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Retribuzione ferie: indennità accessorie incluse

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di un macchinista contro una società di trasporti, stabilendo che la retribuzione durante le ferie deve includere tutte le indennità accessorie intrinsecamente legate alla mansione, come quelle di condotta, disponibilità e assenza dalla residenza. La Corte ha ribaltato la decisione d’appello, affermando che escludere tali voci creerebbe un disincentivo economico alla fruizione delle ferie, violando i principi del diritto europeo. La sentenza si fonda su un orientamento giurisprudenziale consolidato, sottolineando l’importanza della prevedibilità e uniformità del diritto.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Retribuzione Ferie: La Cassazione Conferma l’Inclusione delle Indennità Accessorie

Il diritto alle ferie è un pilastro fondamentale del rapporto di lavoro, essenziale per il recupero delle energie psicofisiche del lavoratore. Ma come si calcola la paga durante questo periodo? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatto chiarezza su un aspetto cruciale: il calcolo della retribuzione ferie e l’inclusione delle indennità accessorie. La Corte ha stabilito che la retribuzione percepita in ferie non deve essere inferiore a quella ordinaria, altrimenti si creerebbe un disincentivo per il lavoratore a godere del proprio diritto al riposo.

I Fatti del Caso: Il Contenzioso sulla Retribuzione Ferie

Il caso ha origine dalla domanda di un lavoratore con mansioni di macchinista presso una grande società di trasporti ferroviari. Il lavoratore lamentava che, nel calcolo della sua retribuzione durante le ferie, l’azienda non includeva alcune indennità percepite regolarmente durante l’attività lavorativa. Nello specifico, si trattava di:

* Indennità di utilizzazione/condotta
* Indennità di riserva/disponibilità/traghetto
* Indennità di assenza dalla residenza

Queste voci, secondo il dipendente, erano parte integrante e continuativa del suo compenso e, pertanto, dovevano essere considerate anche ai fini del calcolo della paga durante le ferie. Dopo una decisione sfavorevole in Corte d’Appello, il lavoratore ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del lavoratore, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa a un nuovo giudice. La decisione si allinea a un principio consolidato, sia a livello europeo che nazionale: la retribuzione corrisposta durante il periodo feriale deve essere tale da porre il lavoratore in una situazione economica comparabile a quella in cui si troverebbe se stesse lavorando. Escludere dal calcolo delle componenti retributive fisse e continuative, intrinsecamente legate alle mansioni svolte, costituirebbe una penalizzazione economica che potrebbe dissuadere il lavoratore dal fruire del proprio diritto al riposo.

Le Motivazioni: La Corretta Retribuzione Ferie e il Ruolo della Giurisprudenza

Le motivazioni della Corte si basano su due pilastri fondamentali. Il primo è l’interpretazione del diritto dell’Unione Europea, in particolare dell’art. 7 della Direttiva 2003/88/CE e dell’art. 31 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE. La giurisprudenza europea ha costantemente affermato che qualsiasi elemento retributivo intrinsecamente connesso all’esecuzione delle mansioni del lavoratore e previsto dal contratto di lavoro deve essere incluso nella retribuzione feriale.

Il secondo pilastro è il principio di nomofilachia, ovvero la funzione della Corte di Cassazione di garantire l’uniformità e la prevedibilità dell’interpretazione giuridica. La Corte ha richiamato numerosi precedenti, sia nei confronti di altre società del settore che della stessa azienda controricorrente, in cui era già stato affermato lo stesso principio. Ignorare un orientamento così consolidato minerebbe la certezza del diritto e l’affidabilità delle decisioni giudiziarie. La stabilità dell’interpretazione giuridica è un valore essenziale per garantire l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Lavoratori e Aziende

Questa ordinanza riafferma con forza un principio di tutela fondamentale per i lavoratori. Le aziende sono tenute a calcolare la retribuzione durante le ferie includendo non solo la paga base, ma anche tutte quelle indennità che, pur definite accessorie, sono collegate in modo diretto e costante alle mansioni svolte. Per i lavoratori, ciò significa vedere garantito il proprio diritto a un riposo effettivo, senza dover subire una diminuzione del reddito. Per le imprese, rappresenta un chiaro monito a conformare le proprie prassi di calcolo retributivo ai principi inderogabili stabiliti dalla legge e dalla giurisprudenza consolidata.

Le indennità accessorie, come quella di condotta per un macchinista, devono essere incluse nella retribuzione durante le ferie?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che tutte le indennità intrinsecamente connesse alle mansioni svolte dal lavoratore devono essere comprese nel calcolo della retribuzione feriale, per garantire che il lavoratore non subisca una perdita economica durante il periodo di riposo.

Qual è il principio europeo alla base di questa decisione?
La decisione si fonda sull’articolo 7 della Direttiva 88/2003/CE e sull’articolo 31 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, i quali stabiliscono che lo scopo delle ferie retribuite è permettere al lavoratore di riposarsi. Una retribuzione inferiore a quella ordinaria potrebbe disincentivare la fruizione delle ferie.

Perché la Corte di Cassazione ha dato tanto peso ai precedenti giudiziari?
La Corte ha richiamato numerosi precedenti conformi per ribadire il suo ruolo di “nomofilachia”, ovvero garantire l’uniformità e la prevedibilità dell’interpretazione della legge. Seguire orientamenti consolidati assicura la certezza del diritto e l’uguaglianza tra i cittadini.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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