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Ricevuta smarrita: come incassare la vincita?

La Corte di Cassazione ha esaminato il caso di un giocatore che, dopo aver smarrito la ricevuta di una vincita di 100.000 euro, ha cercato di ottenerne il pagamento. La Corte ha stabilito che, sebbene la ricevuta di gioco sia un ‘titolo di legittimazione’ e non un ‘titolo di credito’, permettendo in teoria di provare il proprio diritto con altri mezzi (come i testimoni), il ricorso del giocatore è stato dichiarato inammissibile. La motivazione risiede nel fatto che il giocatore non ha contestato un’errata interpretazione della legge, ma la valutazione del giudice di merito sulla specificità delle prove, una questione che non può essere riesaminata in sede di Cassazione.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Ricevuta smarrita: la Cassazione spiega quando si può (e non si può) provare la vincita

È l’incubo di ogni giocatore: realizzare di avere in mano un biglietto vincente e, poco dopo, scoprire di averlo perso. Cosa succede in caso di ricevuta smarrita? È possibile dimostrare in altro modo il proprio diritto e incassare la vincita? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta proprio questo delicato tema, tracciando una linea netta tra la teoria del diritto e la pratica processuale.

I fatti del caso: la vincita svanita

Un cittadino aveva effettuato una giocata al Superenalotto, realizzando di aver vinto un premio da 100.000 euro grazie a un gioco straordinario. Purtroppo, pochi giorni dopo, si accorgeva di aver smarrito la preziosa ricevuta. Convinto del suo diritto, decideva di fare causa alla società concessionaria del gioco per ottenere il pagamento della somma vinta. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello, però, respingevano la sua richiesta, negandogli anche la possibilità di dimostrare l’acquisto, la vincita e lo smarrimento incolpevole attraverso delle testimonianze.

Il percorso giudiziario e le posizioni delle parti

Arrivato dinanzi alla Corte di Cassazione, il giocatore sosteneva che i giudici di merito avessero violato la legge (in particolare gli artt. 2724 e 2725 del codice civile), la quale ammette la prova per testimoni quando si è perso senza colpa il documento che serviva come prova. Secondo lui, era sufficiente formulare capitoli di prova specifici per poter accedere a questo strumento.

Dal canto suo, la società concessionaria del gioco presentava un ricorso incidentale, sostenendo che l’intera causa fosse inutile. A suo avviso, il regolamento del gioco è chiaro: solo la presentazione del biglietto originale dà diritto al pagamento. Poiché questo punto non era stato contestato, anche se il giocatore avesse dimostrato di aver smarrito la ricevuta, non avrebbe comunque potuto incassare nulla. Pertanto, secondo la società, al giocatore mancava l’interesse ad agire.

La distinzione chiave: Titolo di credito vs. Titolo di legittimazione

La Cassazione, prima di tutto, rigetta il ricorso della società di gioco. La Corte chiarisce un punto fondamentale: una ricevuta smarrita di una lotteria non è un titolo di credito (come un assegno), che incorpora il diritto stesso. È, invece, un “titolo di legittimazione” (art. 2002 c.c.).

Questo significa che la sua funzione è principalmente probatoria: serve a identificare facilmente chi ha diritto alla vincita. Non esaurisce però ogni possibilità di prova. Di conseguenza, il giocatore conservava un interesse concreto a far accertare in giudizio la possibilità di usare prove alternative, come i testimoni, per dimostrare il suo diritto. La richiesta della società viene quindi respinta.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

Nonostante questa apertura teorica, la Corte dichiara inammissibile il ricorso principale del giocatore. Il motivo è prettamente tecnico-processuale e cruciale per capire il funzionamento del giudizio di legittimità.

Il giocatore aveva impostato il suo ricorso su una presunta “violazione di legge”. Tuttavia, secondo la Corte, il suo vero obiettivo non era contestare l’interpretazione delle norme sulla prova testimoniale, ma criticare il modo in cui il giudice d’appello aveva valutato le sue richieste. La Corte d’Appello aveva ritenuto i capitoli di prova testimoniale “non sufficientemente specifici”. Questa è una valutazione di merito, un tipico accertamento di fatto che rientra nel potere discrezionale del giudice e che non può essere censurato in Cassazione attraverso il motivo della violazione di legge.

In altre parole, il giocatore non stava dicendo “la legge è stata interpretata male”, ma “il giudice ha valutato male le mie prove”. Quest’ultima critica è estranea al perimetro del giudizio di Cassazione, a meno che non si denunci un vizio di motivazione, cosa che nel caso di specie non era stata fatta.

Le conclusioni

La Corte di Cassazione rigetta entrambi i ricorsi, compensando le spese legali. La decisione finale lascia un insegnamento importante: sebbene la perdita incolpevole di una ricevuta smarrita non precluda in assoluto la possibilità di far valere il proprio diritto in giudizio, è fondamentale la corretta impostazione processuale. La distinzione tra contestare una valutazione di fatto del giudice e denunciare una violazione di legge è sottile ma decisiva. In questo caso, aver inquadrato la questione come un errore di valutazione delle prove anziché come un’errata applicazione della norma ha determinato l’inammissibilità del ricorso, chiudendo definitivamente la porta alla speranza del giocatore di incassare la sua vincita.

È possibile incassare una vincita se si ha la ricevuta smarrita?
In teoria, sì. La Corte ha chiarito che il giocatore ha il diritto di provare in giudizio di essere il legittimo vincitore, anche con mezzi di prova diversi dalla ricevuta, come i testimoni. Tuttavia, le rigide regole dei regolamenti di gioco, che spesso richiedono il titolo originale, rappresentano un ostacolo significativo.

La ricevuta di una giocata è un titolo di credito come un assegno?
No. La Cassazione ha ribadito che la ricevuta di gioco è un ‘titolo di legittimazione’. La sua funzione principale è quella di provare chi sia il titolare del diritto alla vincita, ma non incorpora il diritto stesso. Questo significa che la perdita del documento non estingue automaticamente il diritto.

Perché il ricorso del giocatore è stato dichiarato inammissibile?
Perché è stato impostato in modo processualmente errato. Il giocatore ha contestato la decisione del giudice di non ammettere i testimoni, inquadrandola come una violazione di legge. La Cassazione ha ritenuto che si trattasse, invece, di una critica alla valutazione discrezionale del giudice sulla specificità delle prove, che è un accertamento di fatto non sindacabile in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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