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Ricorribilità per cassazione: no se la domanda è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un’ordinanza del Tribunale che aveva a sua volta dichiarato inammissibile una domanda di liquidazione del patrimonio. La Suprema Corte ha chiarito che un provvedimento di inammissibilità non possiede i caratteri di decisorietà e definitività necessari per la ricorribilità per cassazione, poiché non impedisce al debitore di riproporre una nuova e più completa istanza.

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Ricorribilità per cassazione: la parola fine solo su decisioni definitive

L’accesso alla Corte di Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio, ma non tutte le decisioni dei tribunali possono essere portate al suo esame. Una recente ordinanza della Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale in materia di ricorribilità per cassazione: un provvedimento può essere impugnato solo se è ‘decisorio’ e ‘definitivo’. In caso contrario, come per una dichiarazione di inammissibilità di una domanda di liquidazione, il ricorso non è ammesso.

Il Percorso Giudiziario: dalla Composizione della Crisi alla Liquidazione

La vicenda trae origine dalla richiesta di un debitore di accedere alla procedura di liquidazione del proprio patrimonio, come conversione di un precedente accordo di composizione della crisi da sovraindebitamento. Il Tribunale di primo grado aveva inizialmente accolto l’istanza. Tuttavia, alcuni creditori, tra cui una società finanziaria e un ente previdenziale, avevano proposto reclamo.

Il Tribunale, in composizione collegiale, ha accolto il reclamo, revocando il decreto di apertura della liquidazione. La ragione? La domanda del debitore è stata giudicata inammissibile perché la documentazione presentata non permetteva una ricostruzione completa e veritiera della sua situazione economica e patrimoniale, come richiesto dalla legge. In particolare, il debitore aveva omesso di dichiarare debiti significativi e non aveva documentato adeguatamente i propri crediti e gli atti di disposizione patrimoniale compiuti in passato. Di fronte a questa decisione, il debitore ha proposto ricorso in Cassazione.

La Valutazione sulla Ricorribilità per Cassazione

Il cuore della questione sottoposta alla Suprema Corte non era il merito della decisione del Tribunale, ma un aspetto puramente processuale: l’ordinanza che dichiara inammissibile la domanda di liquidazione è impugnabile con ricorso straordinario per cassazione ai sensi dell’art. 111 della Costituzione? La risposta della Corte è stata negativa.

Perché un provvedimento sia impugnabile in Cassazione, deve possedere due caratteristiche fondamentali: la decisorietà e la definitività. La ‘decisorietà’ implica che il provvedimento incida su diritti soggettivi, risolvendo una controversia. La ‘definitività’ significa che la decisione non è più soggetta ad altri mezzi di impugnazione e non può essere modificata dallo stesso giudice.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’ordinanza impugnata non possiede tali caratteri. Un provvedimento che dichiara una domanda ‘inammissibile’ per ragioni procedurali, come la mancanza di documentazione essenziale, non decide nel merito dei diritti contrapposti tra debitore e creditori. Esso si limita a una constatazione di un vizio formale che impedisce l’esame della richiesta.

Soprattutto, tale provvedimento non è ‘definitivo’. Non preclude in assoluto al debitore la possibilità di accedere alla procedura. Al contrario, la dichiarazione di inammissibilità non impedisce al debitore di presentare una nuova domanda, questa volta corredata di tutta la documentazione necessaria per una corretta valutazione della sua situazione patrimoniale. La porta della procedura di liquidazione, quindi, non viene chiusa per sempre, ma solo fino alla presentazione di un’istanza rituale e completa. Poiché la decisione non ha carattere irrevocabile e non preclude la riproposizione della domanda, essa è priva della definitività richiesta per la ricorribilità per cassazione.

Le Conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso del debitore, condannandolo al pagamento delle spese legali. La pronuncia ribadisce un principio consolidato: i rimedi straordinari come il ricorso in Cassazione sono riservati a decisioni che pongono una parola ‘fine’ su una questione di diritto sostanziale. Un provvedimento che si limita a una valutazione di ammissibilità procedurale, senza impedire una futura riproposizione della domanda, non rientra in questa categoria. Per il debitore, la strada corretta non è l’impugnazione, ma la preparazione e il deposito di una nuova istanza, corretta e completa, per poter beneficiare delle procedure di risoluzione della crisi da sovraindebitamento.

È possibile impugnare in Cassazione un’ordinanza che dichiara inammissibile la domanda di liquidazione del patrimonio?
No, secondo la Corte di Cassazione, tale provvedimento non è ricorribile perché non possiede i caratteri di decisorietà e definitività richiesti dall’ordinamento.

Perché un provvedimento di inammissibilità non è considerato ‘definitivo’?
Perché non preclude al debitore la possibilità di riproporre la domanda una volta sanati i vizi che ne hanno causato l’inammissibilità. La decisione non ha quindi un carattere irrevocabile e non chiude definitivamente la possibilità di accedere alla procedura.

Quali sono i requisiti fondamentali per poter presentare un ricorso straordinario in Cassazione?
Il provvedimento impugnato deve essere congiuntamente ‘decisorio’, cioè deve incidere su diritti soggettivi delle parti, e ‘definitivo’, ovvero non deve essere più soggetto ad altri mezzi di impugnazione né modificabile dallo stesso giudice che lo ha emesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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