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Responsabilità soci amministratori: non è automatica

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 325/2024, ha stabilito un principio fondamentale in tema di responsabilità soci amministratori per illeciti amministrativi. A seguito di una sanzione per inquinamento acustico emessa da un Comune contro una società e, individualmente, contro tutti i suoi amministratori, la Suprema Corte ha chiarito che la responsabilità non è automatica. Non è sufficiente rivestire la carica di amministratore per essere ritenuti responsabili; l’ente sanzionatore deve provare la specifica condotta, commissiva o omissiva, di ciascun socio che ha contribuito all’illecito. La sentenza impugnata è stata cassata con rinvio per non aver effettuato tale accertamento.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Societario, Giurisprudenza Civile

Responsabilità soci amministratori: non basta la carica per essere sanzionati

La questione della responsabilità soci amministratori per gli illeciti amministrativi commessi nell’ambito dell’attività d’impresa è un tema di cruciale importanza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 325/2024) ha fornito chiarimenti essenziali, stabilendo che la semplice qualifica di amministratore non è sufficiente per attribuire automaticamente la responsabilità personale. È necessario, infatti, un accertamento specifico sulla condotta del singolo socio. Analizziamo insieme la vicenda e i principi di diritto affermati dalla Suprema Corte.

Il caso: sanzione per rumore eccessivo a tutti i soci

Il caso trae origine da una serie di ordinanze-ingiunzione emesse da un Comune nei confronti di una società in nome collettivo (S.N.C.), gestore di un’attività di somministrazione, e di tutti i suoi soci amministratori. La contestazione riguardava il superamento dei limiti di rumorosità consentiti durante un’attività musicale serale. Il Comune aveva irrogato una sanzione pecuniaria non solo alla società, ma anche a ciascun socio individualmente, ritenendoli tutti responsabili in solido.

I soci avevano impugnato le sanzioni, ma sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano confermato la decisione del Comune. Secondo i giudici di merito, gli amministratori, in virtù del loro ruolo, avevano un potere-dovere di controllo e vigilanza sull’intera attività aziendale. Il mancato rispetto della normativa sull’inquinamento acustico configurava, a loro avviso, una violazione di tale dovere, rendendoli tutti corresponsabili dell’illecito.

La Cassazione e la Responsabilità soci amministratori: un principio personale

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha ribaltato la prospettiva dei giudici di merito, accogliendo il motivo di ricorso principale dei soci. La Corte ha ribadito un principio cardine della Legge n. 689/1981: la responsabilità per illeciti amministrativi è personale. Ciò significa che, per poter sanzionare una persona fisica, è indispensabile ricondurre a essa l’azione o l’omissione che ha integrato la violazione.

Di conseguenza, quando un illecito è astrattamente riferibile a una società di persone, non si possono chiamare automaticamente a rispondere tutti i soci amministratori solo in virtù della loro carica. È compito dell’amministrazione che contesta l’illecito dimostrare il contributo causale di ciascun individuo.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha operato una distinzione fondamentale tra illeciti commissivi e omissivi.

1. Illecito commissivo: Se la violazione consiste in un comportamento attivo (come nel caso di specie, l’aver superato i limiti di rumore), la responsabilità ricade sul singolo socio che ha materialmente posto in essere la condotta. La responsabilità degli altri amministratori può sorgere solo se viene provato un loro concorso, ad esempio morale (come l’aver istigato o approvato la condotta) o materiale.

2. Illecito omissivo: Se la violazione consiste in un’omissione (ad esempio, il mancato versamento di contributi), la responsabilità ricade sui soci che avevano il dovere giuridico di compiere l’azione omessa.

Nel caso analizzato, la Corte d’Appello ha errato nel non considerare che l’illecito contestato (superamento dei limiti di rumorosità) aveva una natura commissiva. Ha attribuito la responsabilità a tutti gli amministratori sulla base di un generico dovere di vigilanza, senza accertare chi avesse concretamente causato l’eccesso di rumore o se gli altri soci avessero contribuito in qualche modo. Affermare che ‘non hanno vigilato’ non è sufficiente a trasformare un illecito attivo in una responsabilità per omissione a carico di tutti. Il dovere di supervisione non basta, da solo, a fondare un concorso nell’illecito commissivo altrui; è necessario uno specifico apporto causale alla condotta illecita.

Le conclusioni

La decisione della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Stabilisce che la responsabilità soci amministratori non può essere presunta. L’amministrazione pubblica che intende sanzionare personalmente un amministratore ha l’onere di provare la sua condotta specifica e il suo nesso di causalità con l’illecito. Questo principio tutela gli amministratori da sanzioni indiscriminate, basate unicamente sulla loro posizione formale all’interno della società. La Corte ha quindi cassato la sentenza e rinviato la causa alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il caso applicando questi corretti principi di diritto.

Un socio amministratore di una società di persone è sempre responsabile per un illecito amministrativo commesso dall’azienda?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la responsabilità per gli illeciti amministrativi è personale. Non deriva automaticamente dalla carica di amministratore, ma deve essere provata una specifica condotta, attiva o omissiva, che ha contribuito all’illecito.

Cosa deve provare l’amministrazione per sanzionare un socio amministratore?
L’amministrazione deve provare che il singolo socio amministratore abbia tenuto una condotta, attiva od omissiva, che abbia integrato l’illecito, anche solo sotto il profilo del concorso morale. La sola appartenenza alla compagine sociale o la carica ricoperta non sono sufficienti.

La responsabilità dei soci amministratori è diversa a seconda che l’illecito sia commissivo o omissivo?
Sì. Se l’illecito deriva da un’azione (condotta commissiva), come il superamento di limiti di rumore, ne risponde chi ha materialmente agito. Se deriva da un’omissione (condotta omissiva), come il mancato adempimento di un obbligo, ne rispondono i soci su cui incombeva specificamente il dovere di agire.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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