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Revocazione ordinanza Cassazione: l’errore di fatto

Una società editrice chiede la revocazione di un’ordinanza della Cassazione, sostenendo un errore di fatto sull’ammontare di un contributo pubblico. La Corte dichiara il ricorso inammissibile, specificando che l’errata interpretazione di una difesa legale, oggetto di dibattito tra le parti, non costituisce un errore di fatto revocabile. La decisione ribadisce i rigidi confini dell’istituto della revocazione ordinanza Cassazione.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Revocazione Ordinanza Cassazione: I Limiti dell’Errore di Fatto

La revocazione ordinanza Cassazione è un rimedio straordinario, esperibile solo in casi eccezionali e tassativamente previsti dalla legge. Tra questi, l’errore di fatto rappresenta una delle ipotesi più delicate e complesse. Una recente ordinanza della Suprema Corte offre un’analisi puntuale dei confini di questo istituto, chiarendo la netta distinzione tra una svista percettiva del giudice e un errore di valutazione giuridica, che non può mai fondare una richiesta di revocazione. Il caso in esame riguarda un contenzioso tra una società editrice e la Presidenza del Consiglio dei Ministri per l’erogazione di contributi all’editoria.

I Fatti del Caso: Dal Contributo Negato alla Cassazione

Una società editrice, posta in liquidazione coatta amministrativa, aveva ottenuto in primo e secondo grado una condanna dell’amministrazione statale al pagamento di un cospicuo contributo per l’editoria, relativo all’anno 2012. La Presidenza del Consiglio dei Ministri, tuttavia, aveva impugnato la decisione della Corte d’Appello dinanzi alla Corte di Cassazione.

Tra i motivi del ricorso, l’amministrazione lamentava che i giudici di merito non si fossero pronunciati su una sua specifica difesa: l’esistenza di un limite invalicabile di spesa, legato alle risorse stanziate a bilancio, che avrebbe dovuto ridurre l’importo del contributo. La Corte di Cassazione, con una precedente ordinanza, aveva accolto questo motivo, ritenendo che la Corte d’Appello avesse erroneamente ignorato tale argomentazione difensiva. Di conseguenza, aveva cassato la sentenza e rinviato la causa a un’altra sezione della Corte d’Appello.

La Richiesta di Revocazione Ordinanza Cassazione per Errore di Fatto

Contro questa decisione, la società editrice ha proposto ricorso per revocazione, sostenendo che la Suprema Corte fosse incorsa in un grave errore di fatto. Secondo la società, l’ammontare del contributo non era affatto controverso, ma era stato già pacificamente determinato e riconosciuto dalla stessa amministrazione in un documento ufficiale prodotto in giudizio. In tale documento, l’importo era già stato calcolato al netto delle disponibilità di bilancio.

La tesi della ricorrente era che la Cassazione avesse erroneamente percepito come ‘contestata’ una circostanza (l’importo del credito) che in realtà era ‘pacifica’ e documentalmente provata. Questo, a suo dire, configurava un errore di fatto ai sensi dell’art. 395, n. 4, del codice di procedura civile, tale da giustificare la revocazione della precedente ordinanza.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso per revocazione ordinanza Cassazione inammissibile, fornendo una chiara lezione sui presupposti di questo rimedio. I giudici hanno ribadito che l’errore di fatto rilevante per la revocazione consiste in una errata percezione di fatti processuali la cui verità è incontestabilmente esclusa o accertata dagli atti. Deve trattarsi di una ‘svista’ su un dato oggettivo che non abbia costituito oggetto di dibattito tra le parti.

Nel caso di specie, la questione dei limiti di spesa e della conseguente determinazione dell’importo dovuto non era un fatto pacifico, ma il nucleo centrale della difesa dell’Amministrazione e del secondo motivo del suo ricorso in Cassazione. La Corte non ha ‘svisto’ un documento; ha, al contrario, valutato giuridicamente la questione, concludendo che la difesa dell’amministrazione era meritevole di essere esaminata nel merito dal giudice del rinvio.

L’attività della Corte è stata, quindi, di natura interpretativa e valutativa, non di mera percezione. Stabilire se un’argomentazione costituisca una mera difesa o un’eccezione in senso stretto, e quali siano le conseguenze processuali, è un’operazione logico-giuridica che esula completamente dalla nozione di errore di fatto. Di conseguenza, non sussistevano i presupposti per la revocazione.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La decisione in commento consolida un principio fondamentale: la revocazione non è un terzo grado di giudizio mascherato. Non può essere utilizzata per contestare il ragionamento giuridico del giudice o per rimettere in discussione l’interpretazione delle difese delle parti. L’errore revocabile deve essere evidente, immediato e derivare dal semplice confronto tra la sentenza e gli atti di causa, senza necessità di alcuna attività argomentativa.

Per gli operatori del diritto, questa pronuncia è un monito a utilizzare con estrema cautela lo strumento della revocazione, riservandolo alle sole ipotesi di palesi e incontrovertibili errori percettivi del giudice e non come tentativo di rimediare a una valutazione giuridica sfavorevole.

Quando è possibile chiedere la revocazione di un’ordinanza della Cassazione per errore di fatto?
La revocazione per errore di fatto è possibile solo quando il giudice ha avuto un’erronea percezione della realtà processuale, basando la sua decisione su un fatto la cui esistenza o inesistenza è incontestabilmente provata dagli atti di causa, e a condizione che tale fatto non abbia costituito oggetto di dibattito tra le parti.

Qual è la differenza tra un ‘errore di fatto’ e un ‘errore di valutazione’?
Un ‘errore di fatto’ è una svista materiale, una falsa percezione di un dato oggettivo (es. leggere una data sbagliata). Un ‘errore di valutazione’ o interpretativo riguarda il ragionamento giuridico del giudice, ovvero il modo in cui egli interpreta le norme, le prove o le argomentazioni delle parti. Quest’ultimo tipo di errore non può mai essere motivo di revocazione.

Perché in questo caso la Corte ha ritenuto che la questione sull’importo del contributo non fosse un errore di fatto?
Perché la determinazione dell’importo, tenendo conto dei limiti di spesa a bilancio, era l’oggetto specifico di una difesa sollevata dall’Amministrazione statale e, quindi, un punto controverso e oggetto di dibattito giuridico. La Corte non ha ‘dimenticato’ un documento, ma ha valutato giuridicamente la natura di quella difesa, compiendo un’attività interpretativa che non è sindacabile tramite revocazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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