LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Responsabilità progettista: abusi e nesso causale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 27688/2025, ha stabilito un principio fondamentale sulla responsabilità del progettista in caso di abusi edilizi. La Corte ha chiarito che la successiva vendita dell’immobile a terzi non interrompe il nesso di causalità tra la condotta illecita del professionista (l’abuso edilizio) e il danno subito dagli acquirenti finali. Questi ultimi, infatti, subiscono un pregiudizio diretto, come i costi per la sanatoria, che discende direttamente dall’irregolarità originaria. Pertanto, la responsabilità del progettista persiste anche nei confronti di chi acquista l’immobile in un secondo momento, configurandosi come una causa diretta e concorrente del danno.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Responsabilità del progettista: la vendita non cancella la colpa per abusi edilizi

L’acquisto di una casa è un passo fondamentale, ma cosa succede se si scopre che l’immobile presenta gravi abusi edilizi? E chi paga per i danni? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatto luce sulla responsabilità del progettista (e direttore dei lavori), stabilendo che la sua colpa non viene meno neanche dopo che l’immobile è stato venduto a terzi. Questo principio rafforza la tutela degli acquirenti e definisce chiaramente i confini del nesso di causalità in materia di illeciti edilizi.

I Fatti: L’acquisto di un immobile con abusi edilizi

Due acquirenti avevano comprato altrettante unità immobiliari da un’impresa costruttrice. Nel contratto, il venditore garantiva la conformità dell’opera e si impegnava a fornire il certificato di abitabilità. Tuttavia, emergeva che nel fabbricato erano stati realizzati sei appartamenti invece dei cinque autorizzati dal permesso di costruire, un abuso che impediva il rilascio del certificato.

A causa di questa irregolarità, gli acquirenti non solo non potevano rivendere gli immobili come pianificato, subendo perdite economiche, ma erano anche stati costretti a sostenere ingenti costi per la sanatoria edilizia. Di conseguenza, citavano in giudizio sia l’impresa costruttrice sia il geometra, direttore dei lavori e progettista, per ottenere il risarcimento dei danni.

Il giudizio di Appello: l’interruzione del nesso causale

Se il Tribunale di primo grado aveva riconosciuto la responsabilità solidale di costruttore e progettista, la Corte d’Appello ribaltava la decisione limitatamente a quest’ultimo. Secondo i giudici d’appello, il danno subito dagli acquirenti non era una conseguenza diretta dell’abuso edilizio commesso dal progettista. La vendita dell’immobile, avvenuta in un secondo momento e con la presunta negligenza degli stessi acquirenti, avrebbe agito come una “causa sopravvenuta”, interrompendo il nesso di causalità. In pratica, la colpa veniva attribuita esclusivamente alle scelte successive del costruttore (vendere un immobile irregolare) e degli acquirenti (comprare senza le dovute verifiche).

La decisione della Cassazione e la responsabilità del progettista

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso degli acquirenti, cassando la sentenza d’appello e riaffermando un principio cardine in materia.

Il principio del nesso di causalità

La Suprema Corte ha chiarito che il nesso di causalità tra una condotta illecita e un danno si interrompe solo se interviene un fattore eccezionale, autonomo e da solo sufficiente a produrre l’evento. Questo fattore deve introdurre un “rischio nuovo”, del tutto slegato da quello originario.

La vendita non spezza la catena delle responsabilità

Nel caso di specie, la vendita dell’immobile non rappresenta un rischio nuovo e imprevedibile. Al contrario, è proprio l’evento che concretizza e attualizza il danno latente creato dall’abuso edilizio iniziale. Il pregiudizio subito dagli acquirenti (costi di sanatoria, impossibilità di commerciare il bene) è una conseguenza diretta e prevedibile della violazione delle norme urbanistiche. L’illecito del progettista è il fatto generatore del danno, e la sua condotta rimane una causa diretta e concorrente del pregiudizio, anche se questo si manifesta in capo a un soggetto terzo, l’acquirente finale.

Le motivazioni

La Corte ha specificato che la responsabilità del progettista e direttore dei lavori è di natura extracontrattuale (o aquiliana) ai sensi dell’art. 2043 c.c. e si fonda sulla violazione di norme di legge (quelle urbanistiche) che hanno lo scopo di tutelare anche i terzi. Il professionista ha il dovere di garantire la conformità dell’opera, e la sua negligenza crea un’area di rischio. La vendita dell’immobile non è un evento che estromette il progettista da quest’area di rischio, ma è l’atto che realizza uno dei pericoli tipicamente connessi alla sua condotta illecita.
L’argomentazione della Corte d’Appello, basata sulla presunta imprevedibilità soggettiva del danno da parte del geometra, è stata ritenuta errata. Nella responsabilità extracontrattuale, ciò che conta è la riferibilità oggettiva del danno all’illecito, non la previsione soggettiva del suo specifico sviluppo. L’abuso edilizio ha compromesso la commerciabilità del bene, e questo è l’elemento che salda il nesso causale tra la condotta del professionista e il danno finale.

Le conclusioni

Con questa ordinanza, la Cassazione rafforza la tutela degli acquirenti di immobili, chiarendo che la catena di responsabilità per gli abusi edilizi risale fino ai professionisti che li hanno progettati e diretti. La vendita non funge da “scudo” per il progettista, la cui responsabilità persiste poiché la sua condotta illecita è la radice del danno che, inevitabilmente, si manifesta al momento della circolazione giuridica del bene. Si tratta di un monito importante per tutti gli operatori del settore immobiliare sull’importanza del rispetto rigoroso delle normative edilizie, le cui violazioni hanno conseguenze durature e significative.

Il progettista è responsabile verso il compratore finale per abusi edilizi, anche se non ha un contratto diretto con lui?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che la responsabilità del progettista è di natura extracontrattuale (art. 2043 c.c.) e deriva dalla violazione di norme urbanistiche. Tale responsabilità si estende anche agli acquirenti finali, poiché l’abuso edilizio è la causa diretta del danno che subiscono, come i costi per la sanatoria o la ridotta commerciabilità del bene.

La vendita di un immobile con abusi edilizi interrompe la responsabilità del progettista che li ha commessi?
No. Secondo la Corte, la vendita non è una “causa sopravvenuta” in grado di interrompere il nesso di causalità. Al contrario, la vendita è l’evento che rende concreto il danno originato dall’illecito del progettista, rappresentando la realizzazione di un rischio che il professionista era tenuto a governare e prevenire.

Cosa si intende per “causa sopravvenuta” in grado di escludere la responsabilità?
Per interrompere il nesso causale, una causa sopravvenuta deve essere un fattore completamente autonomo, indipendente dalla condotta originaria e da solo sufficiente a causare il danno. Deve introdurre un rischio nuovo ed eccentrico rispetto a quello iniziale. La vendita di un immobile non possiede queste caratteristiche, essendo una conseguenza prevedibile nel ciclo di vita di un bene.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati