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Responsabilità solidale appalto: preavviso escluso

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 11577/2025, ha chiarito i limiti della responsabilità solidale appalto. La Corte ha stabilito che l’indennità sostitutiva del preavviso non rientra tra i “trattamenti retributivi” per i quali il committente è solidalmente responsabile ai sensi dell’art. 29 del D.Lgs. 276/2003, in quanto ha natura indennitaria e non retributiva. La decisione ribalta le sentenze di merito che avevano condannato una società committente a pagare tale indennità ai dipendenti dell’appaltatore.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Civile, Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Responsabilità Solidale Appalto: l’Indennità di Preavviso è Esclusa

La responsabilità solidale appalto è un principio fondamentale a tutela dei lavoratori, ma la sua applicazione ha dei confini precisi. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’indennità sostitutiva del preavviso non rientra tra i crediti per i quali il committente è tenuto a rispondere in solido con l’appaltatore. Questa decisione chiarisce la natura giuridica di tale indennità e delimita l’ambito del vincolo solidale.

I Fatti di Causa

Due lavoratori, dipendenti di una società di servizi in amministrazione straordinaria, avevano svolto la loro attività di pulizia presso un impianto ferroviario per conto di una grande azienda committente del settore trasporti. Al termine del rapporto di lavoro, a seguito della cessazione dell’appalto, i lavoratori vantavano diversi crediti nei confronti del loro datore di lavoro, tra cui ratei di mensilità aggiuntive, indennità per lavoro festivo e, soprattutto, l’indennità per mancato preavviso di licenziamento.

I dipendenti hanno quindi agito in giudizio contro l’azienda committente, invocando la responsabilità solidale appalto prevista dall’art. 29 del D.Lgs. 276/2003, per ottenere il pagamento delle somme dovute.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno dato ragione ai lavoratori. I giudici di merito hanno ritenuto che l’azienda committente fosse soggetta alla disciplina della responsabilità solidale e che l’indennità sostitutiva del preavviso avesse natura retributiva, rientrando quindi tra i crediti che il committente era tenuto a garantire. Di conseguenza, la società committente è stata condannata al pagamento delle somme richieste.

I Limiti della Responsabilità Solidale Appalto secondo la Cassazione

L’azienda committente ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, sollevando due motivi di ricorso. Il primo, relativo a un presunto vizio di motivazione sulla cessazione del rapporto di lavoro, è stato respinto. Il secondo, invece, incentrato sulla violazione dell’art. 29 del D.Lgs. 276/2003, è stato accolto, portando alla cassazione della sentenza.

La Natura Giuridica dell’Indennità Sostitutiva del Preavviso

Il punto cruciale della decisione della Cassazione riguarda la qualificazione giuridica dell’indennità sostitutiva del preavviso. La Corte ha ribadito un principio consolidato: l’espressione “trattamenti retributivi”, utilizzata dalla legge per definire l’ambito della responsabilità solidale appalto, deve essere interpretata in modo rigoroso. Essa include solo gli emolumenti che costituiscono un corrispettivo diretto per la prestazione lavorativa.

L’indennità di mancato preavviso, invece, non ha questa natura. Non è una retribuzione per un lavoro svolto, ma assume un carattere indennitario o risarcitorio. Essa serve a compensare il lavoratore per il danno subito a causa dell’immediata e inaspettata risoluzione del rapporto di lavoro, che gli impedisce di avere un periodo di tempo per cercare una nuova occupazione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha chiarito che la natura dell’indennità di preavviso non può essere desunta dal suo assoggettamento a contribuzione previdenziale. Il rapporto previdenziale, infatti, è autonomo rispetto a quello lavorativo e si basa su presupposti diversi, non necessariamente legati alla corrispettività della prestazione. Pertanto, il fatto che su tale indennità si paghino i contributi non la trasforma in retribuzione ai fini dell’applicazione della responsabilità solidale.

Di conseguenza, poiché l’obbligo solidale del committente è circoscritto ai soli “trattamenti retributivi” in senso stretto, l’indennità sostitutiva del preavviso ne è esclusa. I giudici di merito hanno quindi errato nel ritenerla compresa nel vincolo solidale.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza fornisce un’importante precisazione per le aziende che ricorrono a contratti di appalto. La responsabilità solidale appalto rimane uno strumento di tutela forte per i lavoratori, ma non è illimitata. I committenti sono responsabili per i salari, le mensilità aggiuntive e altri emolumenti direttamente legati al lavoro svolto, oltre che per i contributi previdenziali. Tuttavia, sono esclusi da tale responsabilità i crediti di natura indennitaria o risarcitoria, come l’indennità di mancato preavviso. Questa distinzione è fondamentale per una corretta valutazione dei rischi legali connessi all’esternalizzazione di servizi.

La società committente è sempre responsabile per tutti i debiti del datore di lavoro appaltatore verso i suoi dipendenti?
No, la responsabilità solidale è limitata ai “trattamenti retributivi” e ai contributi previdenziali dovuti ai lavoratori, per il periodo di durata dell’appalto. Non si estende a somme con natura differente, come quelle risarcitorie.

L’indennità sostitutiva del preavviso è considerata un trattamento retributivo ai fini della responsabilità solidale nell’appalto?
No. Secondo la Corte di Cassazione, questa indennità ha una natura indennitaria/risarcitoria, non strettamente retributiva. Pertanto, non rientra nell’ambito della responsabilità solidale del committente prevista dall’art. 29 del D.Lgs. 276/2003.

Perché la Corte ha ritenuto infondato il primo motivo di ricorso relativo alla mancanza di un atto formale di recesso?
La Corte ha ritenuto che i giudici di merito avessero adeguatamente motivato la loro decisione, basandosi sull’interpretazione di documenti come i verbali di cambio appalto e le lettere di assunzione da parte della società subentrante. Questi atti dimostravano in modo inequivocabile la cessazione del rapporto di lavoro precedente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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