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Responsabilità solidale appalti: anche per società pubbliche

Una società a partecipazione pubblica, committente in un contratto di appalto, è stata ritenuta responsabile per il mancato pagamento del TFR ai dipendenti della ditta appaltatrice. La Corte di Cassazione ha confermato che la disciplina sulla responsabilità solidale appalti si estende anche a tali società, in quanto considerate soggetti privati, e che l’obbligazione copre l’intero TFR maturato, poiché il diritto sorge al momento della cessazione del rapporto di lavoro.

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Responsabilità Solidale Appalti: La Cassazione Conferma gli Obblighi per le Società Pubbliche

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame affronta un tema cruciale nel diritto del lavoro: l’estensione della responsabilità solidale appalti alle società a partecipazione pubblica. Con una decisione chiara, la Suprema Corte stabilisce che anche le aziende controllate dallo Stato, quando agiscono come committenti, non possono sottrarsi all’obbligo di garantire i crediti retributivi e contributivi dei dipendenti degli appaltatori. Approfondiamo i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa: La Controversia sul TFR non Pagato

Due lavoratori, impiegati presso ditte subentrate in un appalto commissionato da una grande società di trasporti a partecipazione pubblica, non avevano ricevuto il loro Trattamento di Fine Rapporto (TFR). Di conseguenza, hanno agito in giudizio contro la società committente, invocando il principio di responsabilità solidale previsto dalla legge. I tribunali di primo e secondo grado avevano dato ragione ai lavoratori, condannando la società committente al pagamento.

Quest’ultima ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo due argomenti principali:
1. La disciplina sulla responsabilità solidale non dovrebbe applicarsi a loro, in quanto soggetti al Codice dei contratti pubblici.
2. L’obbligazione non dovrebbe coprire le quote di TFR maturate prima dell’inizio del loro specifico contratto di appalto.

La Responsabilità Solidale Appalti nelle Società a Partecipazione Pubblica

Il primo motivo di ricorso è stato respinto. La Corte ha ribadito un principio consolidato: la norma sulla responsabilità solidale appalti (art. 29, d.lgs. n. 276/2003) esclude dal suo campo di applicazione solo le Pubbliche Amministrazioni in senso stretto. Le società a partecipazione pubblica, anche se qualificate come “enti aggiudicatori” ai fini delle procedure di gara, operano sul mercato come soggetti di diritto privato.

Questa distinzione non è meramente formale. Mentre le Pubbliche Amministrazioni sono vincolate a rigide procedure di scelta del contraente, i soggetti privati, incluse le società pubbliche, godono di maggiore libertà. La legge, pertanto, bilancia questa libertà imponendo un aggravio di responsabilità a tutela dei lavoratori. Questa differente regolamentazione, secondo la Corte, è pienamente legittima e non viola i principi costituzionali di uguaglianza (art. 3 Cost.) e di libertà di iniziativa economica (art. 41 Cost.).

L’Estensione Temporale della Responsabilità sul TFR

Anche il secondo motivo di ricorso è stato giudicato infondato. La difesa della società committente si basava sull’idea che la sua responsabilità dovesse limitarsi al TFR maturato durante il periodo esatto del suo appalto. La Cassazione ha smontato questa tesi, chiarendo un punto fondamentale sulla natura del TFR.

Il diritto del lavoratore a percepire il TFR sorge e diventa esigibile solo al momento della cessazione del rapporto di lavoro. Pertanto, se il rapporto di lavoro termina durante l’esecuzione dell’appalto, il committente è solidalmente responsabile per l’intero importo del TFR dovuto, indipendentemente da quando le singole quote siano state maturate. La responsabilità è legata al momento in cui l’obbligazione dell’appaltatore diventa attuale, ovvero alla fine del rapporto con il dipendente.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha fondato la sua decisione su principi chiari. La responsabilità solidale appalti è una forma di obbligazione che nasce direttamente dalla legge (ex lege), indipendentemente da dolo o colpa del committente. Si attiva al semplice verificarsi delle condizioni previste: l’esistenza di un contratto di appalto e l’inadempimento del datore di lavoro (l’appaltatore). Il committente che paga il lavoratore, adempie a un’obbligazione propria e non a un debito altrui. Per questo motivo, pur potendosi rivalere sull’appaltatore inadempiente (surrogarsi), non ha titolo per chiedere l’intervento del Fondo di Garanzia dell’INPS, previsto per casi diversi.

La soluzione adottata, che lega la responsabilità al momento della cessazione del rapporto, è stata ritenuta coerente con la natura del vincolo di solidarietà e con la finalità della norma, che è quella di offrire una tutela “rafforzata” ai lavoratori coinvolti in catene di appalti, spesso esposti a maggiori rischi di insolvenza da parte dei datori di lavoro diretti.

Conclusioni

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, condannando la società committente al pagamento delle spese processuali. La pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale fondamentale: le tutele previste per i lavoratori negli appalti privati si applicano pienamente anche quando il committente è una società a partecipazione pubblica. Questo principio riafferma la centralità della protezione del lavoro e chiarisce che la natura giuridica del committente non può essere usata come scudo per eludere obblighi di legge posti a garanzia dei crediti dei lavoratori.

Una società a partecipazione pubblica è soggetta alla responsabilità solidale prevista per gli appalti privati?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’esclusione prevista dall’art. 29 del D.Lgs. 276/2003 riguarda solo le Pubbliche Amministrazioni in senso stretto. Le società a partecipazione pubblica, agendo come soggetti privati, sono invece pienamente soggette a tale responsabilità.

La responsabilità solidale del committente copre anche il TFR maturato dal lavoratore prima dell’inizio dell’appalto?
Sì. Secondo la Corte, il diritto al TFR matura e diventa esigibile solo al momento della cessazione del rapporto di lavoro. Se tale cessazione avviene durante il periodo dell’appalto, il committente è responsabile per l’intero importo del TFR dovuto al lavoratore, anche per le quote accantonate in periodi precedenti.

Il committente che paga i debiti dell’appaltatore può chiedere il rimborso al Fondo di Garanzia dell’INPS?
No. Pagando il TFR al dipendente dell’appaltatore, il committente adempie a un’obbligazione propria nascente dalla legge. Pertanto, non può chiedere l’intervento del Fondo di Garanzia dell’INPS, ma può solo agire in rivalsa (surrogarsi) nei confronti dell’appaltatore inadempiente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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