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Responsabilità proprietario animale: la sentenza

Il Tribunale di Roma ha condannato la proprietaria di un cane per i danni causati a una passante, ribadendo la natura oggettiva della responsabilità del proprietario dell’animale. La difesa non ha provato il caso fortuito, unico esimente. La sentenza analizza in dettaglio la quantificazione del danno biologico e morale.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità del proprietario dell’animale: quando si risponde dei danni?

La gestione degli animali domestici comporta non solo gioie, ma anche precise responsabilità legali. Un recente caso esaminato dal Tribunale di Roma offre un chiaro esempio di come la legge inquadri la responsabilità del proprietario dell’animale in caso di danni a terzi. La sentenza ribadisce un principio fondamentale: chi possiede un animale è quasi sempre responsabile per il suo comportamento, a meno che non riesca a provare una circostanza eccezionale e imprevedibile.

I Fatti del Caso: Un’aggressione nel parco

Una donna, mentre portava a spasso il suo cagnolino al guinzaglio in un parco cittadino, è stata aggredita da un pastore tedesco di media taglia. Quest’ultimo, di proprietà della convenuta, era condotto dalla figlia minore della proprietaria e lasciato libero di correre senza museruola. Il pastore tedesco si è avventato sulla donna, mordendola al fianco destro.
A seguito dell’incidente, la vittima si è recata al Pronto Soccorso, dove le è stata diagnosticata una ‘ferita da morso di cane’ con una prognosi di dieci giorni. Successivamente, ha sporto denuncia, dando il via a un procedimento penale. In sede civile, ha citato in giudizio la proprietaria del cane per ottenere il risarcimento di tutti i danni patrimoniali e non patrimoniali subiti.

La Decisione del Tribunale: La Responsabilità del Proprietario dell’Animale è Oggettiva

Il Tribunale di Roma ha accolto la domanda della donna danneggiata, condannando la proprietaria del pastore tedesco al risarcimento dei danni. La convenuta ha scelto di non costituirsi in giudizio (rimanendo contumace), non fornendo quindi alcuna prova a sua discolpa. Il giudice ha basato la sua decisione sull’articolo 2052 del Codice Civile, che stabilisce una forma di responsabilità oggettiva. Ciò significa che la responsabilità sorge per il solo fatto di essere proprietari o utilizzatori dell’animale, indipendentemente da una colpa specifica (come negligenza o imprudenza). Il nesso causale tra l’aggressione e le lesioni è stato confermato sia dalle testimonianze sia dalla Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) medico-legale.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’art. 2052 c.c. Il giudice chiarisce che la responsabilità del proprietario dell’animale non si fonda su un suo comportamento attivo o omissivo, ma sulla mera relazione di custodia con l’animale. È irrilevante che al momento del fatto il cane fosse condotto da un’altra persona, in questo caso la figlia minore della proprietaria. La responsabilità permane in capo a chi ha la disponibilità giuridica e materiale dell’animale e il potere-dovere di controllarlo.
L’unica via d’uscita per il proprietario è la prova del ‘caso fortuito’: un evento esterno, imprevedibile, inevitabile e con carattere di eccezionalità, che abbia interrotto il nesso causale tra il comportamento dell’animale e il danno. Esempi potrebbero essere un atto illecito di un terzo che aizza l’animale o un evento naturale improvviso. In questo caso, la convenuta, essendo contumace, non ha fornito alcuna prova in tal senso, e il giudice ha escluso che un ‘caso fortuito’ potesse essere anche solo ipotizzabile.
Per la quantificazione del danno, il Tribunale si è attenuto alle risultanze della CTU, che ha accertato un’invalidità permanente del 3,5%, un’invalidità temporanea assoluta di 10 giorni e parziale (al 50%) per altri 10 giorni. Utilizzando le tabelle del Tribunale di Roma, aggiornate al 2025, ha liquidato un totale di € 6.564,25 per danno biologico. A questa cifra ha aggiunto € 500,00 per il danno morale (la sofferenza e il turbamento subiti) e le spese mediche, oltre agli interessi per il ritardato pagamento.

Le Conclusioni

Questa sentenza è un monito importante per tutti i proprietari di animali. La legge adotta un approccio molto rigoroso, ponendo a loro carico una presunzione di responsabilità quasi assoluta. Per evitare conseguenze legali ed economiche, è fondamentale esercitare un controllo costante e diligente sul proprio animale, adottando tutte le precauzioni necessarie come l’uso del guinzaglio e, se necessario, della museruola nei luoghi pubblici. La decisione conferma che affidare l’animale a terzi, soprattutto se minori, non esonera il proprietario dalle sue responsabilità. L’unica difesa possibile, la prova del caso fortuito, è estremamente difficile da fornire, rendendo la prevenzione l’unica vera arma a disposizione dei proprietari.

Chi è responsabile se il cane che causa un danno è condotto da un’altra persona, come un figlio minore?
La responsabilità ricade sempre sul proprietario o su chi si serve dell’animale. La sentenza chiarisce che la responsabilità non dipende da chi materialmente teneva il cane al momento del fatto, ma dalla relazione di proprietà e custodia, che impone il dovere di controllo. Il fatto che fosse la figlia minore a condurlo non esonera la madre proprietaria.

Cosa deve provare il proprietario di un animale per non essere considerato responsabile dei danni?
Il proprietario deve fornire la prova del ‘caso fortuito’. Si tratta di un evento esterno, imprevedibile, inevitabile ed eccezionale che ha causato il danno, interrompendo il legame causale con il comportamento dell’animale. Non è sufficiente dimostrare di essere stato diligente nella custodia.

Come viene calcolato il risarcimento per la vittima di un morso di cane?
Il risarcimento si compone di diverse voci. Il ‘danno biologico’ (lesione fisica e psichica) viene quantificato da un medico legale (CTU) in termini di percentuale di invalidità permanente e giorni di invalidità temporanea, e poi tradotto in denaro usando apposite tabelle. A questo si aggiungono il ‘danno morale’ (sofferenza interiore), il rimborso delle spese mediche e gli interessi per il ritardato pagamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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