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Revoca amministratore società partecipata: il caso

La Corte di Cassazione chiarisce le regole per la revoca dell’amministratore di una società partecipata. Un amministratore, revocato per giusta causa senza una preventiva contestazione formale degli addebiti prevista dal contratto, si è rivolto al giudice. La Corte di Appello aveva dichiarato la revoca illegittima, riconoscendo un risarcimento. La Cassazione, pur confermando l’illegittimità della revoca per la violazione della clausola contrattuale, ha stabilito che la tutela applicabile non è quella ‘reale’ (reintegrazione) ma esclusivamente quella ‘risarcitoria’ (monetaria), rinviando il caso alla Corte d’Appello per la corretta quantificazione del danno.

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Revoca amministratore società partecipata: quali tutele?

La revoca di un amministratore di una società partecipata è un tema complesso che si colloca al confine tra diritto societario, diritto dei contratti e diritto amministrativo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali sulle procedure da seguire e, soprattutto, sulle conseguenze di una revoca ritenuta illegittima. Vediamo nel dettaglio cosa è stato deciso e quali sono le implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda l’amministratore unico di una società di servizi sanitari, interamente controllata da un’Azienda Sanitaria Locale. L’amministratore è stato revocato per giusta causa dal socio unico. Le motivazioni alla base della revoca erano legate alla stipula di due contratti di consulenza legale considerati in violazione della normativa sugli appalti pubblici e in contrasto con lo statuto societario.

Il punto cruciale, però, era procedurale: il contratto individuale dell’amministratore prevedeva espressamente che, in caso di violazioni, la risoluzione dovesse essere preceduta da una “preventiva contestazione formale dell’addebito”. Questa contestazione, nel caso di specie, non era avvenuta.

L’amministratore ha impugnato la delibera di revoca. La Corte di Appello gli ha dato ragione, dichiarando la revoca illegittima proprio per la mancata contestazione e condannando la società a un cospicuo risarcimento del danno, pari alle retribuzioni non percepite fino alla scadenza naturale dell’incarico. La società e l’ASL hanno quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla revoca dell’amministratore

La Suprema Corte ha parzialmente accolto il ricorso, introducendo una distinzione fondamentale tra l’illegittimità della revoca e il tipo di tutela a cui l’amministratore ha diritto. La Corte ha confermato che la revoca era illegittima, ma ha stabilito che la Corte d’Appello aveva sbagliato nel quantificare il danno basandosi su una logica di “reintegrazione mancata”. Ha quindi cassato la sentenza e rinviato il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello per ricalcolare il risarcimento secondo i corretti principi.

Le Motivazioni della Corte

Il ragionamento della Cassazione si è sviluppato lungo tre direttrici principali.

Il Valore del Contratto Individuale

In primo luogo, la Corte ha stabilito che le parti, nell’ambito della loro autonomia contrattuale, possono integrare la disciplina legale della revoca per giusta causa (art. 2383 c.c.) con specifiche garanzie procedurali. La clausola che imponeva la preventiva contestazione degli addebiti era quindi una lex specialis che la società avrebbe dovuto rispettare. Non avendolo fatto, la revoca è risultata viziata e quindi illegittima. La violazione di questa procedura contrattuale è stata la causa primaria dell’invalidità della decisione.

La Natura Giuridica dell’Atto di Revoca

Un punto centrale della decisione riguarda la natura dell’atto di revoca emesso dal socio pubblico. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: quando un ente pubblico agisce come socio di una società di diritto privato, non esercita un potere autoritativo (iure imperii), ma agisce come un qualsiasi altro socio (uti socius), utilizzando gli strumenti previsti dal diritto societario. Pertanto, la revoca dell’amministratore non è un atto amministrativo, ma un atto di diritto privato, sebbene compiuto da un soggetto pubblico.

Le Conseguenze della Revoca Illegittima: Solo Tutela Risarcitoria

Questa è la parte più innovativa e significativa della sentenza. La Corte ha chiarito che, anche quando la revoca dell’amministratore di una società partecipata è illegittima, la tutela per l’amministratore non può mai essere ‘reale’ (cioè la reintegrazione nell’incarico), ma esclusivamente ‘risarcitoria’ (cioè il diritto a un indennizzo economico). Il rapporto fiduciario tra socio e amministratore, una volta incrinato, non può essere ripristinato per ordine di un giudice. Di conseguenza, il danno non va calcolato come se l’amministratore avesse diritto a rimanere in carica fino alla scadenza, ma deve essere quantificato secondo le regole generali sul risarcimento del danno, tenendo conto di eventuali clausole contrattuali che limitano l’importo.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione offre importanti spunti pratici. Per gli amministratori di società partecipate, sottolinea l’importanza di negoziare clausole contrattuali chiare che prevedano garanzie procedurali in caso di contestazioni. Per gli enti pubblici soci, evidenzia la necessità di rispettare scrupolosamente non solo le norme del codice civile, ma anche le previsioni specifiche dei contratti stipulati con i propri amministratori. Infine, chiarisce in modo definitivo che la conseguenza di una revoca illegittima non è il ritorno in carica, ma il diritto a un equo risarcimento del danno, la cui misura dovrà essere valutata dal giudice caso per caso.

È possibile revocare un amministratore di una società partecipata senza prima contestargli formalmente gli addebiti?
No, se il contratto individuale dell’amministratore o lo statuto prevedono esplicitamente la necessità di una preventiva contestazione formale. La violazione di tale clausola contrattuale rende la revoca illegittima, anche se basata su una giusta causa.

Se la revoca di un amministratore viene dichiarata illegittima, ha diritto a essere reintegrato nel suo incarico?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la tutela per l’amministratore illegittimamente revocato è esclusivamente di tipo risarcitorio (monetaria) e non reale (reintegrazione). Il rapporto fiduciario, una volta compromesso, non può essere ricostituito d’imperio dal giudice.

L’atto di revoca di un amministratore da parte di un ente pubblico socio è un atto di diritto pubblico o privato?
È un atto di diritto privato. La Corte ha chiarito che l’ente pubblico, quando agisce in qualità di socio di una società, opera secondo le regole del diritto societario e non esercita un potere pubblico autoritativo. Di conseguenza, l’atto di revoca è regolato dal codice civile e non dalla legge sul procedimento amministrativo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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