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Retribuzione ex lettori: No a stipendio da ricercatore

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di due ex lettrici universitarie, stabilendo che la loro retribuzione non deve essere permanentemente agganciata a quella dei ricercatori. Anche in presenza di un precedente giudicato favorevole, nuove leggi e contratti collettivi possono modificare il trattamento economico. La differenza viene conservata come assegno personale non rivalutabile, senza che ciò costituisca discriminazione. La Corte ha chiarito la corretta interpretazione della normativa sulla retribuzione ex lettori.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Retribuzione ex lettori: La Cassazione conferma lo stop all’aggancio con lo stipendio dei ricercatori

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato nuovamente la complessa questione della retribuzione ex lettori universitari, oggi inquadrati come collaboratori ed esperti linguistici (CEL). La pronuncia conferma un orientamento consolidato: anche in presenza di un precedente giudicato favorevole, il trattamento economico di questi lavoratori non è permanentemente agganciato alla progressione di carriera dei ricercatori. Le normative e la contrattazione collettiva sopravvenute possono legittimamente modificare tale meccanismo, salvaguardando il trattamento acquisito solo tramite un assegno ad personam.

Il caso: dalla parità di trattamento all’assegno personale

La vicenda giudiziaria ha origine dalla lunga battaglia di due ex lettrici di madrelingua assunte da un’università italiana. Inizialmente, una sentenza passata in giudicato aveva riconosciuto il loro diritto a percepire un trattamento economico equiparato a quello di un ricercatore a tempo definito. Successivamente, a seguito di interventi normativi, l’ateneo aveva ricalcolato il loro stipendio, riducendolo in proporzione alle ore di lavoro effettivamente svolte e trasformando di fatto il precedente trattamento più favorevole in un sistema diverso.

Le lavoratrici avevano quindi avviato una nuova causa per ottenere il riconoscimento del loro diritto a mantenere l’aggancio dinamico alla retribuzione dei ricercatori anche per il futuro. La Corte d’Appello, in un primo momento, aveva dato loro ragione, ma la Cassazione aveva annullato tale decisione con rinvio, enunciando specifici principi di diritto. Il giudice del rinvio, uniformandosi a tali principi, ha infine respinto le domande delle lavoratrici, le quali hanno proposto un nuovo ricorso in Cassazione, anch’esso rigettato con l’ordinanza in esame.

L’evoluzione normativa sulla retribuzione ex lettori

Il cuore del problema risiede nell’interpretazione dell’evoluzione normativa che ha riguardato la figura degli ex lettori. La Cassazione ha chiarito che le leggi succedutesi nel tempo, in particolare il D.L. n. 2/2004 e la Legge n. 240/2010 (la cosiddetta “riforma Gelmini”), hanno delineato un quadro preciso.

I principi affermati dalla Corte

La Suprema Corte ha stabilito che:
1. L’ultrattività del giudicato è limitata: L’efficacia di una sentenza che stabilisce un certo trattamento economico non è assoluta e perenne. Se intervengono nuove leggi o contratti collettivi (ius superveniens) che modificano la disciplina del rapporto di lavoro, il giudicato cessa di produrre effetti per il futuro.
2. L’assegno ad personam è legittimo: La conservazione del trattamento di miglior favore, derivante dal precedente giudicato, avviene attraverso l’attribuzione di un assegno ad personam. Questo importo, pari alla differenza tra la vecchia e la nuova retribuzione al momento del cambiamento, è destinato a essere progressivamente assorbito dai futuri aumenti contrattuali e non segue le dinamiche stipendiali dei ricercatori.
3. Nessuna discriminazione: La Corte ha escluso che tale meccanismo violi il principio di non discriminazione sancito dal diritto dell’Unione Europea. L’equiparazione tra collaboratori linguistici e docenti/ricercatori non è un obbligo, data la diversità delle funzioni svolte. Inoltre, l’uso dell’assegno ad personam è una pratica comune nel pubblico impiego italiano per garantire i diritti quesiti senza cristallizzare per sempre un sistema retributivo superato.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha ribadito che l’obiettivo della normativa non è quello di creare un “ruolo ad esaurimento” per gli ex lettori con un trattamento economico agganciato a quello dei ricercatori, bensì quello di far confluire queste figure professionali nella disciplina comune dei collaboratori esperti linguistici, regolata dalla contrattazione collettiva. Le leggi più recenti, come la L. 167/2017, pur stanziando fondi per risolvere il contenzioso, non hanno introdotto un diritto automatico all’equiparazione retributiva, ma hanno rimesso la questione a successivi contratti integrativi di ateneo, nella fattispecie mai adottati.

Il Collegio ha sottolineato come la pretesa delle ricorrenti si fondasse sull’erroneo presupposto di un’assimilazione tra le mansioni dei CEL e quelle del personale docente. Al contrario, l’attività dei collaboratori linguistici, sebbene didattica, è di supporto e strumentale rispetto all’insegnamento universitario vero e proprio, connotato da specifiche competenze scientifiche. Questa diversità giustifica un trattamento retributivo differenziato.

Conclusioni e implicazioni pratiche

L’ordinanza della Cassazione mette un punto fermo su una questione dibattuta da decenni. La decisione chiarisce che la retribuzione ex lettori è soggetta all’evoluzione normativa e contrattuale, come per qualsiasi altra categoria di lavoratori. Il principio del giudicato non può “congelare” un rapporto di lavoro, impedendone l’adeguamento a nuove regole. La tutela dei diritti acquisiti è garantita attraverso lo strumento dell’assegno ad personam, che impedisce una perdita economica immediata (reformatio in peius) ma non assicura un allineamento perpetuo a una categoria professionale differente come quella dei ricercatori. Per i lavoratori coinvolti, ciò significa che la progressione economica è legata esclusivamente a quanto previsto dai contratti collettivi per i collaboratori esperti linguistici e non più alle dinamiche stipendiali della docenza universitaria.

Un precedente giudicato che equipara lo stipendio di un ex lettore a quello di un ricercatore è valido per sempre?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’efficacia di una tale sentenza è limitata nel tempo. Se intervengono nuove leggi o contratti collettivi che modificano la disciplina del rapporto di lavoro, il giudicato cessa di avere effetto per il periodo successivo alla loro entrata in vigore.

La trasformazione della differenza di stipendio in un “assegno ad personam” costituisce discriminazione?
No. La Corte ha stabilito che l’utilizzo dell’assegno ad personam non viola il principio di non discriminazione. È uno strumento legittimo, comune nel pubblico impiego, per salvaguardare il livello retributivo già acquisito (diritto quesito) quando si passa a un nuovo sistema contrattuale, senza però cristallizzare per sempre un aggancio a una categoria professionale diversa.

Le nuove leggi sulla retribuzione degli ex lettori hanno introdotto un aggancio automatico allo stipendio dei ricercatori?
No. La Corte ha chiarito che le normative più recenti, inclusa la Legge n. 167/2017, non hanno riconosciuto un diritto automatico all’aggancio con la progressione di carriera dei ricercatori. Tali leggi hanno previsto stanziamenti di fondi e rinviato la definizione di trattamenti migliorativi a specifici contratti integrativi di ateneo, che nella fattispecie non erano stati stipulati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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