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Responsabilità sindaco: dovere di vigilanza e colpa

Un sindaco di una società fallita è stato condannato per non aver vigilato sull’amministratore. La Cassazione ha confermato la decisione, sottolineando che la responsabilità del sindaco sussiste anche per fatti precedenti al suo incarico se non si attiva per fermare l’illegalità. L’omessa vigilanza è causa del danno.

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Responsabilità del Sindaco: Quando l’Omissione diventa Colpa

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 9427/2024 offre un’importante lezione sulla responsabilità sindaco nel contesto della vigilanza societaria. La pronuncia chiarisce che il dovere di controllo non è un mero adempimento formale, ma un obbligo sostanziale che impone un intervento attivo di fronte a segnali di allarme, anche se relativi a fatti precedenti l’assunzione della carica. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione cruciale.

I Fatti del Caso: Una Vigilanza Mancata

Il caso riguarda un membro del collegio sindacale di una società, successivamente fallita, condannato in solido con l’amministratore unico e gli altri sindaci al risarcimento di un danno di quasi un milione di euro. La condanna deriva dall’aver omesso di vigilare adeguatamente sull’operato dell’amministratore, il quale aveva posto in essere condotte di mala gestio e atti distrattivi del patrimonio sociale a favore di altre società a lui riconducibili.

Il sindaco, nel suo ricorso per Cassazione, sosteneva di essere entrato in carica quando le condotte dannose erano già in parte avvenute e che, pertanto, non avrebbe potuto impedire il danno. Contestava, inoltre, la sussistenza del nesso causale tra la sua presunta omissione e il depauperamento della società.

La Responsabilità del Sindaco Secondo la Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando integralmente la decisione della Corte d’Appello. I giudici hanno ribadito principi fondamentali in materia di responsabilità sindaco, sottolineando come l’incarico non possa essere interpretato in modo passivo.

Secondo la Suprema Corte, il sindaco ha il dovere di attivarsi con tutti gli strumenti a sua disposizione non appena percepisce segnali di allarme, come operazioni anomale con parti correlate, specialmente in contesti societari a base ristretta e familiare. Il fatto che alcune condotte illecite siano antecedenti all’assunzione dell’incarico non esonera il professionista dalla responsabilità, poiché su di lui grava l’obbligo di analizzare la situazione pregressa e di adottare le misure necessarie per impedire la prosecuzione delle illegalità e la produzione di ulteriori danni.

Le Motivazioni della Cassazione

Il fulcro della decisione risiede nella natura dell’obbligo di vigilanza. La Corte ha specificato che la diligenza richiesta al sindaco impone un comportamento attivo e non meramente burocratico. Di fronte a irregolarità, il sindaco deve utilizzare l’intera gamma di poteri ispettivi e di reazione previsti dalla legge: dalle richieste di chiarimenti, alle sollecitazioni, fino alle denunce all’autorità giudiziaria.

La Cassazione ha chiarito che l’omissione di tali interventi costituisce di per sé un inadempimento e si pone in un rapporto di causalità diretta con il danno subito dalla società. L’attivazione dei poteri sindacali, infatti, avrebbe avuto l’effetto di interrompere la condotta illecita dell’amministratore, limitando o azzerando il danno. La difesa del sindaco, basata sulla presunta impossibilità di agire, è stata respinta come un tentativo di ottenere una nuova valutazione dei fatti, inammissibile in sede di legittimità.

Conclusioni

Questa ordinanza rafforza un orientamento giurisprudenziale consolidato: la responsabilità sindaco non è una formalità. Chi accetta l’incarico assume un dovere proattivo di tutela del patrimonio sociale e degli interessi dei creditori. Non è sufficiente ‘non vedere’ o giustificarsi con la preesistenza delle irregolarità. È necessario agire, indagare e intervenire con fermezza. Per i professionisti, ciò significa adottare un approccio di vigilanza sostanziale, documentando ogni attività e non esitando a utilizzare gli strumenti più incisivi quando la situazione lo richiede. Per le società e i creditori, questa sentenza rappresenta una conferma della tutela offerta dall’ordinamento contro le gestioni negligenti o fraudolente.

Un sindaco può essere ritenuto responsabile per atti di mala gestio compiuti dall’amministratore prima del suo insediamento?
Sì. La Corte di Cassazione afferma che il sindaco risponde anche per condotte antidoverose precedenti al suo incarico se, una volta venuto a conoscenza di segnali di allarme, non si attiva con tutti i mezzi a sua disposizione per impedire la prosecuzione delle condotte illecite e la produzione di ulteriori danni.

Qual è l’onere della prova in un’azione di responsabilità contro un sindaco?
Il creditore (in questo caso, il curatore fallimentare) ha l’onere di allegare e provare l’inadempimento o l’inesatto adempimento dei doveri di vigilanza del sindaco. Spetta poi al sindaco dimostrare di aver adempiuto correttamente ai propri doveri o che il danno è dipeso da fattori esterni, imprevisti e imprevedibili.

Cosa deve fare un sindaco quando rileva segnali di allarme nella gestione societaria?
Il sindaco non può rimanere inerte. Deve attivare tutti i poteri ispettivi e di controllo previsti dalla legge, che includono richieste, richiami, sollecitazioni e, se necessario, denunce alle autorità civili e penali. La Corte sottolinea che un’azione tempestiva e decisa avrebbe potuto interrompere le condotte dannose dell’amministratore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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