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Ricorso cassazione inammissibile: concordato minore

Un avvocato ha presentato istanza di concordato minore, ma la domanda è stata dichiarata improcedibile per il mancato deposito di una somma per le spese di procedura. Dopo due appelli respinti, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso per cassazione inammissibile, stabilendo che il provvedimento impugnato non aveva carattere decisorio, ovvero non decideva su diritti soggettivi contrapposti, requisito fondamentale per l’accesso al giudizio di legittimità.

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Ricorso per Cassazione Inammissibile nel Concordato Minore: L’Importanza della Decisorietà

L’accesso alla Corte di Cassazione è un percorso rigoroso, riservato a questioni di legittimità e non a qualsiasi provvedimento giudiziario. Una recente ordinanza della Suprema Corte chiarisce ulteriormente i confini di tale accesso, dichiarando un ricorso per cassazione inammissibile nell’ambito di una procedura di concordato minore. La decisione ruota attorno a un concetto chiave: la ‘decisorietà’ del provvedimento impugnato. Analizziamo insieme i dettagli di questa vicenda processuale.

I Fatti di Causa: Dal Concordato Minore al Triplice Diniego

Un avvocato, trovandosi in una situazione di sovraindebitamento, aveva proposto al Tribunale una domanda di ammissione alla procedura di ‘concordato minore’, uno strumento previsto dal Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza. Il giudice adito aveva aperto la procedura e nominato un commissario giudiziale, ma aveva anche imposto al debitore di depositare una somma di denaro per coprire le spese procedurali.

Il professionista non aveva effettuato il deposito nel termine perentorio fissato. Di conseguenza, il giudice aveva dichiarato la domanda improcedibile. Contro questa decisione, il debitore aveva presentato un primo reclamo al collegio dello stesso Tribunale e, a seguito del rigetto, un secondo reclamo alla Corte d’Appello, entrambi con esito negativo. Non dandosi per vinto, ha infine proposto ricorso alla Corte di Cassazione.

I Motivi del Ricorso e la Tesi del Debitore

Il ricorrente lamentava principalmente due aspetti:

1. Violazione di legge: Sosteneva che la normativa sul concordato minore non prevedesse la possibilità per il giudice di imporre il deposito di una somma a copertura delle spese, né, di conseguenza, la sanzione dell’improcedibilità in caso di mancato versamento.
2. Mancata remissione in termini: In subordine, si doleva del fatto che non gli fosse stata concessa la possibilità di sanare la sua mancanza attraverso l’istituto della remissione in termini.

La Decisione sul Ricorso per Cassazione Inammissibile

La Corte di Cassazione ha tagliato corto, dichiarando il ricorso inammissibile senza entrare nel merito delle questioni sollevate. La decisione si fonda su principi procedurali consolidati.

Il Principio della Mancanza di Decisorietà

Il punto centrale della pronuncia è l’assenza del requisito della ‘decisorietà’. La Corte ha ribadito il suo orientamento costante: un decreto che dichiara inammissibile o improcedibile una proposta di concordato, senza al contempo dichiarare il fallimento (oggi liquidazione giudiziale), non ha natura decisoria. Questo perché non risolve una controversia tra parti su diritti soggettivi contrapposti e, pertanto, non è idoneo a passare in giudicato. Di conseguenza, non è impugnabile con il ricorso straordinario per cassazione previsto dall’art. 111 della Costituzione.

Questo principio, già affermato per il concordato preventivo e le procedure di composizione della crisi da sovraindebitamento, viene esteso pacificamente anche al concordato minore. Solo i provvedimenti che decidono sull’omologazione (approvazione) o sul diniego della proposta hanno carattere decisorio e sono quindi ricorribili in Cassazione.

L’Errata Individuazione della Controparte

Un ulteriore elemento che ha confermato la correttezza della decisione è stato un errore procedurale del ricorrente. Il ricorso era stato notificato unicamente al commissario giudiziale. La Corte ha sottolineato che il commissario non è titolare di un diritto soggettivo contrapposto a quello del debitore; è un ausiliario del giudice. Questa circostanza evidenzia l’assenza di un vero contraddittorio tra parti portatrici di interessi configgenti, elemento tipico dei provvedimenti decisori.

La Pluralità di Impugnazioni non Previste

Infine, la Corte ha notato come il debitore avesse già esperito due gradi di reclamo nel merito (al collegio del Tribunale e alla Corte d’Appello) contro un decreto per il quale la legge non prevede espressamente questa doppia via di impugnazione. Tale anomalia procedurale ha ulteriormente indebolito la posizione del ricorrente.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la propria decisione di inammissibilità basandosi su un principio fondamentale del diritto processuale: la distinzione tra provvedimenti meramente procedurali e provvedimenti decisori. Il decreto che dichiara l’improcedibilità della domanda di concordato minore è considerato un atto che regola lo svolgimento del processo, senza definire nel merito i diritti e gli obblighi delle parti coinvolte. Non avendo carattere definitivo su diritti soggettivi, non soddisfa il presupposto della ‘decisorietà’ richiesto dall’art. 111 della Costituzione per l’accesso al giudizio di legittimità. La Corte ha chiarito che questo consolidato indirizzo giurisprudenziale, già applicato in procedure analoghe, trova piena applicazione anche nel contesto del concordato minore introdotto dal nuovo Codice della crisi d’impresa.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento offre importanti spunti pratici. Conferma che non tutti i provvedimenti emessi nel corso di una procedura concorsuale sono appellabili fino all’ultimo grado di giudizio. La declaratoria di inammissibilità o improcedibilità di una domanda è un ostacolo procedurale che non preclude la riproposizione della stessa, una volta sanati i vizi. Per i debitori e i loro legali, questa pronuncia è un monito a prestare la massima attenzione sin dalle prime fasi della procedura, poiché gli errori procedurali possono portare a blocchi difficilmente superabili attraverso le impugnazioni. La via maestra resta quella di presentare un’istanza completa e corretta fin dall’inizio, evitando così di incappare in pronunce che, pur non decidendo il merito, ne impediscono di fatto l’esame.

Quando un provvedimento che dichiara improcedibile una proposta di concordato minore è impugnabile in Cassazione?
Secondo la Corte, un tale provvedimento non è impugnabile con ricorso per cassazione ai sensi dell’art. 111 Cost., perché manca del requisito della ‘decisorietà’. Sono ricorribili solo i provvedimenti che, decidendo nel merito sull’approvazione (omologazione) o sul diniego della proposta, risolvono una controversia su diritti soggettivi.

Perché il mancato deposito della somma per le spese di procedura è stato fatale?
Il giudice di primo grado ha considerato il mancato deposito entro il termine perentorio come causa di improcedibilità della domanda. Sebbene il ricorrente contestasse la legittimità di tale imposizione, la Cassazione non è entrata nel merito della questione, fermandosi alla valutazione preliminare dell’inammissibilità del ricorso per ragioni strettamente procedurali.

Chi è la corretta controparte in un ricorso contro un provvedimento di improcedibilità del concordato?
La sentenza evidenzia che notificare il ricorso al solo commissario giudiziale è errato, poiché egli non è titolare di un diritto soggettivo contrapposto a quello del debitore. Questo errore procedurale contribuisce a dimostrare l’assenza di un vero e proprio contraddittorio su diritti, confermando la natura non decisoria del provvedimento e, di conseguenza, l’inammissibilità del ricorso per cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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