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Responsabilità solidale appalti: le tutele del lavoratore

Un lavoratore ha citato in giudizio il suo datore di lavoro, l’appaltatore e il committente per ottenere il pagamento di differenze retributive e altre indennità. La Corte di Cassazione, intervenendo sul caso, ha stabilito principi fondamentali in materia di responsabilità solidale negli appalti. Ha chiarito che invocare la normativa specifica per gli appalti pubblici (D.Lgs. 163/2006) invece di quella generale non costituisce una domanda nuova, ma una mera precisazione che il giudice deve valutare. Inoltre, ha confermato che l’abolizione del ‘beneficium excussionis’ ha effetto immediato anche sui crediti sorti in precedenza. La sentenza è stata quindi cassata con rinvio alla Corte d’Appello.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità Solidale negli Appalti: la Cassazione fa Chiarezza sulle Tutele

La responsabilità solidale negli appalti rappresenta uno strumento di tutela fondamentale per i lavoratori, garantendo che i loro crediti retributivi siano protetti anche in caso di inadempienza del datore di lavoro diretto. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha rafforzato questa protezione, chiarendo importanti aspetti procedurali e sostanziali. La decisione analizza la corretta qualificazione giuridica della domanda del lavoratore e gli effetti dell’evoluzione normativa, offrendo un precedente cruciale per tutti i casi che coinvolgono complesse filiere di appalti, specialmente nel settore pubblico.

I Fatti di Causa: una Catena di Appalti nel Settore Ferroviario

Il caso trae origine dalla vertenza di un lavoratore impiegato in un appalto di ristorazione e logistica a bordo treno. La catena contrattuale era composta da diversi soggetti: il lavoratore era dipendente di una società cooperativa, che operava per un consorzio, a sua volta sub-affidatario di una grande società di ristorazione, la quale era l’affidataria principale del servizio per conto di una nota azienda di trasporto ferroviario.

Il lavoratore aveva agito in giudizio per ottenere il riconoscimento di differenze retributive, il pagamento di straordinari e indennità per ferie e permessi non goduti, chiedendo che tutti i soggetti della filiera (committente, appaltatore e sub-appaltatore) fossero condannati in solido con il suo datore di lavoro, successivamente fallito.

La questione della Responsabilità Solidale e la qualificazione della domanda

Il fulcro della controversia legale risiedeva nella norma da applicare per fondare la responsabilità solidale. In primo grado, era stata invocata la norma generale prevista dall’art. 29 del D.Lgs. 276/2003. Successivamente, il lavoratore aveva specificato che, trattandosi di un appalto pubblico, dovesse applicarsi la disciplina speciale e più ampia dell’art. 118, comma 6, del D.Lgs. 163/2006 (il vecchio Codice degli Appalti Pubblici).

La Corte d’Appello aveva ritenuto questa specificazione una ‘domanda nuova’ (mutatio libelli), e come tale inammissibile, poiché introdotta tardivamente. Questa valutazione ha costituito uno dei motivi principali del ricorso in Cassazione.

Altri Punti Controversi: Beneficium Excussionis e Interruzione del Processo

Oltre alla questione principale, la Cassazione ha esaminato altri due aspetti. In primo luogo, ha rigettato il motivo relativo alla mancata interruzione del processo a seguito del fallimento del datore di lavoro, affermando che tale eccezione può essere sollevata solo dalla parte colpita dall’evento (in questo caso, la curatela fallimentare). In secondo luogo, ha affrontato la questione del beneficium excussionis, ovvero la norma (oggi abrogata) che imponeva al lavoratore di agire prima contro il proprio datore di lavoro e solo dopo contro i responsabili solidali. La Corte d’Appello l’aveva ritenuta applicabile ai crediti sorti prima della sua abrogazione nel 2017.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto due dei tre motivi del ricorso del lavoratore, cassando la sentenza d’appello.

La Corte ha stabilito che la richiesta di applicare la normativa sugli appalti pubblici non era una domanda nuova, ma una semplice emendatio libelli, ovvero una diversa qualificazione giuridica dei medesimi fatti già presentati all’inizio della causa. Poiché i fatti (l’esistenza di un appalto di servizi pubblici con un ente aggiudicatore) erano incontestati, il giudice aveva il dovere, in base al principio iura novit curia, di individuare e applicare la norma corretta, cioè l’art. 118 del D.Lgs. 163/2006, applicabile ratione temporis al contratto in questione.

In merito al beneficium excussionis, i giudici hanno chiarito che la sua abrogazione, avvenuta nel 2017, ha effetto immediato. Di conseguenza, la norma non poteva essere applicata in una decisione emessa dopo tale data, a prescindere dal momento in cui erano sorti i crediti. Le condizioni dell’azione, infatti, devono sussistere al momento della decisione.

Le Conclusioni

Questa sentenza rafforza significativamente le tutele per i lavoratori coinvolti in appalti pubblici. In primo luogo, stabilisce che la protezione derivante dal Codice degli Appalti Pubblici non può essere negata per meri tecnicismi procedurali, riaffermando il potere-dovere del giudice di applicare la legge più pertinente ai fatti di causa. In secondo luogo, elimina definitivamente l’ostacolo del beneficium excussionis anche per i crediti passati, semplificando l’azione del lavoratore per il recupero delle proprie spettanze. La decisione finale spetterà ora alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questi importanti principi, garantendo una più solida ed efficace applicazione della responsabilità solidale.

In un processo, se un lavoratore cita una legge sbagliata a sostegno della sua richiesta di responsabilità solidale, può correggere il tiro in appello?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che se i fatti alla base della richiesta rimangono gli stessi (es. lavoro svolto in un appalto pubblico), indicare una norma diversa (quella sugli appalti pubblici invece di quella generale) non è una domanda nuova, ma una diversa qualificazione giuridica. Il giudice ha il dovere di applicare la legge corretta a prescindere da quella indicata dalla parte.

La regola che obbligava il lavoratore a citare in giudizio prima il datore di lavoro diretto (beneficium excussionis) si applica ancora ai crediti sorti prima della sua abolizione nel 2017?
No. La sentenza stabilisce che se la decisione del giudice avviene dopo l’abolizione di questa regola, essa non deve essere applicata, anche se i crediti del lavoratore sono maturati in precedenza. Conta la legge in vigore al momento della decisione.

La responsabilità solidale negli appalti pubblici copre anche le indennità per ferie e permessi non goduti?
La sentenza afferma che la domanda basata sul Codice degli Appalti Pubblici (D.Lgs. 163/2006), che offre una tutela ampia, doveva essere esaminata nel merito e non dichiarata inammissibile. La decisione finale sulla copertura specifica di queste indennità spetterà alla Corte d’Appello in sede di rinvio, che dovrà applicare tale normativa ai fatti di causa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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