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Riconoscimento di debito: quando è valido per la P.A.?

La Cassazione chiarisce che il riconoscimento di debito da parte di un ente pubblico, per interrompere la prescrizione, deve provenire da un organo con rappresentanza legale ed essere diretto al creditore. Un atto interno, come una lettera tra uffici, non ha efficacia interruttiva. Il caso riguardava una società di costruzioni che chiedeva il pagamento per lavori del 1997, ma la sua pretesa è stata dichiarata prescritta.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Riconoscimento di debito della P.A.: non basta un atto interno per salvare dalla prescrizione

Un riconoscimento di debito può essere un’ancora di salvezza per un creditore che rischia di vedere il proprio diritto estinto per prescrizione. Ma cosa succede se il debitore è la Pubblica Amministrazione? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i rigidi paletti che un tale atto deve rispettare per essere considerato valido, sottolineando che una comunicazione interna tra uffici, non diretta al creditore, non ha alcun valore interruttivo. La pronuncia offre spunti fondamentali per imprese e professionisti che si interfacciano con enti pubblici.

I fatti del caso: un credito vecchio di decenni

La vicenda trae origine da una richiesta di pagamento avanzata da un’impresa di costruzioni nei confronti di una O.N.G. e del Ministero competente. L’impresa lamentava il mancato saldo per lavori di bonifica eseguiti nel lontano 1997 in Albania, nell’ambito di un progetto di riqualificazione urbana commissionato dall’Ambasciata Italiana. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto la domanda, accogliendo l’eccezione di prescrizione decennale sollevata dall’Amministrazione. Il termine, infatti, era decorso dalla data di conclusione dei lavori.

Per superare l’ostacolo della prescrizione, l’impresa aveva prodotto in giudizio una lettera del 2007, con cui un Consigliere d’Ambasciata, scrivendo alla O.N.G., sembrava ammettere l’esistenza del debito. Secondo la società, questo documento costituiva un valido atto di riconoscimento di debito ai sensi dell’art. 2944 c.c., idoneo a interrompere il decorso della prescrizione.

La validità del riconoscimento di debito secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha rigettato il ricorso dell’impresa, confermando le decisioni dei giudici di merito. Gli Ermellini hanno colto l’occasione per riaffermare un orientamento giurisprudenziale consolidato sui requisiti necessari affinché un atto della Pubblica Amministrazione possa qualificarsi come riconoscimento di debito con efficacia interruttiva della prescrizione. I requisiti sono essenzialmente due: la provenienza dell’atto dall’organo competente e la sua comunicazione al creditore.

L’importanza della rappresentanza legale

Il primo punto, considerato decisivo dalla Corte, riguarda il potere di rappresentanza. Per poter vincolare un ente pubblico, la dichiarazione di riconoscimento deve provenire dall’organo che ne ha la rappresentanza legale. Nel caso di specie, la lettera era stata firmata da un funzionario dell’Ambasciata che non deteneva tale potere. Un atto proveniente da un soggetto non legittimato a rappresentare l’ente debitore è, per definizione, inidoneo a produrre effetti giuridici nei confronti dell’ente stesso e, di conseguenza, del creditore.

Il requisito della “recettizietà”: l’atto deve raggiungere il creditore

Il secondo, e non meno importante, requisito è quello della “recettizietà”. Il riconoscimento di debito è un atto unilaterale recettizio: per esplicare i suoi effetti, deve essere portato a conoscenza diretta del creditore. Un documento che rimane nella sfera interna dell’amministrazione debitrice, come una comunicazione tra un Ministero e un’altra entità (in questo caso la O.N.G.), non può avere alcuna efficacia interruttiva. Questo perché non è diretto a manifestare al creditore la volontà di riconoscere il debito e, pertanto, non è in grado di generare in quest’ultimo alcun legittimo affidamento su un futuro adempimento.

le motivazioni

La Corte ha motivato la propria decisione richiamando numerosi precedenti conformi. Si è sottolineato come la ricognizione di debito non costituisca una fonte autonoma di obbligazione, ma abbia solo un effetto confermativo di un rapporto preesistente. Affinché la dichiarazione unilaterale con cui ci si riconosce debitori possa esplicare i suoi effetti, è necessario che sia rimessa direttamente dall’obbligato al creditore. L’effetto interruttivo della prescrizione si produce solo dal momento in cui il destinatario ne viene a conoscenza. Di conseguenza, non può attribuirsi tale efficacia a un atto interno della P.A., che non integra un atto negoziale perfetto ed efficace, in difetto di una manifestazione di volontà dell’organo abilitato a rappresentare l’ente. La Corte ha chiarito che, affinché un atto proveniente da un organo non dotato di rappresentanza possa interrompere la prescrizione, è necessario non solo che sia destinato direttamente al creditore, ma anche che abbia l’attitudine a indurre l’affidamento di quest’ultimo su un comportamento in buona fede dell’ente debitore, condizioni del tutto assenti nel caso specifico.

le conclusioni

In conclusione, l’ordinanza riafferma un principio cruciale nei rapporti con la Pubblica Amministrazione: non ogni ammissione di un debito ha valore legale. Per interrompere la prescrizione, il riconoscimento di debito deve essere una dichiarazione formale, inequivocabile, proveniente da chi ha il potere di impegnare legalmente l’ente e, soprattutto, deve essere comunicata direttamente al creditore. Le imprese che vantano crediti verso la P.A. devono quindi prestare massima attenzione alla natura e alla provenienza dei documenti su cui intendono fondare le proprie pretese, per evitare di incorrere nella tagliola della prescrizione a causa di atti giuridicamente inefficaci.

Un atto interno della Pubblica Amministrazione può valere come riconoscimento di debito?
No. La Cassazione ha stabilito che un atto meramente interno, non diretto al creditore, è inidoneo a produrre effetti interruttivi della prescrizione, in quanto non crea alcun affidamento tutelabile.

Chi è autorizzato a fare un riconoscimento di debito per conto di un ente pubblico?
L’atto deve provenire da un organo investito della rappresentanza legale dell’ente. Un documento emesso da un funzionario senza poteri di rappresentanza non è idoneo a vincolare l’amministrazione.

Quali sono i requisiti essenziali affinché il riconoscimento di debito interrompa la prescrizione?
Il riconoscimento deve possedere i requisiti della volontarietà, consapevolezza, inequivocità, esternazione e recettizietà. Ciò significa che deve essere una dichiarazione chiara, volontaria e comunicata direttamente al creditore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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