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Revocatoria fallimentare: conta il pagamento, non l’ordine

Una società creditrice, dopo aver ottenuto un pagamento tramite pignoramento presso terzi, si è vista contestare l’operazione con una revocatoria fallimentare. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, stabilendo che, ai fini della revocatoria, l’atto rilevante è il pagamento effettivo e non la precedente ordinanza di assegnazione del credito. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché contrario a un principio di diritto consolidato.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Fallimentare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Revocatoria fallimentare: conta il pagamento, non l’ordine

Introduzione al caso: la revocatoria fallimentare del pagamento coattivo

La revocatoria fallimentare è uno strumento cruciale per tutelare la parità di trattamento tra i creditori (la cosiddetta par condicio creditorum). Con l’ordinanza n. 8515/2024, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi su un tema di grande rilevanza pratica: quale sia l’atto soggetto a revocatoria quando un pagamento viene ottenuto non spontaneamente, ma attraverso una procedura di esecuzione forzata. La Corte ribadisce un principio consolidato: ciò che conta è il momento del pagamento effettivo, non quello dell’ordinanza giudiziale che lo dispone. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Una società creditrice aveva avviato un’azione esecutiva nei confronti di un’altra impresa, ottenendo un’ordinanza di assegnazione di un credito che quest’ultima vantava verso terzi. Successivamente all’effettivo incasso della somma, l’impresa debitrice veniva dichiarata fallita. La curatela del fallimento agiva quindi in giudizio con un’azione revocatoria ai sensi dell’art. 67 della Legge Fallimentare, chiedendo la restituzione di quella somma, in quanto ricevuta dal creditore nel cosiddetto “periodo sospetto” (i sei mesi antecedenti la dichiarazione di fallimento).
Sia il Tribunale che la Corte d’Appello accoglievano la domanda della curatela, identificando nel pagamento materiale l’atto revocabile.

L’Ordinanza di Assegnazione vs. il Pagamento Effettivo

La società creditrice proponeva ricorso in Cassazione, sostenendo una tesi differente. A suo avviso, l’atto giuridicamente rilevante non era il pagamento, ma la precedente ordinanza di assegnazione del credito. Secondo la ricorrente, tale ordinanza avrebbe un effetto traslativo, simile a una cessione del credito, che trasferisce il diritto dal patrimonio del debitore a quello del creditore. Di conseguenza, il successivo pagamento sarebbe solo un atto esecutivo di un trasferimento già avvenuto. Revocare il pagamento senza prima revocare l’ordinanza di assegnazione sarebbe, secondo questa prospettiva, giuridicamente inammissibile.

La Decisione della Cassazione sulla revocatoria fallimentare

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la correttezza delle decisioni dei giudici di merito e riaffermando un principio giurisprudenziale ormai consolidato.

le motivazioni

La Corte chiarisce che, nelle procedure esecutive individuali come l’espropriazione presso terzi, gli atti soggetti a revocatoria fallimentare non sono i provvedimenti del giudice (come l’ordinanza di assegnazione), bensì gli atti di pagamento coattivo che ne conseguono. Per calcolare l’inizio del “periodo sospetto”, si deve quindi fare riferimento alla data in cui il creditore ha concretamente ricevuto la somma di denaro. L’ordinanza di assegnazione, disciplinata dall’art. 553 del codice di procedura civile, viene disposta “salvo esazione”. Questa formula significa che l’ordinanza non estingue immediatamente il debito del debitore principale. L’estinzione si verifica solo nel momento in cui il terzo pignorato paga effettivamente il creditore assegnatario. È solo con il pagamento che il soddisfacimento del creditore si realizza e, contemporaneamente, il patrimonio del debitore (poi fallito) subisce un depauperamento rilevante ai fini della parità di trattamento con gli altri creditori.

le conclusioni

La decisione della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Stabilisce con chiarezza che per la revocatoria fallimentare di pagamenti ottenuti tramite esecuzione forzata, il dies a quo per il calcolo del periodo sospetto è la data dell’effettivo incasso. L’ordinanza di assegnazione è solo un atto intermedio del processo esecutivo, privo di un autonomo effetto estintivo del debito. Questo orientamento garantisce una maggiore tutela della massa fallimentare, focalizzandosi sull’effettivo flusso finanziario che ha ridotto le garanzie patrimoniali a disposizione di tutti i creditori.

In una revocatoria fallimentare, quale atto è rilevante se un credito è stato incassato tramite pignoramento?
Secondo la Corte di Cassazione, l’atto rilevante ai fini della revocatoria non è il provvedimento del giudice (come l’ordinanza di assegnazione), ma il successivo e distinto atto di pagamento coattivo con cui il creditore riceve concretamente la somma.

L’ordinanza di assegnazione di un credito estingue immediatamente il debito?
No. L’assegnazione del credito disposta dal giudice dell’esecuzione ai sensi dell’art. 553 c.p.c. avviene “salvo esazione”. Ciò significa che non determina l’immediata estinzione del credito, la quale si verifica solo con il pagamento effettivo da parte del terzo pignorato al creditore assegnatario.

Da quale momento si calcola il “periodo sospetto” per la revocatoria di un pagamento ottenuto forzatamente?
Il periodo sospetto, ai fini dell’articolo 67 della Legge Fallimentare, si calcola a ritroso dalla data in cui il soddisfacimento del creditore si è concretamente realizzato, ovvero dalla data di ricezione della somma ricavata dall’esecuzione, e non dalla data del provvedimento giudiziale che l’ha autorizzata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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