrambi i provvedimenti dei gradi inferiori, senza specificare quali censure fossero rivolte alla sentenza del Tribunale e quali all’ordinanza della Corte d’Appello.

La Suprema Corte ha ricordato un principio fondamentale: quando si impugnano congiuntamente una sentenza di primo grado e un’ordinanza di inammissibilità dell’appello, è necessario articolare le censure in modo separato. L’atto di ricorso deve consentire di distinguere chiaramente quale critica si riferisce a ciascun provvedimento. In mancanza di questa distinzione, il ricorso è considerato inidoneo a raggiungere il suo scopo e, di conseguenza, inammissibile.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha spiegato che l’ordinanza di inammissibilità dell’appello, emessa ai sensi dell’art. 348-ter c.p.c., è ricorribile in Cassazione solo per vizi propri, costituenti violazioni della legge processuale (ad esempio, l’inosservanza delle norme procedurali che regolano la sua adozione). Non è invece possibile contestare con questo strumento gli errores in iudicando, ovvero gli errori di giudizio sul merito della causa, che sono propri della sentenza di primo grado.

L’onere di specificità dei motivi, sancito dall’art. 366, n. 4, c.p.c., impone al ricorrente di non limitarsi a indicare le norme violate, ma di confrontare il loro contenuto precettivo con le affermazioni in diritto contenute nella sentenza impugnata. Nel caso di specie, il ricorso era generico e confuso, non permetteva alla Corte di individuare i punti specifici delle decisioni impugnate che si ponevano in contrasto con le norme invocate. Questo difetto strutturale ha reso impossibile l’esame nel merito delle censure, portando inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza offre una lezione preziosa per chiunque si appresti a redigere un ricorso per cassazione in una situazione processuale complessa. L’impugnazione congiunta di più provvedimenti richiede un rigore formale assoluto. È indispensabile strutturare l’atto in modo chiaro, dedicando sezioni separate all’analisi di ciascun provvedimento e specificando per ogni motivo di ricorso a quale decisione si riferisce. La mancata osservanza di questo onere di specificità trasforma il ricorso in un atto inefficace, precludendo alla parte la possibilità di ottenere una revisione della decisione e rendendo il ricorso per cassazione inammissibile.

È possibile impugnare congiuntamente in Cassazione la sentenza di primo grado e l’ordinanza di inammissibilità dell’appello?
Sì, è possibile, ma la Corte di Cassazione ha chiarito che il ricorso deve contenere una trattazione separata delle censure indirizzate a ciascuno dei due provvedimenti. È necessario individuare e illustrare chiaramente quale critica si riferisce all’uno e quale all’altro, altrimenti il ricorso è considerato inammissibile.

Per quali vizi può essere impugnata l’ordinanza di inammissibilità dell’appello ex art. 348-ter c.p.c.?
L’ordinanza di inammissibilità dell’appello è ricorribile per cassazione limitatamente ai vizi suoi propri che costituiscono violazioni della legge processuale (ad esempio, l’inosservanza degli artt. 348-bis e 348-ter c.p.c.). Non può essere impugnata per errori di giudizio nel merito della causa (errores in iudicando).

Cosa comporta la mancanza di specificità dei motivi in un ricorso per cassazione?
La mancanza di specificità, ovvero il non indicare chiaramente le norme violate e il non confrontarle con le affermazioni della sentenza impugnata, viola l’art. 366, n. 4, c.p.c. e rende il ricorso inammissibile. La Corte non può svolgere una ricerca esplorativa per individuare i punti della sentenza in contrasto con la legge, essendo questo un onere preciso del ricorrente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati