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Retribuzione ferie: indennità incluse nel calcolo

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un’importante azienda di trasporti, confermando che la retribuzione ferie deve includere tutte le indennità accessorie corrisposte in via ordinaria. La Corte ha dichiarato nulle le clausole dei contratti aziendali che limitavano tale calcolo, ribadendo il principio secondo cui il lavoratore in ferie deve percepire una retribuzione equiparabile a quella del periodo lavorativo. L’azienda è stata anche sanzionata per aver intentato un ricorso basato su motivi già ripetutamente respinti dalla giurisprudenza.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Retribuzione Ferie: la Cassazione Stabilisce l’Inclusione delle Indennità Accessorie

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha consolidato un principio fondamentale in materia di diritto del lavoro: il calcolo della retribuzione ferie deve comprendere tutte le indennità accessorie che costituiscono parte integrante e abituale dello stipendio. La decisione, che rigetta il ricorso di una nota azienda di trasporti, chiarisce che i contratti collettivi non possono derogare a questa regola, pena la nullità delle clausole contrastanti.

I Fatti del Caso

Un dipendente di un’importante società di trasporti ferroviari ha agito in giudizio per ottenere il ricalcolo della propria retribuzione durante i periodi di ferie. L’azienda, in applicazione di alcuni contratti collettivi aziendali (del 2012 e 2016) e nazionali (CCNL Mobilità), escludeva dal computo due specifiche voci: l’indennità di utilizzazione professionale giornaliera (limitata a un importo fisso irrisorio) e l’indennità per assenza dalla residenza.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello di Milano avevano dato ragione al lavoratore, dichiarando la nullità delle clausole limitative e condannando l’azienda al pagamento delle differenze retributive maturate, quantificate in circa 2.800 euro lordi, oltre accessori e spese legali. L’azienda ha quindi proposto ricorso per Cassazione, basandolo su tre motivi principali.

I Motivi del Ricorso dell’Azienda

L’azienda ha contestato la decisione dei giudici di merito sostenendo che:
1. Le norme dei contratti collettivi non erano in contrasto con i principi del diritto comunitario (Direttiva 2003/88/CE) e nazionale (Costituzione e Codice Civile).
2. Le indennità in questione avevano natura risarcitoria o occasionale e, pertanto, non dovevano essere incluse nel calcolo della retribuzione feriale.
3. In via subordinata, il termine di prescrizione per i crediti del lavoratore doveva decorrere in costanza di rapporto di lavoro, data la stabilità del posto.

La Decisione della Cassazione sulla Retribuzione Ferie

La Corte di Cassazione ha respinto integralmente il ricorso, definendo i motivi infondati. I giudici hanno sottolineato come la questione fosse già stata ampiamente decisa in numerosi precedenti, anche nei confronti della stessa azienda ricorrente. L’orientamento consolidato della giurisprudenza, in linea con le direttive europee, è chiaro: durante le ferie, il lavoratore ha diritto a una retribuzione che sia sostanzialmente equivalente a quella percepita nei periodi di lavoro.

Escludere dal calcolo delle indennità strettamente connesse allo svolgimento delle mansioni ordinarie disincentiverebbe il lavoratore dal godere del proprio diritto irrinunciabile al riposo. Pertanto, qualsiasi clausola contrattuale, anche collettiva, che limiti questo principio è da considerarsi nulla.

Sanzione per Ricorso Infondato

Oltre a rigettare il ricorso, la Corte ha condannato l’azienda al pagamento delle spese processuali e ha inflitto una doppia sanzione economica ai sensi dell’art. 96 del codice di procedura civile. La prima, di 1.000 euro, a favore del lavoratore; la seconda, di pari importo, a favore della Cassa delle Ammende. Questa misura è stata adottata in quanto l’azienda ha insistito con un ricorso basato su argomenti già ampiamente smentiti dalla giurisprudenza, dimostrando un comportamento processuale non conforme ai principi di lealtà e correttezza.

Le Motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione sul principio della nomofilachia, ovvero la sua funzione di assicurare l’uniforme interpretazione della legge. Citando decine di sentenze conformi, ha ribadito che l’orientamento giurisprudenziale sulla retribuzione ferie è ormai stabile e consolidato. Discostarsi da tale orientamento è possibile solo in presenza di ‘gravi ragioni’, che nel caso di specie non sussistevano. La prevedibilità e l’affidabilità delle decisioni giudiziarie sono un presupposto imprescindibile per l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Il diritto alle ferie, tutelato a livello costituzionale ed europeo, implica che la retribuzione non debba subire decurtazioni per le voci che compensano disagi e modalità intrinseche della prestazione lavorativa, anche se corrisposte sotto forma di indennità.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza la tutela del lavoratore in merito al diritto al riposo, garantendo che le ferie non comportino un sacrificio economico. Le aziende devono prestare massima attenzione nel calcolare la retribuzione feriale, includendo tutte le componenti retributive continuative e connesse alla natura della prestazione, anche se denominate ‘indennità’. Le clausole dei contratti collettivi che prevedono diversamente sono illegittime e possono essere disapplicate dal giudice. Infine, la decisione serve da monito contro l’abuso dello strumento processuale: insistere in ricorsi basati su tesi giuridiche già ampiamente superate può comportare pesanti sanzioni economiche.

Le indennità accessorie, come quella per l’assenza dalla residenza, devono essere incluse nel calcolo della retribuzione durante le ferie?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che la retribuzione durante le ferie deve essere comprensiva delle indennità accessorie strettamente connesse allo svolgimento delle mansioni, come l’indennità di assenza dalla residenza e quella di utilizzazione professionale, calcolate sulla media dei compensi percepiti durante l’anno.

Un contratto collettivo può escludere alcune voci retributive dal calcolo della paga per le ferie?
No. Secondo la sentenza, le clausole dei contratti collettivi (sia aziendali che nazionali) che escludono o limitano il computo di indennità ordinarie nella retribuzione feriale sono nulle perché in contrasto con i principi del diritto comunitario (Direttiva 2003/88/CE) e nazionale (art. 36 Cost. e art. 2109 c.c.).

Perché la società è stata condannata a pagare una sanzione oltre alle spese legali?
La società è stata sanzionata ai sensi dell’art. 96 c.p.c. perché ha proposto un ricorso basato su motivi che la Corte di Cassazione aveva già ripetutamente giudicato infondati in numerosi casi analoghi. Questo comportamento è stato considerato un abuso dello strumento processuale, volto a ritardare una decisione su una questione giuridica già consolidata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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