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Riconoscimento anzianità: sì anche post concorso

La Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto al riconoscimento dell’anzianità di servizio, maturata durante contratti a tempo determinato, non può essere negato solo perché l’assunzione a tempo indeterminato è avvenuta tramite concorso pubblico. Con l’ordinanza n. 336/2024, i giudici hanno chiarito che il principio di non discriminazione impone di valutare la coerenza delle mansioni svolte prima e dopo la stabilizzazione, rendendo irrilevante la modalità di assunzione. La sentenza della Corte d’Appello, che aveva negato tale diritto, è stata cassata con rinvio, affermando un principio cruciale per il riconoscimento anzianità nel pubblico impiego.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Riconoscimento Anzianità: la Cassazione tutela i lavoratori pubblici assunti tramite concorso

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale per il pubblico impiego: il riconoscimento anzianità maturata con contratti a termine anche quando il passaggio al ruolo a tempo indeterminato avviene tramite concorso pubblico. La decisione n. 336/2024 della Sezione Lavoro rafforza il principio di non discriminazione sancito dalla normativa europea, stabilendo che la modalità di assunzione non può, da sola, giustificare la perdita dell’esperienza professionale pregressa.

I fatti del caso

La vicenda riguarda un gruppo di ricercatori che, dopo aver lavorato per anni presso un ente di ricerca nazionale con una serie di contratti a tempo determinato, sono stati assunti a tempo indeterminato a seguito del superamento di un concorso pubblico. L’ente datore di lavoro si era rifiutato di riconoscere, ai fini della progressione di carriera e del trattamento retributivo, l’anzianità di servizio accumulata durante i periodi di lavoro precario.

Il Tribunale, in prima istanza, aveva dato ragione ai lavoratori, condannando l’ente alla ricostruzione della carriera. Tuttavia, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, sostenendo che l’assunzione tramite concorso instaurasse un rapporto di lavoro completamente nuovo e slegato dai precedenti, rendendo inapplicabile il principio di non discriminazione.

La decisione della Corte di Cassazione e il riconoscimento anzianità

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dei lavoratori, cassando la sentenza d’appello e chiarendo in modo definitivo la questione. I giudici hanno stabilito che il diritto al riconoscimento anzianità è incondizionato e non può essere paralizzato da valutazioni generali e astratte come la modalità di assunzione.

La rilevanza della Direttiva Europea 1999/70/CE

Il fulcro della decisione risiede nella corretta interpretazione della clausola 4 dell’accordo quadro europeo sul lavoro a tempo determinato. Tale clausola vieta qualsiasi trattamento meno favorevole per i lavoratori a termine rispetto ai colleghi a tempo indeterminato comparabili, a meno che non sussistano ragioni oggettive. La Corte ha ribadito che la finalità della norma è impedire che un rapporto di lavoro a termine venga utilizzato per privare i lavoratori di diritti riconosciuti ai lavoratori a tempo indeterminato.

La modalità di assunzione non è un fattore discriminante

Contrariamente a quanto sostenuto dalla Corte d’Appello, la Cassazione ha precisato che il superamento di un concorso non è una “ragione oggettiva” sufficiente a giustificare la disparità di trattamento. L’elemento cruciale per il riconoscimento anzianità è la valutazione concreta della coerenza e omogeneità tra le mansioni svolte prima e dopo l’immissione in ruolo. Se l’esperienza professionale maturata è la stessa, essa deve essere valorizzata nel nuovo rapporto di lavoro, indipendentemente dal fatto che l’assunzione sia avvenuta per concorso o tramite una procedura di stabilizzazione.

Le motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando propri precedenti conformi e sottolineando che la clausola 4 dell’Accordo Quadro attribuisce un diritto incondizionato. L’analisi non deve fermarsi alla forma (la modalità di reclutamento), ma deve scendere nella sostanza del rapporto di lavoro. Si deve verificare se, nella fattispecie concreta, vi sia coerenza tra l’attività svolta prima e dopo l’assunzione a tempo indeterminato. Se l’esperienza maturata è omogenea e si riverbera nel nuovo rapporto, l’anzianità deve essere riconosciuta secondo i medesimi criteri applicati ai lavoratori assunti da sempre a tempo indeterminato. Un’eventuale clausola del bando di concorso che escludesse tale riconoscimento sarebbe in contrasto con la normativa europea e andrebbe disapplicata.

Le conclusioni

Questa ordinanza rappresenta una vittoria significativa per i lavoratori del settore pubblico e privato. Si afferma con forza che l’esperienza e la professionalità acquisite nel tempo non possono essere azzerate da formalismi procedurali come il superamento di un concorso. Per gli enti pubblici, la sentenza costituisce un monito a non creare discriminazioni ingiustificate e a valutare correttamente l’intero percorso professionale dei propri dipendenti. Il riconoscimento anzianità non è una concessione, ma un diritto che discende direttamente da un fondamentale principio di parità di trattamento.

L’assunzione tramite concorso pubblico esclude il diritto al riconoscimento dell’anzianità maturata con contratti a termine precedenti?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la modalità di assunzione (concorso o stabilizzazione) è di per sé irrilevante. Il diritto al riconoscimento dell’anzianità non può essere escluso per il solo fatto che l’assunzione a tempo indeterminato sia avvenuta in esito a un concorso.

Qual è il criterio per stabilire se i periodi di lavoro a termine debbano essere conteggiati ai fini dell’anzianità dopo l’assunzione a tempo indeterminato?
Il criterio fondamentale è la valutazione in concreto della coerenza tra le attività svolte prima e dopo l’assunzione a tempo indeterminato. Se l’esperienza maturata è omogenea e professionalmente affine, tale da riverberarsi nel nuovo rapporto, l’anzianità deve essere riconosciuta.

Una clausola di un bando di concorso può impedire il riconoscimento dell’anzianità pregressa?
No. Secondo la Corte, un atto unilaterale del datore di lavoro, come una clausola del bando, non è sufficiente a giustificare una disparità di trattamento. Se tale clausola viola il principio di non discriminazione sancito dalla normativa europea, deve essere disapplicata dal giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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