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Responsabilità sindaci: quando si perde il compenso?

La Corte di Cassazione ha stabilito che la responsabilità dei sindaci per omessa vigilanza si estende anche agli effetti dannosi di atti di ‘mala gestio’ precedenti alla loro nomina, se tali effetti perdurano. In caso di inadempimento, la perdita del diritto al compenso va valutata su base annuale e non per l’intero mandato triennale, data la natura annuale della retribuzione. L’ordinanza chiarisce che il dovere di controllo del collegio sindacale è continuo e non si esaurisce con il compimento dell’atto illecito da parte degli amministratori.

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Responsabilità Sindaci: L’Omessa Vigilanza Può Costare il Compenso?

Il ruolo del collegio sindacale è cruciale per la salute e la trasparenza di una società. Ma cosa succede quando questo organo di controllo viene meno ai suoi doveri? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema delicato: il diritto al compenso dei sindaci in caso di inadempimento. La pronuncia chiarisce importanti aspetti sulla responsabilità sindaci, specificando che la loro vigilanza deve essere continua e che la retribuzione va valutata su base annuale. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa: Una Richiesta di Compenso Contestata

Il caso nasce dalla richiesta di ammissione al passivo fallimentare presentata dall’erede di un membro del collegio sindacale di una società alimentare. La richiesta riguardava i compensi maturati dal professionista per l’attività svolta negli anni 2018-2019.

La curatela fallimentare si opponeva, sollevando un’eccezione di inadempimento. Secondo il fallimento, il collegio sindacale, di cui il professionista faceva parte, aveva omesso di vigilare su gravi irregolarità gestionali commesse dagli amministratori in anni precedenti. Tali irregolarità, tra cui finanziamenti e rimborsi anomali ai soci in violazione della legge, avevano causato un danno significativo alla società, i cui effetti negativi si erano protratti nel tempo, contribuendo al dissesto finanziario.

La Decisione del Tribunale di Primo Grado

Il Tribunale accoglieva solo parzialmente la domanda, riconoscendo il diritto al compenso per il triennio 2017-2019. I giudici ritenevano che, essendo il mandato del collegio sindacale di durata triennale, le omissioni contestate, relative al periodo precedente, non potessero inficiare il diritto al compenso per il mandato successivo. In pratica, il Tribunale aveva scisso i due periodi, ritenendo che per il nuovo mandato non fossero state mosse specifiche contestazioni.

Il Ricorso in Cassazione e la Responsabilità Sindaci

Sia la curatela fallimentare sia l’erede del sindaco hanno presentato ricorso in Cassazione, ciascuno per motivi diversi.

La Posizione del Fallimento: Vigilanza Continua sugli Effetti Dannosi

La curatela sosteneva che il Tribunale avesse errato nel non considerare la persistenza degli effetti dannosi delle condotte di mala gestio. L’omessa vigilanza non poteva limitarsi al momento in cui gli atti illeciti erano stati compiuti. Anche il nuovo collegio sindacale, insediatosi per il triennio 2017-2019, avrebbe avuto il dovere di intervenire per rilevare e porre rimedio alle conseguenze negative che ancora gravavano sul patrimonio sociale. Il mancato intervento configurava un inadempimento anche per questo secondo periodo, giustificando il mancato pagamento del compenso.

La Posizione dell’Erede del Sindaco: La Retribuzione è Annuale

L’erede del sindaco, d’altro canto, lamentava che il Tribunale avesse negato il compenso per l’intero triennio precedente (2014-2016), nonostante le contestazioni si concentrassero solo su specifiche annualità (2013 e 2014). Sosteneva che, essendo la retribuzione del sindaco prevista su base annuale dall’art. 2402 c.c., l’eventuale inadempimento dovesse essere valutato anno per anno, escludendo il compenso solo per i periodi di effettiva negligenza.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto sia le ragioni del fallimento sia quelle dell’erede del sindaco, cassando la decisione del Tribunale e rinviando la causa per un nuovo esame.

In primo luogo, la Corte ha affermato un principio fondamentale sulla responsabilità sindaci: il dovere di vigilanza non si esaurisce con il compimento dell’atto illecito da parte degli amministratori. Se gli effetti dannosi di tale atto perdurano nel tempo, sorge in capo al collegio sindacale (anche se di nuova nomina) l’obbligo di intervenire. L’inerzia di fronte a una situazione di illegalità reiterata o i cui effetti sono ancora presenti costituisce un inadempimento che può giustificare il mancato pagamento del compenso. Il Tribunale, quindi, ha sbagliato a non esaminare se gli effetti delle precedenti irregolarità si fossero protratti anche nel triennio 2017-2019.

In secondo luogo, la Cassazione ha chiarito che il rapporto tra prestazione del sindaco e retribuzione va analizzato su base annuale. L’articolo 2402 c.c. prevede una ‘retribuzione annuale’. Di conseguenza, l’eccezione di inadempimento deve essere confrontata con la singola annualità. È errato negare il compenso per un intero triennio se l’inadempimento è provato solo per uno o due anni. Il Tribunale dovrà quindi ricalibrare la sua valutazione, verificando per quali specifiche annualità si è effettivamente verificata l’omissione contestata.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre due importanti insegnamenti. Per le curatele fallimentari, conferma la possibilità di contestare il compenso dei sindaci anche per periodi successivi agli atti di mala gestio, a condizione di dimostrare la permanenza degli effetti dannosi e la conseguente inerzia dell’organo di controllo. Per i professionisti che ricoprono la carica di sindaco, ribadisce la natura continua e pregnante del loro dovere di vigilanza, ma al contempo tutela il loro diritto al compenso, ancorandolo a una valutazione annuale del loro operato, in linea con la struttura della loro retribuzione.

Un sindaco nominato dopo atti di mala gestio ha comunque obblighi di vigilanza su di essi?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, se gli effetti dannosi di quegli atti persistono nel tempo, il collegio sindacale, anche se di nuova costituzione, ha l’obbligo di vigilare e intervenire per porre rimedio, e la sua inerzia costituisce inadempimento.

Se un sindaco non adempie ai suoi doveri per un anno, perde il compenso per l’intero mandato triennale?
No. La Corte ha stabilito che, poiché la retribuzione del sindaco è definita come ‘annuale’ dalla legge (art. 2402 c.c.), l’inadempimento e la conseguente perdita del diritto al compenso devono essere valutati sulla base della singola annualità e non per l’intero mandato.

Chi deve provare l’inadempimento del sindaco in un giudizio di opposizione allo stato passivo?
Spetta a chi solleva l’eccezione di inadempimento (in questo caso, la curatela fallimentare) fornire la prova dei fatti storici (es. gli atti di cattiva gestione degli amministratori) sui quali si innesta la contestata omissione di vigilanza da parte del sindaco.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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