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Revocatoria scissione societaria: è ammissibile?

La Corte di Cassazione conferma un orientamento consolidato: l’azione revocatoria ordinaria è un rimedio ammissibile contro un atto di scissione societaria. Nel caso di specie, il fallimento di una società ha agito per rendere inefficace il trasferimento di un immobile a una società beneficiaria tramite scissione. La Corte ha rigettato il ricorso della beneficiaria, chiarendo che la revocatoria della scissione societaria non invalida l’operazione ma rende il bene trasferito aggredibile dai creditori della società scissa, integrandolo nella massa fallimentare. La richiesta di restituzione del bene è quindi finalizzata a questa funzione esecutiva.

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Revocatoria Scissione Societaria: la Cassazione Conferma la Tutela dei Creditori

L’operazione di scissione societaria, pur essendo uno strumento legittimo di riorganizzazione aziendale, non può essere utilizzata per pregiudicare i diritti dei creditori. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: l’ammissibilità della revocatoria della scissione societaria. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale che offre ai creditori uno strumento di tutela aggiuntivo rispetto a quelli specifici previsti dal diritto societario, come l’opposizione preventiva.

I Fatti del Caso

Una società, successivamente dichiarata fallita, aveva effettuato un’operazione di scissione parziale, trasferendo parte del suo patrimonio immobiliare (un capannone industriale) a una società beneficiaria. Il curatore del fallimento della società scissa agiva in giudizio contro la società beneficiaria, chiedendo che l’atto di scissione fosse dichiarato inefficace nei confronti della massa dei creditori, ai sensi dell’art. 66 della Legge Fallimentare e dell’art. 2901 del codice civile.

Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda, dichiarando l’inefficacia dell’atto e condannando la società beneficiaria alla restituzione dell’immobile al fallimento. La decisione veniva confermata anche dalla Corte d’Appello, la quale sottolineava come la giurisprudenza, sia nazionale che europea, riconosca pacificamente l’esperibilità dell’azione revocatoria ordinaria contro gli atti di scissione.

La Revocatoria della Scissione Societaria secondo la Cassazione

La società beneficiaria proponeva ricorso in Cassazione, basandolo su due motivi principali:

1. Errata applicazione della legge: sosteneva che l’azione revocatoria non fosse applicabile alla scissione, in quanto il codice civile prevede già un sistema di garanzie specifico per i creditori (l’opposizione ex art. 2503 c.c.), che sarebbe incompatibile con il rimedio generale della revocatoria.
2. Errata condanna alla restituzione: contestava la condanna alla restituzione del bene, argomentando che l’azione revocatoria determina solo un’inefficacia relativa dell’atto e non un effetto restitutorio o traslativo, che comporterebbe un rientro del bene nel patrimonio del debitore.

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambe le argomentazioni e confermando pienamente le decisioni dei giudici di merito.

Ammissibilità della Revocatoria e Natura della Tutela

La Corte ha ribadito che, secondo un indirizzo nomofilattico consolidato e conforme alla giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, l’azione revocatoria ordinaria è uno strumento di tutela aggiuntivo e non sostitutivo rispetto all’opposizione preventiva dei creditori. Mentre l’opposizione ha una funzione preventiva, la revocatoria interviene a posteriori per rimediare a un pregiudizio già concretizzatosi. La scissione, infatti, pur essendo un’operazione societaria, comporta un’attribuzione patrimoniale che può diminuire la garanzia patrimoniale generica su cui i creditori fanno affidamento (art. 2740 c.c.).

L’Effetto della Revocatoria sulla Scissione Societaria: il Concetto di “Restituzione”

Sul secondo motivo, la Corte ha chiarito un punto cruciale. La condanna alla “restituzione” del bene alla curatela fallimentare non va intesa come un’invalidazione dell’atto di scissione o un ritrasferimento della proprietà. L’accoglimento della revocatoria comporta un’inefficacia relativa dell’atto: la scissione rimane valida ed efficace tra le parti, ma inopponibile alla massa dei creditori.

Di conseguenza, la “restituzione” è un concetto funzionale: significa assoggettare il bene trasferito all’esecuzione concorsuale. Il bene, pur rimanendo formalmente di proprietà della società beneficiaria, viene “recuperato” nell’orbita del fallimento per essere liquidato a vantaggio di tutti i creditori della società scissa. Non si tratta di un rientro nel patrimonio del debitore, ma di una reintegrazione della garanzia patrimoniale a disposizione della procedura fallimentare.

le motivazioni

La Corte ha motivato la propria decisione richiamando il consolidato indirizzo giurisprudenziale che sancisce la piena compatibilità tra l’istituto della scissione societaria e l’azione revocatoria ordinaria. I giudici hanno specificato che l’azione revocatoria costituisce uno strumento di tutela generale per i creditori, che si affianca, senza escluderli, ai rimedi specifici previsti dalla disciplina societaria, come l’opposizione ex art. 2503 c.c. L’obiettivo della revocatoria non è invalidare l’operazione societaria in sé, ma neutralizzare i suoi effetti pregiudizievoli per la massa dei creditori. La condanna alla restituzione del bene, pertanto, non implica un ritrasferimento della proprietà, ma ha il solo scopo di rendere il bene aggredibile nell’ambito della procedura fallimentare, reinserendolo nella garanzia patrimoniale a disposizione dei creditori.

le conclusioni

In conclusione, l’ordinanza riafferma con forza il principio secondo cui le operazioni di riorganizzazione societaria, come la scissione, non possono essere utilizzate come uno scudo per eludere le ragioni dei creditori. La revocatoria della scissione societaria è un rimedio pienamente ammissibile che permette di rendere inefficace l’atto di disposizione patrimoniale nei confronti della massa fallimentare. L’effetto non è la nullità dell’operazione, ma l’assoggettamento del bene trasferito alla procedura esecutiva concorsuale, garantendo così una tutela effettiva e concreta ai creditori pregiudicati.

È possibile utilizzare l’azione revocatoria contro un atto di scissione societaria?
Sì, secondo la giurisprudenza consolidata della Corte di Cassazione e della Corte di Giustizia UE, l’azione revocatoria ordinaria è ammissibile contro un atto di scissione societaria. È considerata uno strumento di tutela aggiuntivo e non sostitutivo rispetto ai rimedi specifici previsti dal diritto societario, come l’opposizione dei creditori.

L’azione revocatoria della scissione societaria invalida l’operazione stessa?
No, l’accoglimento dell’azione revocatoria non comporta l’invalidità dell’atto di scissione. L’operazione rimane valida ed efficace tra la società scissa e la società beneficiaria. L’effetto è un’inefficacia relativa, ovvero l’atto diventa inopponibile solo ai creditori che hanno agito in revocatoria (in questo caso, la massa dei creditori del fallimento).

Cosa significa “restituzione” del bene in caso di accoglimento della revocatoria della scissione societaria?
La condanna alla “restituzione” del bene alla curatela fallimentare non significa un ritrasferimento della proprietà. Significa, invece, che il bene viene materialmente “recuperato” nell’orbita del fallimento per essere assoggettato alla procedura di esecuzione concorsuale. In pratica, il bene viene liquidato per soddisfare i creditori della società scissa, pur rimanendo formalmente di proprietà della società beneficiaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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