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Reticenza assicurato: quando l’assicurazione non paga

A seguito di un incendio in un capannone, una compagnia assicurativa negava l’indennizzo agli eredi del contraente originario. La Corte di Cassazione conferma la decisione, stabilendo che la reticenza dell’assicurato su circostanze decisive (mancanza di dotazioni antincendio e diversa destinazione d’uso dell’immobile) con colpa grave, esonera l’assicuratore dal pagamento. La Corte chiarisce che stabilire se l’assicuratore fosse a conoscenza di tali fatti è una valutazione di merito, non sindacabile in sede di legittimità, e che la conoscenza dell’agente non implica automaticamente quella della compagnia.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Reticenza Assicurato: La Cassazione Spiega Perché la Mancata Comunicazione Annulla l’Indennizzo

Il contratto di assicurazione si fonda su un pilastro fondamentale: la massima buona fede. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ribadisce con forza questo principio, analizzando un caso in cui la reticenza dell’assicurato ha portato al diniego totale dell’indennizzo dopo un grave incendio. La decisione offre spunti cruciali sull’obbligo di trasparenza del contraente e sui limiti della conoscenza attribuibile alla compagnia assicurativa.

I Fatti di Causa: Dall’Incendio al Contenzioso Legale

La vicenda ha origine da un contratto di assicurazione multirischio stipulato nel 2006 per coprire i danni da incendio e la responsabilità civile di un capannone. Dopo la morte del contraente originario, i suoi eredi continuavano a pagare regolarmente il premio. Nel 2014, un vasto incendio distruggeva l’immobile e numerosi veicoli (soprattutto autocaravan) di terzi che vi erano custoditi.

Gli eredi citavano in giudizio la compagnia assicurativa per ottenere sia il risarcimento dei danni subiti dall’immobile sia la manleva dalle richieste risarcitorie avanzate dai proprietari dei veicoli distrutti. La compagnia si opponeva, sostenendo che il contraente, al momento della stipula, avesse taciuto circostanze essenziali per la valutazione del rischio, commettendo una grave reticenza.

Le Decisioni dei Giudici di Merito

Il Tribunale di primo grado aveva inizialmente respinto la domanda degli eredi, ritenendo che il contratto si fosse estinto con la morte del contraente. La Corte d’Appello, tuttavia, riformava questa motivazione. Pur riconoscendo la validità del contratto, respingeva comunque la richiesta di indennizzo, ma per una ragione diversa: la reticenza dell’assicurato. Secondo i giudici d’appello, né il contraente originario né i suoi successori avevano mai comunicato all’assicuratore due fatti determinanti:
1. L’immobile era privo delle necessarie dotazioni antincendio.
2. L’attività svolta non era una ‘concessionaria’, come dichiarato, ma una più rischiosa ‘locazione di aree per il posteggio’ di veicoli di terzi.

Questa omissione, commessa almeno con colpa grave, aveva impedito alla compagnia di valutare correttamente il rischio.

Il Ricorso in Cassazione e la questione sulla reticenza dell’assicurato

Uno degli eredi proponeva ricorso in Cassazione, contestando la violazione delle norme sulla reticenza dell’assicurato. Sosteneva che la compagnia fosse a conoscenza della reale situazione, poiché suoi agenti e periti avevano visitato l’immobile in passato per la liquidazione di un sinistro precedente. A suo avviso, questa conoscenza pregressa avrebbe sanato qualsiasi omissione dichiarativa.
Inoltre, il ricorrente lamentava un’errata condanna al pagamento delle spese legali a favore di un’altra compagnia assicurativa coinvolta nel processo, contro la quale non aveva formulato alcuna domanda in appello.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i motivi relativi alla reticenza dell’assicurato. Gli Ermellini hanno chiarito che accertare se un assicuratore conosca o ignori determinate circostanze è una valutazione di fatto, riservata al giudice di merito e non censurabile in sede di legittimità, a meno di vizi logici macroscopici, qui non riscontrati.

La Corte ha inoltre specificato due principi chiave:
1. La conoscenza dell’agente non è conoscenza della compagnia: La conoscenza di un agente intermediario o di un perito non si trasferisce automaticamente alla direzione della compagnia assicurativa. La legge limita i poteri di rappresentanza dell’agente a specifici atti, e non si può presumere una conoscenza generalizzata.
2. Il dovere di trasparenza deriva dalla legge: L’obbligo di dichiarare tutte le circostanze che aggravano il rischio (principio di uberrima bona fides) non dipende da una clausola specifica del contratto, ma è un dovere imposto direttamente dalla legge (art. 1892 c.c.) per garantire l’equilibrio tra premio e rischio.

La Corte ha invece accolto il motivo relativo alle spese legali. Poiché il ricorrente non aveva proposto alcuna domanda contro l’altra compagnia assicurativa (che, anzi, ne sosteneva le ragioni), non poteva essere considerato ‘soccombente’ nei suoi confronti. La condanna al pagamento delle spese è stata quindi annullata.

Conclusioni: L’Obbligo di Trasparenza dell’Assicurato

Questa ordinanza è un monito per tutti gli assicurati. Il dovere di informare la compagnia di ogni circostanza rilevante per la valutazione del rischio è assoluto e non ammette scorciatoie. Confidare nel fatto che l’agente ‘sappia’ o ‘abbia visto’ non è sufficiente a sollevare il contraente dalle proprie responsabilità. La reticenza dell’assicurato, anche se non intenzionale ma dovuta a colpa grave, può avere conseguenze drastiche, portando alla perdita totale del diritto a essere risarciti in caso di sinistro.

Se l’agente assicurativo ha visitato l’immobile, l’assicurazione può comunque contestare la reticenza dell’assicurato?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che la conoscenza di un agente o di un perito non si trasferisce automaticamente alla compagnia assicurativa. L’assicurato ha sempre il dovere legale di dichiarare tutte le circostanze rilevanti per il rischio, e non può presumere che la compagnia ne sia venuta a conoscenza per altre vie.

L’assicurato è obbligato a dichiarare le circostanze che aggravano il rischio anche se non sono esplicitamente richieste nel contratto?
Sì. L’ordinanza conferma che l’obbligo di dichiarare tutte le circostanze rilevanti per il rischio deriva direttamente dalla legge (art. 1892 c.c.) e dal principio di massima buona fede (uberrima bona fides). Questo dovere esiste indipendentemente da specifiche domande o clausole presenti nel modulo contrattuale.

Si può essere condannati a pagare le spese legali a una parte contro cui non si è fatta alcuna domanda in appello?
No. La Corte ha stabilito che, in base al principio di soccombenza, una parte può essere condannata a pagare le spese legali solo se risulta perdente rispetto a una domanda formulata dalla controparte. Non si può essere considerati soccombenti, e quindi tenuti al pagamento delle spese, nei confronti di una parte contro la quale non è stata avanzata alcuna pretesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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