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Responsabilità Sanitaria: nesso causale escluso

Un paziente cita in giudizio un centro di riabilitazione, sostenendo di aver subito un danno al legamento del ginocchio a causa di negligenza durante una seduta con un macchinario isocinetico. Il Tribunale di Milano, basandosi sulle conclusioni di una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), ha rigettato la domanda. La CTU ha accertato che il danno non era riconducibile a un evento traumatico avvenuto presso il centro, bensì a fattori preesistenti: un posizionamento non corretto del neolegamento durante un precedente intervento chirurgico e un deficit muscolare mai recuperato dal paziente. La sentenza sottolinea l’importanza della prova del nesso causale per affermare la responsabilità sanitaria.

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Pubblicato il 20 aprile 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità Sanitaria: quando il danno è colpa del passato e non del presente

In materia di responsabilità sanitaria, dimostrare il nesso di causalità tra la condotta del medico o della struttura e il danno subito dal paziente è l’elemento cruciale. Una recente sentenza del Tribunale di Milano offre un chiaro esempio di come una meticolosa indagine tecnica possa ribaltare le apparenze, attribuendo la causa di un danno non all’ultimo trattamento ricevuto, ma a problemi pregressi e mai risolti, come un intervento chirurgico non perfettamente riuscito. Analizziamo questo caso emblematico.

I Fatti di Causa

Un paziente, a quasi un anno di distanza da un intervento di ricostruzione del legamento crociato anteriore, si rivolgeva a un centro di riabilitazione per recuperare la funzionalità del ginocchio. Durante una delle sedute di riabilitazione con un macchinario isocinetico, il paziente lamentava un evento traumatico che, a suo dire, gli aveva causato un danno permanente. Decideva quindi di citare in giudizio il centro, chiedendo un cospicuo risarcimento per l’invalidità permanente e temporanea subita, sostenendo che l’infortunio fosse dovuto a negligenza e omessa assistenza da parte del personale della struttura.

La Posizione delle Parti

L’attore sosteneva che la condotta del centro fosse stata la causa diretta del suo peggioramento clinico, configurando una chiara ipotesi di responsabilità sanitaria contrattuale ed extracontrattuale. Il centro convenuto, invece, respingeva ogni addebito, contestando la ricostruzione dei fatti e sottolineando come il paziente si fosse presentato nella struttura con una situazione clinica già compromessa e un deficit muscolare significativo, dovuto al lungo periodo di inattività post-operatoria.

L’Istruttoria e il Ruolo Decisivo della CTU nella Responsabilità Sanitaria

Il Giudice, per dirimere la complessa questione tecnica, ha disposto una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) duplice: una per verificare il corretto funzionamento del macchinario isocinetico e una medico-legale per accertare il nesso di causalità. Le conclusioni degli esperti sono state determinanti.

Gli accertamenti hanno rivelato che:
1. Nessun difetto del macchinario: L’attrezzatura utilizzata era perfettamente funzionante e il programma riabilitativo era appropriato.
2. La vera causa del danno: L’”elongazione” (un cedimento parziale) del neolegamento non era riconducibile a un singolo trauma acuto avvenuto durante la seduta. Era, invece, il risultato di una combinazione di fattori preesistenti:
* Un difetto chirurgico originario: Il neolegamento era stato impiantato in una posizione troppo posteriore e verticale, alterandone la biomeccanica e rendendolo più vulnerabile.
* Un deficit funzionale cronico: Il paziente, per quasi un anno dopo l’intervento, non aveva seguito un percorso riabilitativo adeguato, sviluppando una grave ipotrofia del quadricipite che comprometteva la stabilità del ginocchio.

In sostanza, la CTU ha concluso che il cedimento era un evento “probabilmente da riferire al fatto che il paziente sollecitava l’articolazione, finalmente dopo un anno nel quale non la aveva mai sollecitata”, e non a una colpa del centro.

Le Motivazioni della Decisione

Il Tribunale ha pienamente accolto le risultanze della CTU, rigettando integralmente la domanda del paziente. La motivazione centrale della sentenza si fonda sull’assenza di prova del nesso causale. L’attore non è riuscito a dimostrare che la condotta del centro riabilitativo sia stata la causa del danno. Al contrario, l’istruttoria ha fatto emergere una causa alternativa e più probabile, del tutto slegata dall’operato del convenuto: le conseguenze a lungo termine di un intervento chirurgico non ottimale e la successiva, prolungata, incuria riabilitativa da parte del paziente stesso. Il giudice ha specificato che l’esercizio proposto era congruo e che le problematiche successive non erano attribuibili ad esso.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale in tema di responsabilità sanitaria: l’apparenza non basta. Anche se un danno si manifesta temporalmente in concomitanza con un trattamento, non significa che ne sia la conseguenza diretta. È onere di chi agisce in giudizio fornire la prova rigorosa del nesso eziologico. Il caso dimostra l’importanza cruciale della CTU come strumento per far emergere la verità tecnica e scientifica, capace di scindere le responsabilità e di ricondurre gli eventi alle loro cause reali, anche quando queste risiedono in un passato lontano e apparentemente scollegato.

Quando un centro di riabilitazione è responsabile per un infortunio avvenuto durante una seduta?
Un centro è responsabile solo se viene provato un nesso di causalità diretto tra una sua condotta negligente (es. macchinario difettoso, programma errato, omessa assistenza) e il danno subito dal paziente. Se il danno è riconducibile a cause preesistenti e indipendenti, come un precedente intervento chirurgico imperfetto, la responsabilità del centro viene esclusa.

Qual è il ruolo della Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) in un caso di responsabilità sanitaria?
La CTU ha un ruolo fondamentale. Fornisce al giudice le conoscenze tecniche e medico-legali necessarie per comprendere i fatti. Come evidenziato in questa sentenza, può agire come una vera e propria fonte di prova (“consulente percipiente”), accertando la causa del danno e diventando decisiva per l’esito del giudizio.

Un difetto nell’intervento chirurgico originario può escludere la responsabilità di un centro riabilitativo successivo?
Sì. La sentenza dimostra che se la causa primaria del danno è un difetto tecnico del primo intervento (in questo caso, il posizionamento non corretto del neolegamento), questo interrompe il nesso causale con l’operato del centro riabilitativo. La responsabilità non può essere attribuita a chi interviene successivamente se il problema strutturale era già presente e determinante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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