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Responsabilità SPA: caduta e concorso di colpa al 50%

Un cliente cade nella SPA di un hotel su gradini bagnati e privi di dispositivi di sicurezza. Il Tribunale riconosce la responsabilità oggettiva della struttura ai sensi dell’art. 2051 c.c., ma attribuisce anche un concorso di colpa del 50% al cliente per non aver usato la necessaria prudenza in un ambiente intrinsecamente umido. Di conseguenza, il risarcimento del danno, sia patrimoniale che non patrimoniale, viene dimezzato. La sentenza chiarisce l’equilibrio tra l’obbligo di custodia del gestore e il dovere di autotutela dell’utente.

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Pubblicato il 9 gennaio 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Caduta in SPA: la responsabilità del gestore e il concorso di colpa del cliente

Una giornata di relax in una SPA può trasformarsi in un incubo a causa di una caduta. Una recente sentenza del Tribunale di Milano analizza la responsabilità della SPA per un incidente di questo tipo, introducendo il principio del concorso di colpa del cliente. Il caso riguarda un utente scivolato sui gradini bagnati e privi di dispositivi di sicurezza all’uscita di una vasca idromassaggio. La decisione del giudice offre spunti fondamentali su come viene ripartita la responsabilità tra chi gestisce la struttura e chi ne usufruisce.

I Fatti: una caduta annunciata sui gradini della piscina

L’incidente si è verificato il 31 agosto 2020. Un cliente, uscendo dalla vasca idromassaggio per dirigersi verso l’area relax, è scivolato sui gradini in discesa. Secondo la sua testimonianza, i gradini erano umidi, bagnati e non dotati né di zigrinature antiscivolo né di un corrimano. A seguito della caduta, l’uomo ha riportato lesioni personali e ha citato in giudizio la società che gestiva l’hotel, chiedendo un risarcimento per il danno subito e per la “vacanza rovinata”.

La società convenuta si è difesa sostenendo che l’area benessere fosse a norma e che la presenza di acqua sul pavimento fosse una condizione naturale e prevedibile in una SPA. Ha inoltre imputato la caduta alla disattenzione del cliente, configurando un “caso fortuito” idoneo a escludere la propria responsabilità.

Le testimonianze raccolte durante il processo hanno confermato la versione dell’attore: i gradini erano effettivamente di marmo, bagnati, e privi sia di strisce antiscivolo che di corrimano.

La Responsabilità della SPA secondo l’Art. 2051 c.c.

Il Tribunale ha inquadrato il caso nell’ambito della responsabilità da cose in custodia, disciplinata dall’art. 2051 del Codice Civile. Questa norma stabilisce una forma di responsabilità oggettiva: il custode di una cosa (in questo caso, il gestore della SPA) è responsabile dei danni da essa causati, indipendentemente da una sua colpa specifica. Per liberarsi da tale responsabilità, il custode deve provare il “caso fortuito”, ovvero un evento eccezionale, imprevedibile e inevitabile che abbia interrotto il nesso causale tra la cosa e il danno.

Nel caso specifico, il giudice ha ritenuto che l’attore avesse fornito prove sufficienti del nesso causale: la caduta era una conseguenza diretta della condizione pericolosa dei gradini (bagnati e senza adeguate misure di sicurezza). La difesa del gestore non è riuscita a dimostrare l’esistenza di un caso fortuito, come ad esempio un comportamento anomalo e imprevedibile del cliente.

Il Concorso di Colpa: quando la disattenzione del cliente costa cara

Nonostante abbia riconosciuto la responsabilità della SPA, il Tribunale ha anche valutato il comportamento del cliente. Secondo il giudice, chiunque si trovi in un ambiente come una SPA deve essere consapevole del rischio intrinseco di scivolare a causa della presenza di acqua. L’utente avrebbe dovuto quindi adottare una maggiore prudenza nel camminare.

Per questo motivo, il Tribunale ha applicato l’art. 1227 c.c., ravvisando un concorso di colpa del danneggiato. La responsabilità dell’incidente è stata ripartita equamente: 50% a carico del gestore della SPA per non aver garantito la sicurezza dei luoghi e 50% a carico del cliente per non aver prestato la dovuta attenzione. Questa valutazione ha avuto un impatto diretto sulla quantificazione del risarcimento.

La valutazione del risarcimento del danno

Il risarcimento è stato calcolato sulla base di una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) che ha accertato un’invalidità permanente dell’1,5% e diversi periodi di inabilità temporanea. L’importo totale del danno non patrimoniale è stato calcolato in € 5.629,50.
Tuttavia, a causa del concorso di colpa, tale somma è stata dimezzata, e il risarcimento finale liquidato è stato di € 2.814,75. Anche il danno patrimoniale, relativo alle spese mediche documentate, è stato ridotto del 50%, passando da € 432,65 a € 216,32.
La richiesta di un risarcimento aggiuntivo per “danno da vacanza rovinata” è stata respinta, in quanto considerata assorbita nel danno non patrimoniale già liquidato, per evitare una duplicazione risarcitoria.

Le Motivazioni della Decisione

La sentenza si fonda su un consolidato orientamento della Corte di Cassazione in materia di responsabilità da cose in custodia. La responsabilità del custode ha natura oggettiva: non è necessario provare la sua colpa, ma solo il legame causale tra la cosa e il danno. Tuttavia, il comportamento del danneggiato può assumere un ruolo cruciale. Se la sua condotta è talmente imprevedibile ed eccezionale da costituire l’unica causa dell’evento, si configura il caso fortuito che esonera il custode. Se, invece, la condotta è semplicemente negligente ma prevedibile (come camminare con poca attenzione in una SPA), essa non esclude la responsabilità del custode ma integra un concorso di colpa, che porta a una riduzione proporzionale del risarcimento. Il giudice ha ritenuto che il gestore dovesse prevedere la possibilità di una disattenzione da parte degli utenti in un’area relax, e quindi adottare tutte le misure idonee a prevenire i danni, come l’installazione di strisce antiscivolo o corrimano.

Conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

Questa decisione delinea chiaramente un principio di responsabilità condivisa. Da un lato, i gestori di strutture aperte al pubblico, specialmente quelle con rischi intrinseci come le SPA, hanno un preciso dovere di garantire la massima sicurezza possibile, andando oltre il mero rispetto delle normative di base. La mancanza di dispositivi antiscivolo su gradini bagnati è stata considerata una grave omissione. Dall’altro lato, anche gli utenti hanno un dovere di autotutela e prudenza. Non possono affidarsi ciecamente alla sicurezza del luogo e devono adattare il proprio comportamento al contesto, specialmente quando il pericolo (come un pavimento bagnato) è evidente e prevedibile. La sentenza stabilisce che la disattenzione del cliente, pur non eliminando la colpa del gestore, ne riduce significativamente le conseguenze economiche.

Il gestore di una SPA è sempre responsabile per una caduta su pavimento bagnato?
No, non sempre in via esclusiva. La sua è una responsabilità oggettiva (art. 2051 c.c.), ma se il cliente tiene una condotta negligente, può essere riconosciuto un concorso di colpa. Come in questo caso, la responsabilità può essere divisa a metà, riducendo il risarcimento.

La disattenzione del cliente può ridurre il risarcimento che gli spetta?
Sì. Secondo la sentenza, se il cliente non adotta la normale prudenza richiesta dalla situazione (es. camminare con cautela su un pavimento bagnato), la sua condotta negligente contribuisce al danno. Ai sensi dell’art. 1227 c.c., il giudice può ridurre il risarcimento in proporzione alla gravità della colpa del danneggiato, che nel caso specifico è stata quantificata al 50%.

Come viene calcolato il risarcimento in caso di concorso di colpa?
Prima si calcola l’intero ammontare del danno (patrimoniale e non patrimoniale) che spetterebbe al danneggiato. Successivamente, questa somma viene ridotta in base alla percentuale di colpa attribuita al danneggiato stesso. In questa vicenda, l’importo totale del danno non patrimoniale (€ 5.629,50) e di quello patrimoniale (€ 432,65) è stato dimezzato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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