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Retribuzione feriale: le indennità vanno incluse?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 11776/2025, ha rigettato il ricorso di una società di trasporti, confermando il diritto dei lavoratori a vedersi incluse nella retribuzione feriale tutte le indennità accessorie (trasferta, diaria, etc.) collegate all’esecuzione delle mansioni. La decisione si fonda sull’interpretazione del diritto dell’Unione Europea, che mira a garantire al lavoratore una retribuzione durante le ferie paragonabile a quella ordinaria, per evitare un effetto dissuasivo che ne disincentiverebbe la fruizione.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Retribuzione feriale: anche le indennità accessorie contano

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 11776/2025 ribadisce un principio fondamentale in materia di diritto del lavoro, direttamente influenzato dalla normativa europea: la retribuzione feriale deve comprendere tutte le voci retributive accessorie legate allo svolgimento delle mansioni. Questa decisione conferma che una paga ridotta durante le vacanze può costituire un deterrente illegittimo all’esercizio del diritto al riposo. Analizziamo insieme i dettagli di questo importante provvedimento.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dalla domanda di alcuni lavoratori di una società di trasporti. Essi chiedevano al Tribunale di riconoscere il loro diritto a includere nel calcolo della retribuzione percepita durante le ferie una serie di indennità specifiche: trasferta, diaria ridotta, indennità di percorrenza, compenso per duplici mansioni e per guida di autosnodati. Queste voci, previste dalla contrattazione collettiva, erano state escluse dal datore di lavoro dal computo della paga feriale.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione ai lavoratori, condannando l’azienda al pagamento delle differenze retributive. La società, non accettando la decisione, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, sostenendo una violazione di diverse norme nazionali e collettive e contestando l’applicabilità della giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE).

La Decisione della Corte: la centralità della retribuzione feriale

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso dell’azienda, dichiarandolo infondato. Il fulcro della decisione risiede nell’allineamento della giurisprudenza italiana a quella europea. La nozione di retribuzione durante il periodo di ferie, secondo la Corte, non può essere interpretata in modo restrittivo.

Il principio cardine, derivato dalla Direttiva 2003/88/CE e dalle sentenze della CGUE (come le note cause Williams e To.He.), è che il lavoratore in ferie deve trovarsi in una situazione economica paragonabile a quella dei periodi di lavoro. Qualsiasi diminuzione significativa della retribuzione potrebbe infatti avere un “effetto dissuasivo”, spingendo il lavoratore a rinunciare al proprio diritto irrinunciabile al riposo per non subire una perdita economica.

L’impatto del Diritto dell’Unione Europea

La Cassazione ha sottolineato con forza che le sentenze della Corte di Giustizia UE hanno efficacia vincolante, diretta e prevalente sull’ordinamento nazionale. Esse non creano nuove norme, ma ne chiariscono il significato e l’ambito di applicazione con efficacia erga omnes (valida per tutti). Pertanto, la retribuzione feriale deve includere qualsiasi importo pecuniario che sia collegato all’esecuzione delle mansioni e correlato allo status personale e professionale del lavoratore.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha motivato la sua decisione respingendo entrambi i motivi di ricorso presentati dall’azienda. I giudici hanno affermato che l’orientamento consolidato della Cassazione è ormai stabile e chiaro. È stato ribadito che l’interpretazione fornita dalla CGUE è fondamentale per assicurare al lavoratore una tutela effettiva della salute e della sicurezza.

Il Collegio ha spiegato che una diminuzione della retribuzione durante le ferie sarebbe in contrasto con gli obiettivi del legislatore europeo. Qualsiasi incentivo, anche indiretto, volto a indurre i dipendenti a rinunciare alle ferie è incompatibile con il diritto dell’Unione. La sentenza impugnata, confermando la decisione di primo grado, si è quindi correttamente allineata a questi principi, garantendo ai lavoratori un compenso che non costituisca un deterrente all’esercizio del loro diritto al riposo annuale.

Inoltre, la Corte ha sottolineato l’importanza della stabilità e prevedibilità delle decisioni giurisprudenziali per garantire la certezza del diritto e l’uguaglianza tra i cittadini, respingendo l’idea che un precedente consolidato possa essere disatteso senza gravi ragioni.

Conclusioni

L’ordinanza n. 11776/2025 rappresenta un’importante conferma della tutela del diritto alle ferie retribuite. Per i datori di lavoro, emerge la chiara indicazione che il calcolo della paga durante le ferie deve essere onnicomprensivo, includendo tutte quelle indennità che, pur essendo accessorie, sono intrinsecamente legate alle mansioni svolte dal lavoratore. Escluderle non solo è illegittimo, ma espone l’azienda a contenziosi dall’esito quasi scontato e a possibili condanne per lite temeraria. Per i lavoratori, questa decisione rafforza la garanzia di poter godere del riposo annuale senza subire penalizzazioni economiche, in piena conformità con i principi fondamentali del diritto del lavoro italiano ed europeo.

Quali tipi di indennità devono essere inclusi nel calcolo della retribuzione durante le ferie?
Secondo la Corte, devono essere inclusi tutti gli importi pecuniari che si pongono in rapporto di collegamento con l’esecuzione delle mansioni e che sono correlati allo status personale e professionale del lavoratore. Nel caso specifico, erano incluse indennità di trasferta, diaria, percorrenza, duplici mansioni e altre previste dalla contrattazione collettiva.

Perché la giurisprudenza dell’Unione Europea è così importante in questa materia?
Perché la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha interpretato la Direttiva 2003/88/CE stabilendo che la retribuzione durante le ferie deve essere tale da non dissuadere il lavoratore dal goderne. Le sue sentenze hanno efficacia vincolante e diretta negli Stati membri, influenzando l’interpretazione delle norme nazionali per garantire una tutela uniforme dei diritti dei lavoratori.

Cosa succede se un datore di lavoro non include correttamente tutte le indennità nella retribuzione feriale?
Il datore di lavoro può essere citato in giudizio dal lavoratore per il pagamento delle differenze retributive non corrisposte. Come dimostra questa ordinanza, le probabilità di soccombere in giudizio sono molto alte, con conseguente condanna al pagamento delle differenze, degli interessi, delle spese legali e, in casi di ricorsi palesemente infondati, anche al pagamento di ulteriori somme a titolo di risarcimento per lite temeraria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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