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Retribuzione dirigente medico: no a pagamenti extra

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5523/2025, ha stabilito che un dirigente medico non ha diritto a un compenso extra per le ore lavorate in più a causa di un errato calcolo del debito orario da parte dell’Azienda Sanitaria. La Suprema Corte chiarisce che la retribuzione del dirigente medico è onnicomprensiva e non oraria. L’eventuale lavoro eccedente non dà diritto a una maggiore retribuzione, ma può, al più, fondare un’azione di risarcimento del danno alla salute o al riposo, che deve però essere specificamente provato. La Corte ha così cassato la sentenza d’appello che aveva dato ragione al medico, rigettando la sua domanda originaria.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione Dirigente Medico: La Cassazione Nega gli Straordinari da Calcolo Errato

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale per il settore sanitario: la retribuzione dirigente medico in relazione alle ore di lavoro eccedenti. La Suprema Corte ha stabilito che, anche se il lavoro extra è causato da un errore del datore di lavoro nel calcolo del debito orario, non spetta un compenso aggiuntivo. Vediamo nel dettaglio i fatti e le motivazioni di questa importante decisione.

I Fatti di Causa

La controversia nasce dalla richiesta di un dirigente medico contro un’Azienda Sanitaria Locale (ASL). Il medico sosteneva che il sistema di calcolo del debito orario giornaliero adottato dall’ASL fosse errato, in particolare per quanto riguarda i giorni di assenza legittima come ferie, festività e permessi. Questo errore, a suo dire, generava un debito orario fittizio che lo costringeva a svolgere una prestazione lavorativa superiore alle 38 ore settimanali previste dal contratto collettivo per recuperare ore in realtà non dovute. Di conseguenza, il medico aveva chiesto in tribunale la condanna dell’ASL al pagamento delle differenze retributive per il periodo 2013-2018.

Il Percorso Giudiziario nei Primi Due Gradi

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello territoriale avevano dato ragione al medico. In particolare, la Corte d’Appello aveva rigettato il ricorso dell’ASL, confermando che il sistema di calcolo era illegittimo. Secondo i giudici di merito, non si trattava di lavoro straordinario (escluso dal CCNL per la dirigenza medica), ma di una prestazione eccedente imposta al lavoratore per compensare un debito orario inesistente. Pertanto, l’ASL era stata condannata al pagamento delle ore lavorate in più.

Le Motivazioni della Cassazione sulla Retribuzione Dirigente Medico

L’Azienda Sanitaria Locale ha presentato ricorso in Cassazione, che ha completamente ribaltato l’esito della vicenda. La Suprema Corte, uniformandosi a un orientamento ormai consolidato, ha accolto il ricorso dell’ASL basandosi su un principio fondamentale che riguarda la natura della retribuzione dirigente medico.

Il punto centrale della decisione è che lo stipendio di un dirigente medico è stabilito su base mensile e non oraria. Si tratta di una retribuzione ‘onnicomprensiva’, che remunera la totalità delle prestazioni rese dal dirigente, indipendentemente dal tempo effettivo dedicato al lavoro. Questo significa che il concetto di ‘lavoro straordinario’ o di ‘ore extra’ da retribuire separatamente non si applica a questa categoria professionale.

Distinzione tra Azione di Adempimento e Azione Risarcitoria

La Corte ha chiarito che l’azione intentata dal medico era un’azione di ‘esatto adempimento’, finalizzata a ottenere una parte di retribuzione ritenuta mancante. Tuttavia, poiché la retribuzione è onnicomprensiva, non può esserci nulla di ‘mancante’ da pagare, anche se le ore lavorate superano quelle standard.

La Cassazione ha però precisato che questo non lascia il dirigente privo di tutele. Se il lavoro eccedente, imposto da un errore del datore di lavoro, ha causato un danno concreto alla salute, alla personalità morale o al diritto al riposo, il medico può agire in giudizio. In questo caso, però, non si tratterà più di chiedere un pagamento aggiuntivo, ma di un’azione di ‘responsabilità datoriale a titolo risarcitorio’. Per avere successo, il dirigente dovrà allegare e provare specificamente il pregiudizio subito, anche attraverso presunzioni semplici.

Conclusioni

La decisione della Corte di Cassazione è netta: la retribuzione dirigente medico è onnicomprensiva e non dà diritto al pagamento di ore extra, nemmeno se queste sono frutto di un errore di calcolo dell’azienda. Il lavoro eccedente non si traduce automaticamente in un diritto a un compenso maggiore. La tutela del dirigente medico passa attraverso un’altra via: quella del risarcimento del danno. Se il surplus di lavoro ha compromesso la salute o il necessario riposo, il medico potrà chiedere un risarcimento, ma dovrà dimostrare il danno effettivo subito. Questa pronuncia consolida un principio importante, distinguendo chiaramente tra l’obbligazione retributiva e la responsabilità per danno alla persona del lavoratore.

Un dirigente medico ha diritto al pagamento delle ore di lavoro extra svolte a causa di un errato calcolo del debito orario da parte dell’azienda sanitaria?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la retribuzione del dirigente medico è onnicomprensiva e stabilita su base mensile, non oraria. Pertanto, non ha diritto a un compenso aggiuntivo per il lavoro eccedente, anche se causato da un errore del datore di lavoro.

Perché la retribuzione del dirigente medico è considerata ‘onnicomprensiva’?
Perché è concepita come un compenso forfettario mensile che copre la totalità delle prestazioni lavorative rese dal dirigente, senza che il suo ammontare sia legato al numero di ore effettivamente lavorate. Questo è tipico delle figure dirigenziali, per le quali la prestazione è valutata più sul risultato che sul tempo impiegato.

In quali casi un dirigente medico può ottenere un ristoro economico per aver lavorato ore in più?
Può ottenerlo non come pagamento di ore extra, ma come risarcimento del danno. Per farlo, deve intentare un’azione legale specifica dimostrando di aver subito un pregiudizio concreto alla salute, alla vita di relazione o al diritto al riposo a causa del lavoro eccedente. La semplice prova di aver lavorato di più non è sufficiente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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