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Responsabilità vicedirettore: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha confermato una sanzione amministrativa di 25.000 euro a un vicedirettore di banca per violazione dei doveri di controllo. La Corte ha stabilito che la sua posizione e il rapporto diretto con il cliente lo rendevano corresponsabile delle prassi irregolari, consistenti nel richiamo sistematico di assegni per mascherare uno sconfinamento, anche se materialmente eseguite da altri dipendenti. Rigettati tutti i motivi di ricorso, inclusi quelli sulla procedura e sulla determinazione della sanzione.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità Vicedirettore: Quando il Ruolo di Supervisione Diventa Colpa

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha chiarito i confini della responsabilità vicedirettore di banca in caso di carenze nel sistema dei controlli interni. Anche senza un coinvolgimento materiale diretto nelle operazioni irregolari, la posizione apicale e la conoscenza delle prassi anomale possono fondare una colpa e giustificare pesanti sanzioni amministrative. Questo caso offre spunti cruciali sul dovere di vigilanza e intervento che incombe sulle figure manageriali nel settore creditizio.

I Fatti del Caso

Un vicedirettore di un istituto di credito cooperativo veniva sanzionato dall’Autorità di Vigilanza con una multa di 25.000 euro. La contestazione riguardava violazioni normative commesse tra il 2014 e il 2016, relative a condotte irregolari nella gestione dei rapporti bancari di un cliente specifico. In pratica, per evitare segnalazioni negative alla Centrale Rischi dovute a un costante e crescente sconfinamento, i dipendenti della banca accettavano il versamento di assegni a fine mese, per poi richiamarli il primo giorno lavorativo successivo senza mai inoltrarli per l’incasso. Questa operazione anomala, ripetuta mensilmente, permetteva di mascherare l’esposizione debitoria del cliente.
Secondo l’accusa, il vicedirettore, che gestiva direttamente i rapporti con il cliente in questione, impartiva le disposizioni al preposto della filiale, avallando di fatto la prassi irregolare e omettendo di intervenire per porvi fine.

L’Appello e la Conferma della Sanzione

Il vicedirettore proponeva opposizione alla sanzione davanti alla Corte d’appello, sostenendo che le irregolarità fossero materialmente commesse e attribuibili esclusivamente agli operatori di sportello e al preposto di filiale. La Corte territoriale, tuttavia, rigettava l’opposizione. I giudici evidenziavano come l’irregolarità contestata non fosse tanto l’operazione in sé, quanto la grave carenza del sistema di controllo interno che aveva permesso a quella prassi di consolidarsi. Tale carenza era direttamente imputabile al vicedirettore, il quale non aveva negato di autorizzare, con cadenza mensile e per un lungo periodo, il richiamo degli assegni, dimostrando di essere a conoscenza e di avallare l’anomala operatività del conto.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Contro la sentenza d’appello, il dirigente presentava ricorso in Cassazione basato su cinque motivi, tra cui:
1. Nullità del procedimento: La sostituzione dell’udienza orale con la trattazione scritta (misura emergenziale COVID) avrebbe violato il diritto di difesa.
2. Errata valutazione dei fatti: Il ricorrente negava di aver mai ammesso il proprio coinvolgimento, sostenendo di essersi limitato ad autorizzare legittime operazioni di richiamo assegni su richiesta del cliente.
3. Errata imputazione della responsabilità: La responsabilità per le carenze dei controlli interni sarebbe illogicamente stata attribuita a lui anziché al consiglio di amministrazione o al direttore di filiale.
4. Violazione dei criteri di determinazione della sanzione: La Corte non avrebbe considerato l’applicazione di misure alternative meno afflittive né il fatto che l’esposizione debitoria della banca era stata integralmente recuperata.

La Decisione della Cassazione sulla responsabilità vicedirettore

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la sanzione e offrendo chiarimenti su tutti i punti sollevati.

Le Motivazioni

Sul piano procedurale, i giudici hanno stabilito che la normativa emergenziale sulla trattazione scritta era applicabile a tutti i procedimenti civili, senza deroghe, e che la richiesta di udienza orale era stata formulata tardivamente, quindi legittimamente disattesa.
Nel merito, la Corte ha dichiarato inammissibili le censure volte a una nuova valutazione dei fatti. La Corte d’appello aveva accertato, con una motivazione logica e coerente, che il vicedirettore teneva personalmente i rapporti con il cliente e, data la sistematicità e la durata delle operazioni (due anni, con cadenza mensile), non poteva non essere a conoscenza della prassi anomala, avallandola con il suo silenzio e le sue autorizzazioni. La responsabilità vicedirettore non deriva quindi dall’aver materialmente eseguito l’operazione, ma dall’aver omesso di esercitare i propri poteri di supervisione e controllo per impedire una condotta dannosa per la banca e per la trasparenza del sistema.
Infine, la Corte ha confermato la congruità della sanzione, ritenendo irrilevante il successivo recupero del credito. La violazione contestata, infatti, era un illecito di pericolo, volto a sanzionare la mancata adozione di presidi di controllo adeguati, a prescindere dal verificarsi di un danno effettivo. La gravità della condotta, la sua durata, la piena consapevolezza dell’agente e il suo ruolo apicale giustificavano pienamente la sanzione irrogata, escludendo l’applicazione di misure alternative.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale nel diritto bancario: la responsabilità per omesso controllo è una responsabilità personale e diretta. Le figure manageriali, come un vicedirettore, non possono schermarsi dietro l’operato materiale dei sottoposti quando sono a conoscenza di prassi irregolari e hanno il potere-dovere di intervenire. Il loro ruolo impone una vigilanza attiva per garantire la legalità e la correttezza delle operazioni, la cui omissione costituisce una violazione sanzionabile in sé, indipendentemente dalle conseguenze patrimoniali finali per l’istituto di credito.

Un vicedirettore è responsabile per irregolarità commesse da altri dipendenti?
Sì, secondo la Corte è responsabile se, in virtù del suo ruolo e del rapporto diretto con il cliente, è a conoscenza delle prassi illegittime e omette di intervenire per impedirle, avallandole di fatto. La sua responsabilità non deriva dall’esecuzione materiale, ma dal mancato esercizio dei doveri di controllo e supervisione.

La procedura d’urgenza COVID (trattazione scritta) può sostituire l’udienza orale in un procedimento sanzionatorio bancario?
Sì. La Cassazione ha confermato che la normativa emergenziale che prevedeva la sostituzione dell’udienza con il deposito di note scritte era di applicazione generale a tutte le udienze civili che non richiedevano la presenza di soggetti diversi dai difensori, senza eccezioni per la natura della causa.

Il successivo recupero del credito da parte della banca annulla la violazione dei doveri di controllo?
No. La Corte ha chiarito che il recupero dell’esposizione finanziaria non ha rilievo ai fini della violazione contestata. Quest’ultima è un illecito di pericolo, che sanziona la carenza nei sistemi di controllo interno a prescindere dal fatto che si sia verificato un danno patrimoniale effettivo per la banca.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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