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Revisione prezzi appalti: quando l’aumento è prevedibile

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di una società di gestione rifiuti che chiedeva la revisione dei prezzi di un appalto pubblico a causa dell’aumento dei costi di smaltimento. La Corte ha stabilito che un aumento costante e progressivo dei costi, già in atto da anni al momento dell’offerta, non costituisce una circostanza “imprevista e imprevedibile” ai sensi del Codice dei Contratti Pubblici. Pertanto, la richiesta di adeguamento del corrispettivo è stata rigettata, confermando che l’onere di valutare le tendenze di mercato ricade sull’impresa offerente.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Revisione Prezzi Appalti: L’Aumento Prevedibile Esclude l’Adeguamento

La questione della revisione prezzi appalti pubblici è un tema cruciale per le imprese che operano con la Pubblica Amministrazione. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: se l’aumento dei costi operativi era una tendenza già nota e quindi prevedibile al momento della formulazione dell’offerta, l’impresa non ha diritto a un adeguamento del corrispettivo contrattuale. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa: Una Richiesta di Adeguamento Contrattuale

Una società, titolare di un appalto per la raccolta rifiuti per conto di tre Comuni, si è trovata ad affrontare un significativo aumento dei costi per il conferimento dei rifiuti in discarica. Ritenendo tale incremento una circostanza imprevista e imprevedibile rispetto a quanto calcolato nella sua offerta tecnica, basata sui prezzi di mercato di un anno precedente, ha citato in giudizio le amministrazioni comunali. La richiesta era chiara: ottenere un adeguamento del corrispettivo per coprire i maggiori oneri sostenuti.

Inizialmente, il Tribunale di primo grado aveva dato ragione alla società, condannando i Comuni al pagamento delle somme aggiuntive richieste.

Il Ribaltamento in Appello e la Prevedibilità dell’Aumento

La situazione si è capovolta in secondo grado. La Corte d’Appello, accogliendo il ricorso dei Comuni, ha rigettato la domanda della società. La motivazione dei giudici d’appello è stata netta: sebbene i costi fossero effettivamente aumentati, tale andamento non poteva essere classificato come “circostanza imprevista e imprevedibile” ai sensi dell’art. 106 del Codice dei Contratti Pubblici (d.lgs. 50/2016).

La Corte ha evidenziato come un aumento costante dei prezzi, in atto da diversi anni (dal 2010), fosse un fenomeno noto e percepibile. L’impresa, presentando la propria offerta nel 2016, avrebbe dovuto tenere conto di questa tendenza in atto e formulare una proposta economica che ne considerasse la proiezione futura.

La Decisione della Cassazione sulla Revisione Prezzi Appalti

La società ha quindi proposto ricorso in Cassazione, lamentando l’illogicità e la contraddittorietà della sentenza d’appello. In particolare, ha contestato l’uso di una nota informativa ISTAT, pubblicata nel 2018 (quindi due anni dopo l’offerta), per dimostrare la prevedibilità dell’aumento dei costi nel 2016.

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, ritenendo il motivo infondato e la decisione d’appello immune da vizi logici.

Le Motivazioni della Corte

I giudici di legittimità hanno chiarito un punto cruciale: la Corte d’Appello non ha sostenuto che l’impresa dovesse conoscere nel 2016 i contenuti di un documento che sarebbe stato pubblicato solo nel 2018. Piuttosto, ha utilizzato tale documento come prova a posteriori di una tendenza all’aumento dei costi che era già in corso e percepibile al momento dell’offerta.

L’aumento dei costi di smaltimento, essendo iniziato nel 2010 e proseguito costantemente, non poteva essere considerato un fulmine a ciel sereno, ma un fattore di rischio operativo che un’impresa diligente avrebbe dovuto valutare. Di conseguenza, mancava il presupposto fondamentale per l’applicazione della norma sulla revisione dei prezzi: l’imprevedibilità dell’evento. L’onere di prevedere e ponderare un trend di mercato già esistente ricade sull’operatore economico che partecipa alla gara.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento di rigore per le imprese che lavorano con il settore pubblico. La possibilità di rinegoziare i termini economici di un appalto è strettamente legata alla natura eccezionale e genuinamente imprevedibile delle circostanze che alterano l’equilibrio contrattuale. Un aumento dei costi che segue una tendenza di mercato consolidata non rientra in questa categoria. Le aziende devono quindi svolgere un’analisi dei rischi approfondita in fase di offerta, proiettando le tendenze dei costi nel futuro per formulare un prezzo che sia sostenibile per tutta la durata del contratto, senza poter fare affidamento su successive e incerte rinegoziazioni.

È possibile ottenere una revisione dei prezzi in un appalto pubblico se i costi aumentano?
Sì, ma solo se l’aumento deriva da circostanze “impreviste e imprevedibili” al momento della presentazione dell’offerta, come stabilito dall’art. 106 del d.lgs. 50/2016. Un aumento che segue una tendenza di mercato già nota non rientra in questa casistica.

Un aumento costante e progressivo dei costi è considerato una circostanza imprevedibile?
No. Secondo la Corte di Cassazione, un fenomeno di aumento dei prezzi già in atto da anni e che continua a progredire non è né imprevisto né imprevedibile. L’impresa ha l’onere di tenerne conto nella formulazione della sua offerta economica.

Come può essere utilizzato in un processo uno studio statistico pubblicato dopo la stipula del contratto?
Nel caso specifico, lo studio ISTAT del 2018 non è stato usato come la fonte di conoscenza che l’impresa avrebbe dovuto avere nel 2016, ma come prova documentale che confermava l’esistenza di un trend di aumento dei costi già percepibile e in atto al momento dell’offerta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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