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Restituzione prestito: prova valida con WhatsApp

In una causa per la restituzione di un prestito, il Tribunale ha condannato due debitori al pagamento di 15.000 euro ciascuno. La decisione si è basata su prove documentali come bonifici, messaggi WhatsApp e una testimonianza chiave, nonostante i debitori fossero assenti al processo (contumaci). La sentenza sottolinea come la combinazione di queste prove sia sufficiente a dimostrare l’esistenza del credito, ponendo a carico dei debitori l’onere, non assolto, di provare l’avvenuto pagamento.

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Pubblicato il 16 luglio 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Restituzione Prestito: La Prova con WhatsApp e Testimoni è Valida

Nell’era digitale, le comunicazioni informali come i messaggi WhatsApp assumono un’importanza cruciale anche nelle aule di tribunale. Una recente sentenza del Tribunale di Bergamo chiarisce come queste prove, unite a testimonianze e documenti bancari, possano essere decisive per ottenere la restituzione di un prestito, anche quando i debitori scelgono di non difendersi in giudizio.

I Fatti di Causa: Due Prestiti non Restituiti

Il caso ha origine dall’azione legale di un creditore che aveva concesso due distinti prestiti, ciascuno di 15.000 euro, a due persone diverse. Non avendo ottenuto la restituzione delle somme alle scadenze pattuite, il creditore si è rivolto al Tribunale per ottenere un decreto che obbligasse i debitori al pagamento.

Nonostante fossero stati regolarmente convocati, i due debitori non si sono presentati in tribunale né hanno nominato un avvocato per difendersi, venendo così dichiarati ‘contumaci’.

La Decisione del Tribunale

Il Giudice ha accolto integralmente la domanda del creditore. Ha condannato ciascuno dei due debitori a versare la somma di 15.000 euro, oltre agli interessi legali maturati dalla data dei prestiti fino al saldo effettivo. Inoltre, i debitori sono stati condannati in solido al pagamento di tutte le spese processuali sostenute dal creditore.

Le Motivazioni: La Prova per la Restituzione del Prestito

La sentenza si fonda su una valutazione attenta e combinata delle prove fornite dal creditore. Il Tribunale ha ritenuto che l’obbligo di restituzione del prestito fosse stato ampiamente dimostrato attraverso tre elementi chiave:

1. Documentazione Bancaria: Gli ordini di bonifico attestavano in modo inconfutabile il passaggio del denaro dal creditore ai debitori.
2. Messaggi WhatsApp: Le conversazioni intercorse tra le parti confermavano la natura di prestito delle somme erogate e contenevano riferimenti espliciti all’obbligo di restituzione.
3. Prova Testimoniale: Un testimone ha dichiarato di aver assistito a una telefonata in vivavoce durante la quale le parti discutevano chiaramente dei prestiti. Il giudice ha ritenuto questa testimonianza attendibile, soprattutto perché corroborata dai successivi messaggi WhatsApp inviati dai debitori stessi, che ne confermavano il contenuto.

Il Tribunale ha inoltre richiamato un principio consolidato della Corte di Cassazione (sent. n. 13533/2001): una volta che il creditore ha provato la fonte del suo diritto (in questo caso, il contratto di mutuo), spetta al debitore dimostrare di aver adempiuto alla propria obbligazione, cioè di aver restituito la somma. Essendo i debitori contumaci, nessuna prova contraria è stata fornita, lasciando al Giudice la sola via della condanna.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa decisione offre importanti spunti pratici per chi concede prestiti a titolo personale:

* L’importanza della prova scritta: Anche comunicazioni informali come email o messaggi WhatsApp possono diventare prove decisive. È sempre consigliabile far seguire a un accordo verbale una qualche forma di conferma scritta.
* Tracciabilità dei pagamenti: Effettuare prestiti tramite bonifico bancario con una causale chiara (es. ‘prestito fruttifero’) crea una prova documentale robusta.
* Le conseguenze della contumacia: Non difendersi in un processo è quasi sempre una scelta controproducente. Il giudice deciderà sulla base delle sole prove presentate dall’altra parte, con un esito quasi sempre sfavorevole per chi è assente.

I messaggi WhatsApp possono essere usati come prova per la restituzione di un prestito?
Sì. La sentenza dimostra che i messaggi WhatsApp, se uniti ad altre prove come bonifici bancari e testimonianze, costituiscono una prova valida per dimostrare l’esistenza di un prestito e l’obbligo di restituzione.

Cosa succede se il debitore non si presenta in causa?
Se un debitore regolarmente citato non si presenta in giudizio, viene dichiarato ‘contumace’. In tal caso, il processo prosegue e il giudice decide sulla base delle prove fornite dal creditore. L’assenza del debitore gli impedisce di presentare prove a suo favore, come la dimostrazione di aver già pagato.

Una testimonianza su una telefonata sentita in vivavoce è considerata valida?
Sì. In questo caso, il giudice ha ritenuto la testimonianza valida e attendibile, soprattutto perché il suo contenuto era coerente e confermato da altre prove, come i messaggi WhatsApp scambiati successivamente tra le parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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