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Riassunzione arbitrato societario: i requisiti

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce le modalità corrette per la riassunzione dell’arbitrato societario. Il caso riguardava l’impugnazione di una delibera di aumento di capitale. Dopo la declinatoria di competenza del tribunale in favore degli arbitri, la socia si era limitata a chiedere la nomina dell’arbitro all’organismo preposto. La Corte ha stabilito che tale atto non è sufficiente. È necessaria la proposizione di una vera e propria domanda di arbitrato, notificata alla controparte e iscritta nel registro delle imprese, per evitare l’estinzione del giudizio. La Suprema Corte ha quindi accolto il ricorso della società, dichiarando estinto il procedimento.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Societario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Riassunzione arbitrato societario: la nomina non basta

La corretta gestione della riassunzione dell’arbitrato societario è un passaggio cruciale per non vedere estinti i propri diritti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali su quali siano gli adempimenti necessari per proseguire un giudizio in sede arbitrale dopo una declinatoria di competenza del giudice ordinario. La Corte ha stabilito un principio netto: la semplice richiesta di nomina dell’arbitro all’organismo competente non è sufficiente a riattivare validamente il processo.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dall’impugnazione, da parte di una socia, di due delibere di una S.r.l.: una relativa all’approvazione dei bilanci e l’altra, straordinaria, riguardante un aumento del capitale sociale e il trasferimento della sede. Il Tribunale adito si pronunciava sulla prima delibera annullandola, ma declinava la propria competenza sulla seconda, in virtù di una clausola compromissoria presente nello statuto sociale, assegnando un termine di 60 giorni per la riassunzione del giudizio dinanzi agli arbitri.

La socia, entro il termine, presentava un’istanza alla Camera Arbitrale competente, chiedendo la nomina di un arbitro e comunicando tale istanza via PEC alla società. Quest’ultima, tuttavia, riteneva l’atto inidoneo e chiedeva al Tribunale di dichiarare l’estinzione del giudizio, sostenendo che non fosse stata ritualmente e tempestivamente riassunta la causa.

Mentre il Tribunale accoglieva la richiesta di estinzione, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, ritenendo l’istanza di nomina un atto sufficiente a manifestare la volontà di proseguire il giudizio. La questione è così giunta all’attenzione della Corte di Cassazione.

La Decisione della Suprema Corte e i requisiti della riassunzione dell’arbitrato societario

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società, cassando la sentenza d’appello e dichiarando, nel merito, l’estinzione del giudizio. La decisione si fonda su una distinzione netta tra l’arbitrato ordinario e quello societario, quest’ultimo disciplinato da regole specifiche e inderogabili.

I Giudici hanno sottolineato che, mentre nell’arbitrato comune la domanda può talvolta coincidere con l’invito alla controparte a nominare il proprio arbitro, nell’arbitrato societario la procedura è differente. Il D.Lgs. 5/2003, infatti, prevede che il potere di nomina sia inderogabilmente conferito a un soggetto terzo ed estraneo alla società.

Le Motivazioni

La Corte ha chiarito che per una valida riassunzione dell’arbitrato societario sono necessari due passaggi distinti e fondamentali:

1. La Proposizione di una Domanda di Arbitrato: Non è sufficiente una mera richiesta di nomina dell’arbitro. Occorre un atto formale, una vera e propria domanda di arbitrato, che identifichi chiaramente gli elementi oggettivi (l’oggetto della controversia) e soggettivi (le parti) del giudizio. Questo atto deve essere notificato alla controparte nelle forme di legge.

2. L’Iscrizione nel Registro delle Imprese: L’art. 35 del D.Lgs. 5/2003 prescrive inderogabilmente l’iscrizione della domanda di arbitrato nel registro delle imprese. Questa formalità non è un mero adempimento burocratico, ma ha una funzione essenziale di pubblicità e opponibilità. Serve a garantire che gli altri soci e i terzi possano venire a conoscenza della pendenza del procedimento e, eventualmente, intervenirvi. La mancata iscrizione rende la domanda inopponibile e, come sottolineato dalla Cassazione, l’adempimento è talmente cruciale da essere definito “inderogabile”.

Nel caso di specie, la socia si era limitata a un solo atto: la richiesta di nomina all’organismo arbitrale, comunicata peraltro con una semplice PEC. Mancava una formale domanda di arbitrato notificata alla società e, soprattutto, mancava la fondamentale iscrizione nel registro delle imprese. Secondo la Corte, l’istanza di nomina rivolta al terzo e la domanda di arbitrato rivolta alla controparte sono due atti distinti e non sovrapponibili.

Le Conclusioni

La pronuncia stabilisce un principio di rigore formale a tutela della certezza dei rapporti societari. Chi intende proseguire in sede arbitrale una controversia societaria, dopo una declinatoria di competenza del giudice, non può limitarsi a un atto informale. Deve, entro il termine perentorio fissato dal giudice, predisporre una formale domanda di arbitrato, notificarla ritualmente alla controparte e depositarla per l’iscrizione presso il registro delle imprese. In mancanza di questi adempimenti, il giudizio si estingue, con la conseguente perdita del diritto di impugnare la delibera.

Cosa è necessario fare per una corretta riassunzione dell’arbitrato societario?
Per riassumere correttamente un giudizio in sede di arbitrato societario, non basta chiedere la nomina dell’arbitro. È indispensabile proporre una formale domanda di arbitrato, che identifichi le parti e l’oggetto della contesa, notificarla alla controparte e, soprattutto, iscriverla nel registro delle imprese come previsto dall’art. 35 del D.Lgs. 5/2003.

La semplice richiesta di nomina dell’arbitro all’organismo competente è sufficiente per evitare l’estinzione del giudizio?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la richiesta di nomina dell’arbitro rivolta a un soggetto terzo (come una Camera Arbitrale) è un atto distinto e non sufficiente a sostituire la domanda di arbitrato che deve essere proposta nei confronti della controparte per riattivare il procedimento.

Qual è la conseguenza della mancata iscrizione della domanda di arbitrato nel registro delle imprese?
La mancata iscrizione della domanda di arbitrato nel registro delle imprese è un vizio fatale. Tale adempimento è considerato “inderogabile” dalla legge e la sua omissione impedisce una rituale riassunzione della causa, portando all’estinzione del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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