LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Restituzione somma denaro: la prova del prestito

Una sorella cita in giudizio il fratello per la restituzione di una somma di denaro di €20.000, sostenendo si trattasse di un prestito. Il fratello, invece, afferma fosse una donazione. Il Tribunale accoglie la domanda della sorella, stabilendo che l’onere di provare la donazione gravava sul fratello, prova che non è stata fornita. Accoglie anche la domanda riconvenzionale del fratello relativa alla sua quota di buoni postali cointestati e riscossi dalla sorella, disponendo una compensazione parziale e condannando il fratello al pagamento della differenza di €14.000.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 18 dicembre 2024 in Diritto Civile, Diritto di Famiglia, Giurisprudenza Civile

Restituzione Somma Denaro tra Parenti: Quando è Prestito e Quando Donazione?

La gestione dei rapporti economici in famiglia può spesso portare a controversie complesse. Una recente sentenza del Tribunale di Brescia offre spunti cruciali sulla restituzione di una somma di denaro tra fratelli, delineando i confini tra prestito (mutuo) e donazione, e chiarendo l’onere della prova. Il caso analizza anche la gestione dei buoni fruttiferi postali cointestati, un altro tema di frequente litigio.

I Fatti di Causa

La vicenda giudiziaria nasce dalla richiesta di una sorella nei confronti del fratello per la restituzione di 20.000 euro. L’attrice sosteneva di aver consegnato tale importo a titolo di prestito, erogato tramite un vaglia postale circolare, con l’accordo che la somma sarebbe stata restituita a breve.

Di contro, il fratello (convenuto) si opponeva alla richiesta, affermando che la somma fosse una donazione. Inizialmente la qualificava come generica liberalità, per poi addurre diverse motivazioni, tra cui un compenso per l’assistenza al padre defunto o una riparazione per una presunta lesione della sua quota di eredità paterna.

Inoltre, il fratello avanzava una domanda riconvenzionale: chiedeva la restituzione della sua quota di 7 buoni fruttiferi postali, per un valore totale di 12.000 euro, che erano cointestati a entrambi ma che la sorella aveva incassato per intero.

La Prova della Restituzione della Somma di Denaro

Il fulcro della causa principale verteva sulla natura del trasferimento di 20.000 euro. L’attrice lo qualificava come mutuo, il convenuto come donazione. La causale “per lavoro” indicata sul vaglia, secondo il giudice, suggeriva un prestito destinato all’attività lavorativa del fratello, ma non era di per sé decisiva.

Il Tribunale ha richiamato un principio consolidato dalla Corte di Cassazione: chi riceve una somma di denaro e sostiene che non si tratti di un prestito da restituire, ha l’onere di provare il “titolo” che giustifica il suo trattenimento, ovvero la donazione. In questo caso, il fratello non è riuscito a fornire una prova convincente. Le sue diverse e mutevoli giustificazioni sono state ritenute deboli e non supportate da prove concrete. Anche le testimonianze, provenienti dai rispettivi coniugi, sono risultate contrastanti e il giudice ha ritenuto meno attendibile quella a favore del convenuto, in quanto resa da persona (la moglie) con un interesse diretto nella causa.

La Questione dei Buoni Fruttiferi Postali

Per quanto riguarda la domanda riconvenzionale, il Tribunale ha accolto la richiesta del fratello. I buoni erano cointestati e prevedevano la clausola di “pari facoltà di rimborso”, che consente a ciascun cointestatario di riscuotere l’intera somma.

Tuttavia, la giurisprudenza è unanime nel chiarire che questa clausola regola i rapporti con l’ente emittente (Poste Italiane), ma non modifica i rapporti interni tra i cointestatari. Salvo prova contraria, si presume che le quote siano uguali. Poiché la sorella ha incassato i 12.000 euro, è stata ritenuta obbligata a restituire al fratello la sua quota del 50%, pari a 6.000 euro.

Le Motivazioni della Decisione

Il giudice ha motivato la decisione sulla base di due principi cardine.

Primo, sull’onere della prova nel caso di restituzione di una somma di denaro. Non spetta a chi ha erogato la somma dimostrare che si trattava di un prestito; al contrario, è chi l’ha ricevuta a dover provare che si trattava di una donazione o di un altro titolo che ne giustifichi il mancato rimborso. Il convenuto non ha assolto a tale onere.

Secondo, riguardo ai buoni postali, il Tribunale ha applicato il principio secondo cui la clausola di “pari facoltà di rimborso” non attribuisce la proprietà dell’intera somma a chi la riscuote. Essa facilita solo l’operazione di incasso, ma lascia impregiudicati i diritti dei cointestatari nei loro rapporti interni. Di conseguenza, la sorella era tenuta a versare al fratello la sua quota di spettanza.

Conclusioni

La sentenza si conclude con una decisione equilibrata che accoglie parzialmente le ragioni di entrambe le parti. Il Tribunale ha accertato l’obbligo del fratello di restituire i 20.000 euro e l’obbligo della sorella di corrispondere al fratello 6.000 euro.

Operando la compensazione legale, il fratello è stato condannato a pagare alla sorella la somma residua di 14.000 euro, oltre agli interessi. Questa decisione sottolinea l’importanza di formalizzare gli accordi economici, anche in ambito familiare, per evitare future controversie. In assenza di un contratto scritto, la legge stabilisce precise regole sulla ripartizione dell’onere della prova che possono determinare l’esito di un giudizio.

Chi deve provare che una somma di denaro ricevuta è un regalo e non un prestito?
Secondo la sentenza, l’onere della prova grava su chi ha ricevuto il denaro. Se questa persona sostiene che si tratti di una donazione e non di un prestito da restituire, deve fornire le prove a sostegno della sua affermazione. Chi ha dato il denaro deve solo dimostrare l’avvenuta consegna.

Se un buono postale è cointestato con “pari facoltà di rimborso”, chi lo incassa può tenere tutta la somma?
No. La clausola “pari facoltà di rimborso” permette a uno qualsiasi dei cointestatari di riscuotere l’intero importo presso l’ente emittente, ma non gli conferisce la proprietà dell’intera somma. Nei rapporti interni, salvo prova contraria, si presume che le quote siano uguali, quindi chi incassa deve corrispondere all’altro cointestatario la sua parte.

La testimonianza del coniuge in una causa civile è sempre decisiva?
No. La testimonianza del coniuge di una delle parti è ammissibile, ma il giudice la valuta con particolare attenzione, considerando il legame affettivo e di interessi. Nel caso esaminato, la testimonianza della moglie del convenuto è stata ritenuta meno credibile perché la teste aveva un interesse diretto nella causa, avendo dichiarato di essere co-titolare del conto su cui era stata versata la somma.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati