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Responsabilità professionale ingegnere: il caso

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di due proprietari contro un ingegnere, il cui progetto inesatto aveva causato problemi autorizzativi e una denuncia penale. La Corte ha confermato la decisione di merito che negava il risarcimento per mancanza di una prova specifica e rigorosa dei danni subiti. Il caso sottolinea l’importanza dell’onere della prova nella responsabilità professionale ingegnere, anche a fronte di un errore accertato.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità Professionale Ingegnere: Errore non Basta, il Danno va Provato

La responsabilità professionale ingegnere è un tema cruciale che interseca tecnica e diritto. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione, l’ordinanza n. 8548/2024, offre spunti fondamentali su un aspetto spesso sottovalutato: anche di fronte a un errore palese del professionista, il risarcimento non è automatico. Il cliente ha il preciso dovere di dimostrare, con prove concrete e specifiche, ogni singolo danno che afferma di aver subito. Analizziamo insieme questo caso emblematico.

I Fatti di Causa: Un Progetto Controverso

La vicenda ha origine dalla richiesta di due proprietari di immobili che avevano citato in giudizio un ingegnere. Il professionista era stato incaricato di presentare un progetto presso l’Ufficio del Genio Civile per regolarizzare una struttura destinata a sostenere pannelli fotovoltaici. Il problema? Il progetto indicava la presenza di otto pilastri in legno, mentre nella realtà la struttura era composta da quattro pilastri in cemento armato e quattro in legno.

Questa discrepanza tra il progetto e lo stato di fatto ha avuto due conseguenze negative per i committenti: l’Ufficio del Genio Civile ha negato l’autorizzazione e ha trasmesso una notizia di reato alla Procura della Repubblica a loro carico. Sentendosi danneggiati, sia economicamente che nella loro reputazione, i proprietari hanno avviato un’azione legale contro l’ingegnere.

Il Percorso Giudiziario: Dalla Condanna all’Assoluzione dal Risarcimento

In primo grado, il Giudice di Pace aveva dato ragione ai proprietari, riconoscendo la responsabilità professionale dell’ingegnere e condannandolo a un risarcimento di 1.500 euro.

Tuttavia, in appello, il Tribunale ha ribaltato la situazione. Pur riconoscendo la condotta negligente del professionista (che, di fronte a un’opera preesistente abusiva, avrebbe dovuto astenersi dall’incarico), ha respinto la domanda di risarcimento. La motivazione del Tribunale è stata netta: i committenti non avevano fornito prove sufficienti del danno subito.

Nello specifico:
1. Danno da mancata autorizzazione: Inesistente, poiché i proprietari avevano poi ottenuto il permesso tramite un altro tecnico.
2. Danno all’immagine: Non provato, in quanto i committenti erano già stati denunciati in passato (nel 2006) per abusi edilizi simili.
3. Danno economico: Il costo per il nuovo professionista non è stato considerato un danno, perché la parcella del primo ingegnere era stata saldata da una società terza, e non direttamente dai committenti.

Il Giudizio della Cassazione e la Responsabilità Professionale Ingegnere

I proprietari hanno quindi presentato ricorso in Cassazione, basandolo su due motivi principali, entrambi respinti dalla Suprema Corte.

Il primo motivo, relativo alla presunta formazione di un “giudicato interno” sulla quantificazione del danno, è stato dichiarato inammissibile per mancanza di specificità. I ricorrenti non avevano trascritto gli atti necessari a dimostrare che l’ingegnere, in appello, non avesse contestato l’entità del danno.

Il secondo motivo, più sostanziale, riguardava l’omesso esame di fatti decisivi da parte del Tribunale. I ricorrenti sostenevano che:
* Il danno economico esisteva, perché la parcella pagata dalla società terza al primo ingegnere aveva causato loro la perdita di uno sconto.
* Il danno all’immagine era reale, perché il nuovo procedimento penale era diretta ed esclusiva conseguenza dell’errato progetto dell’ingegnere.

Anche su questo punto, la Cassazione ha dichiarato il motivo inammissibile.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha chiarito principi fondamentali in materia di onere della prova. Per quanto riguarda il presunto danno all’immagine, i ricorrenti si sono limitati a menzionare documenti (denunce, richieste di archiviazione) senza trascriverne il contenuto. Questo ha impedito alla Corte di verificare se il nuovo procedimento penale riguardasse fatti diversi e autonomi rispetto a quelli del 2006. Senza questa prova, non è possibile attribuire il danno reputazionale esclusivamente alla condotta dell’ingegnere.

Analogamente, per il danno economico, la Corte ha rilevato che le argomentazioni non fornivano “elementi certi” sull’entità dello sconto perso. Una testimonianza generica non è sufficiente per quantificare un danno, che deve essere provato in modo preciso e non solo presunto. La responsabilità professionale ingegnere, quindi, si attiva solo se il nesso tra l’errore e un danno concreto, provato e quantificabile è chiaramente dimostrato.

Le Conclusioni

Questa ordinanza è un monito importante per chiunque intenda avviare una causa per responsabilità professionale. L’errore del tecnico, seppur presente, è solo il punto di partenza. Il cuore del processo risiede nell’onere della prova del danno. Il danneggiato deve costruire un impianto probatorio solido, dettagliato e specifico, capace di dimostrare al giudice non solo che un danno esiste, ma anche quale sia la sua esatta entità e il suo legame diretto con la condotta negligente del professionista. Affermazioni generiche o prove incomplete non sono sufficienti per ottenere un risarcimento.

Quando un professionista commette un errore, il risarcimento del danno è automatico?
No. La sentenza chiarisce che, anche quando la colpa del professionista è accertata, il cliente deve fornire una prova rigorosa e specifica del danno effettivamente subito. L’errore da solo non è sufficiente per ottenere un risarcimento.

Cosa significa che un ricorso è ‘inammissibile per difetto di specificità’?
Significa che l’atto di ricorso non soddisfa i requisiti di legge, ad esempio omettendo di trascrivere o riassumere adeguatamente i documenti e gli argomenti delle fasi precedenti del processo. Questa mancanza impedisce alla Corte di Cassazione di valutare correttamente la fondatezza della censura.

Come si può provare un danno all’immagine in un caso di responsabilità professionale ingegnere?
Il danneggiato deve dimostrare in modo inequivocabile il nesso di causalità tra l’operato del professionista e il danno reputazionale. Nel caso specifico, avrebbe dovuto provare che il nuovo procedimento penale era stato avviato per fatti completamente nuovi e distinti da eventuali precedenti problematiche, attribuibili esclusivamente all’errore del tecnico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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