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Revoca garanzia pubblica: giurisdizione del giudice

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 25492/2025, ha stabilito che la controversia sulla revoca di una garanzia pubblica, se motivata da un presunto inadempimento del beneficiario nella fase esecutiva del rapporto, rientra nella giurisdizione del giudice ordinario e non di quello amministrativo. La decisione chiarisce che, una volta concesso il beneficio, le contestazioni relative alla sua attuazione riguardano diritti soggettivi e non più interessi legittimi, confermando la competenza del tribunale civile a decidere sulla legittimità della revoca e sul conseguente diritto al pagamento.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Revoca Garanzia Pubblica: Decide il Giudice Ordinario se l’Inadempimento è nella Fase Esecutiva

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale per le imprese e gli intermediari finanziari: la revoca garanzia pubblica e la determinazione del giudice competente a decidere. La Corte ha stabilito un principio chiaro: se la revoca avviene a causa di un presunto inadempimento del beneficiario dopo che la garanzia è già stata concessa, la competenza spetta al giudice ordinario. Questa decisione consolida un orientamento fondamentale per la certezza dei rapporti tra Pubblica Amministrazione e privati.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dalla richiesta di pagamento avanzata da una società di leasing nei confronti di un istituto di credito, quest’ultimo in qualità di gestore di un fondo pubblico di garanzia per le piccole e medie imprese. La garanzia copriva alcuni contratti di leasing stipulati con un’impresa cliente, la quale era poi risultata inadempiente.

L’istituto gestore del fondo si opponeva al pagamento, sostenendo di aver legittimamente revocato la garanzia in via di autotutela. La motivazione della revoca risiedeva in presunte irregolarità emerse da un controllo successivo alla concessione: in particolare, i contratti di leasing presentavano scadenze diverse tra loro e non rispettavano la percentuale minima di realizzazione dell’investimento previsto.

La società di leasing, ritenendo illegittima la revoca, si rivolgeva al Tribunale ordinario per ottenere il pagamento. Sia in primo grado che in appello, i giudici davano ragione alla società, affermando la propria giurisdizione e l’illegittimità della revoca. L’istituto di credito ricorreva quindi in Cassazione, insistendo sul difetto di giurisdizione del giudice ordinario a favore di quello amministrativo.

La Questione Giuridica: Giudice Ordinario o Amministrativo?

Il nodo centrale della controversia riguardava la ripartizione della giurisdizione. L’istituto ricorrente sosteneva che la revoca, essendo un provvedimento amministrativo adottato in autotutela sulla base di una nuova ponderazione dell’interesse pubblico e di vizi originari, dovesse essere sindacata esclusivamente dal giudice amministrativo (TAR).

La questione, quindi, era stabilire se la contestazione sulla revoca garanzia pubblica dovesse essere considerata come attinente alla fase pubblicistica di concessione del beneficio (di competenza amministrativa) o alla fase privatistica di esecuzione del rapporto (di competenza ordinaria).

L’Analisi della Corte sulla Revoca di una Garanzia Pubblica

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la giurisdizione del giudice ordinario. Gli Ermellini hanno richiamato un consolidato principio giurisprudenziale che distingue due fasi distinte nel procedimento di erogazione di benefici pubblici.

La Fase di Concessione

La prima fase è quella che precede e porta al provvedimento di attribuzione del beneficio. In questo stadio, l’Amministrazione esercita un potere discrezionale, valutando l’opportunità e la legittimità della concessione. Il privato vanta una posizione di interesse legittimo, ovvero l’interesse a che l’Amministrazione agisca correttamente. Qualsiasi controversia in questa fase (ad esempio, un diniego di concessione) rientra nella giurisdizione del giudice amministrativo.

La Fase di Esecuzione

Una volta che il beneficio è stato concesso, si instaura un rapporto paritetico tra l’Amministrazione e il privato, regolato da diritti e obblighi. Se l’Amministrazione contesta al beneficiario la mancata osservanza degli obblighi assunti (come in questo caso), la controversia non riguarda più l’esercizio di un potere discrezionale, ma l’adempimento di un rapporto obbligatorio. In questa fase, il privato è titolare di un diritto soggettivo (il diritto a mantenere il beneficio e a ricevere il pagamento della garanzia). Di conseguenza, la giurisdizione spetta al giudice ordinario.

Le Motivazioni

La Corte ha specificato che la revoca nel caso di specie non era basata su vizi originari dell’atto di concessione o su una nuova valutazione dell’interesse pubblico, ma su un presunto inadempimento del beneficiario avvenuto nella fase attuativa dell’intervento. I controlli che hanno portato alla revoca erano controlli ex post, volti a verificare la corretta destinazione dei fondi e il rispetto delle condizioni operative. Tali controlli, pur essendo previsti da norme pubblicistiche, si inseriscono nella fase esecutiva del rapporto di garanzia.

La controversia, pertanto, ha ad oggetto diritti di credito e l’adempimento di obbligazioni di natura privatistica. Spetta al giudice ordinario accertare se il comportamento del beneficiario costituisca un inadempimento tale da giustificare la revoca e, di conseguenza, il mancato pagamento della garanzia.

Inoltre, la Corte ha respinto la richiesta di sospendere il giudizio civile in attesa della decisione del TAR, poiché il giudizio amministrativo era stato intentato per l’annullamento dell’atto e non per la sua nullità, non sussistendo quindi un rapporto di pregiudizialità tale da imporre la sospensione necessaria.

Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione rafforza un principio fondamentale per la tutela dei diritti nei rapporti con la Pubblica Amministrazione. Viene confermato che, una volta superata la fase discrezionale della concessione di un finanziamento o di una garanzia, l’Amministrazione e il beneficiario si trovano su un piano di parità contrattuale. La revoca garanzia pubblica per inadempimenti nella fase esecutiva è un atto che incide su un diritto soggettivo e, come tale, deve essere valutato dal giudice ordinario, garante dei rapporti di diritto privato. Questa chiarezza giurisprudenziale è essenziale per assicurare stabilità e fiducia agli operatori economici che si avvalgono di strumenti di sostegno pubblico.

A quale giudice spetta decidere sulla revoca di una garanzia pubblica per inadempimento del beneficiario?
Spetta al giudice ordinario. La Corte di Cassazione ha chiarito che, una volta concesso il beneficio, la controversia sulla sua revoca a causa di inadempimenti nella fase di esecuzione del rapporto riguarda diritti soggettivi e non più interessi legittimi, radicando così la giurisdizione presso il tribunale civile.

È obbligatorio sospendere il processo civile se l’atto di revoca è impugnato davanti al TAR?
No, non necessariamente. La sospensione del processo civile è obbligatoria solo in caso di pregiudizialità forte, ad esempio quando nel giudizio amministrativo si contesta la nullità o l’inesistenza dell’atto. Se, come nel caso esaminato, si chiede solo l’annullamento per vizi di legittimità, il giudice civile può procedere autonomamente, disapplicando l’atto se lo ritiene illegittimo al solo fine di decidere la causa.

Qual è la differenza tra la fase di concessione e la fase di esecuzione di un beneficio pubblico?
La fase di concessione è quella in cui la Pubblica Amministrazione esercita il suo potere discrezionale per decidere se attribuire o meno un’agevolazione. In questa fase, il privato ha un interesse legittimo. La fase di esecuzione inizia dopo che il beneficio è stato concesso; a questo punto sorge un rapporto paritetico basato su diritti e obblighi, e il privato diventa titolare di un diritto soggettivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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