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Retratto agrario: la prova e la nullità della CTU

Un coltivatore diretto esercita il diritto di retratto agrario. La Corte d’Appello respinge la domanda per insufficienza di prova, ritenendo nulla una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) disposta dal giudice di primo grado. La Corte di Cassazione accoglie il ricorso del coltivatore, stabilendo che la nullità della CTU era solo ‘relativa’ e, non essendo stata eccepita tempestivamente dalla controparte, si era sanata. Di conseguenza, la Corte d’Appello non avrebbe dovuto ignorare la perizia. La sentenza viene annullata con rinvio per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 2 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Retratto Agrario: Onere della Prova e Nullità della CTU secondo la Cassazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta temi cruciali in materia di retratto agrario, soffermandosi in particolare sull’onere della prova e sulla corretta gestione processuale della Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU). La decisione chiarisce la differenza tra nullità assoluta e relativa di un atto processuale, con importanti implicazioni pratiche per la difesa in giudizio. Analizziamo i dettagli di questa pronuncia.

I Fatti di Causa: Il Contesto della Controversia

La vicenda ha origine da una domanda di riscatto agrario avanzata da un coltivatore diretto nel 1997. Il Tribunale, in primo grado, aveva accolto la richiesta, riconoscendo il diritto del coltivatore a subentrare nel contratto di compravendita di un fondo. Tuttavia, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, respingendo la domanda. La motivazione principale della corte territoriale risiedeva nella presunta mancata prova, da parte del retraente, di una condizione essenziale: non aver alienato fondi rustici nel biennio precedente alla vendita. La Corte d’Appello aveva inoltre ritenuto nulla la CTU disposta in primo grado, poiché il giudice avrebbe affidato al consulente un quesito che andava oltre le richieste delle parti.

Contro questa sentenza, il coltivatore proponeva ricorso per cassazione, basato su tre motivi.

L’Analisi della Cassazione sul Retratto Agrario e la CTU

La Suprema Corte ha esaminato i motivi di ricorso, accogliendone uno e rigettandone un altro, con conseguente assorbimento del terzo. L’analisi si è concentrata su due aspetti fondamentali: il valore probatorio della documentazione prodotta e la natura della nullità della CTU.

Il Primo Motivo: L’Onere della Prova nel Retratto Agrario

Il ricorrente lamentava che la Corte d’Appello avesse erroneamente svalutato la prova fornita, in particolare una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà attestante la mancata vendita di terreni. La Cassazione ha dichiarato questo motivo inammissibile, confermando il suo orientamento consolidato. In un processo civile, la dichiarazione sostitutiva non ha efficacia probatoria, poiché la parte non può creare prove a proprio favore. Spetta a chi esercita il diritto di retratto agrario dimostrare la sussistenza di tutte le condizioni di legge, inclusa quella negativa di non aver venduto fondi nel biennio precedente, attraverso mezzi di prova idonei come testimonianze o certificati dei registri immobiliari.

Il Secondo Motivo: La Nullità della CTU

Il punto cruciale della decisione riguarda il secondo motivo di ricorso, che è stato accolto. Il ricorrente contestava la decisione della Corte d’Appello di aver dichiarato la CTU affetta da “nullità assoluta” e rilevabile d’ufficio perché il quesito del giudice di primo grado era andato oltre le richieste formulate dalle parti.

La Cassazione ha corretto questa impostazione, fornendo un’importante lezione di diritto processuale. Ha stabilito che l’eventuale estensione delle indagini peritali oltre i limiti delle richieste di parte non costituisce una nullità assoluta, bensì una nullità relativa. Questo tipo di vizio deve essere eccepito dalla parte interessata nella prima difesa o istanza successiva al deposito della perizia o alla conoscenza dell’atto viziato. Se la parte non solleva tempestivamente l’eccezione, la nullità si considera sanata.

Nel caso di specie, le controparti non avevano contestato l’operato del CTU nei termini previsti. Di conseguenza, la Corte d’Appello ha commesso un errore nel rilevare d’ufficio una nullità che, in realtà, non era più opponibile.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base del principio secondo cui le nullità processuali sono tassative e devono essere gestite secondo le regole stabilite dal codice di procedura civile. La distinzione tra nullità relative (sanabili) e assolute (insanabili e rilevabili d’ufficio) è fondamentale per garantire la certezza e la stabilità degli atti processuali. L’errore della Corte d’Appello nel qualificare la nullità come assoluta ha portato all’ingiusta esclusione di un elemento probatorio (la CTU) che era ormai stato validamente acquisito al processo. Pertanto, la sentenza impugnata è stata cassata perché basata su un presupposto giuridico errato.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione annulla la sentenza della Corte d’Appello e rinvia la causa allo stesso ufficio giudiziario, in diversa composizione, per un nuovo esame. Il giudice del rinvio dovrà rivalutare il merito della controversia tenendo conto delle risultanze della CTU, che non poteva essere considerata nulla. Questa pronuncia ribadisce l’importanza della diligenza processuale delle parti: un’eccezione non sollevata al momento giusto può precludere la possibilità di far valere un vizio in un momento successivo del giudizio.

Una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà è sufficiente per provare di non aver venduto terreni negli ultimi due anni in una causa di retratto agrario?
No, la Suprema Corte ha ribadito che la dichiarazione sostitutiva non ha valore di prova in un processo civile, poiché una parte non può creare prove a proprio favore. L’onere della prova spetta a chi esercita il diritto di retratto.

Se un giudice, nel nominare un CTU, va oltre le richieste delle parti, la consulenza è sempre nulla?
No. Secondo la sentenza, si tratta di una ‘nullità relativa’. Questo vizio deve essere eccepito dalla parte interessata nella prima difesa o istanza successiva al deposito della consulenza. Se non viene eccepito tempestivamente, il vizio si sana e la consulenza è valida.

Una nullità relativa della CTU può essere rilevata d’ufficio dal giudice d’appello?
No, la Corte ha stabilito che la Corte d’Appello ha errato nel rilevare d’ufficio una presunta ‘nullità assoluta’ che in realtà era solo ‘relativa’ e ormai sanata per mancata tempestiva eccezione della parte interessata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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