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Responsabilità professionale e obbligo di informare

Un servizio di lavanderia è stato ritenuto responsabile per il restringimento di antichi tendaggi, non per un errore tecnico di lavaggio, ma per aver violato la propria responsabilità professionale omettendo di informare il cliente dei rischi connessi. La Cassazione ha confermato che il professionista ha il dovere di valutare e comunicare i pericoli, anche in presenza di difetti preesistenti del bene. Tuttavia, la richiesta di risarcimento del cliente è stata respinta per mancata prova del danno specifico.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità Professionale: L’Obbligo di Informare il Cliente è Più Importante della Tecnica?

La responsabilità professionale di un prestatore d’opera, come un artigiano o un consulente, non si esaurisce nella corretta esecuzione tecnica del lavoro. Un aspetto fondamentale, e talvolta sottovalutato, è il dovere di informare il cliente sui rischi potenziali legati alla prestazione richiesta. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha messo in luce questo principio in un caso emblematico che ha visto contrapposti un’impresa di pulizie e un ente pubblico per il lavaggio di alcuni preziosi tendaggi teatrali.

I Fatti del Caso: Un Lavaggio Costoso

La vicenda ha inizio quando un’impresa di lavanderia ottiene un decreto ingiuntivo per il pagamento di circa 2.800 euro da parte di un Comune per il servizio di pulizia di alcuni tendaggi teatrali. Il Comune si oppone al pagamento e, in via riconvenzionale, chiede un risarcimento di oltre 115.000 euro, sostenendo che i tendaggi, dopo il lavaggio, si erano irrimediabilmente ristretti di 50 centimetri, diventando inutilizzabili.

L’impresa sosteneva di aver eseguito il lavaggio a secco come richiesto, seguendo le regole della migliore tecnica. Il restringimento, a suo dire, era dovuto a difetti intrinseci del tessuto, molto vecchio, privo di etichetta e mai lavato prima. Il Comune, d’altro canto, accusava la lavanderia di non aver agito con la necessaria diligenza per prevenire il danno.

Mentre il Tribunale di primo grado aveva dato ragione all’impresa, la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione. Pur riconoscendo che la causa tecnica del restringimento era un difetto del tessuto, i giudici hanno individuato una chiara responsabilità professionale della lavanderia.

La Decisione della Corte: La Responsabilità Professionale Oltre l’Esecuzione

La Corte d’Appello ha stabilito che la responsabilità dell’impresa non derivava da un errore nella procedura di lavaggio, ma dall’omissione di un dovere fondamentale: quello di informare. Essendo un operatore professionale, la lavanderia avrebbe dovuto riconoscere i rischi connessi al trattamento di tessuti così vecchi e delicati, informare il Comune del potenziale restringimento e agire con maggiore cautela, ad esempio testando la procedura su un piccolo campione.

Questo inadempimento ha portato alla revoca del decreto ingiuntivo: l’impresa non aveva diritto al pagamento. Tuttavia, la Corte ha anche respinto la richiesta di risarcimento danni del Comune, poiché l’ente aveva lamentato un generico “danno all’immagine” senza fornire alcuna prova concreta a sostegno della sua pretesa.

Le Motivazioni della Cassazione

Entrambe le parti hanno presentato ricorso in Cassazione. L’impresa ha insistito sulla correttezza tecnica del proprio operato e sui difetti del tessuto; il Comune ha sostenuto che, una volta accertato l’inadempimento, il risarcimento avrebbe dovuto essere una conseguenza automatica. La Suprema Corte ha rigettato entrambi i ricorsi, consolidando due importanti principi giuridici.

La Diligenza del Professionista: Un Dovere di Cautela e Informazione

La Cassazione ha confermato pienamente l’interpretazione della Corte d’Appello. La responsabilità professionale, ai sensi dell’art. 1176, comma 2, del Codice Civile, impone al prestatore d’opera non solo di eseguire la prestazione a regola d’arte, ma anche di valutare tutti i rischi connessi e di informarne il committente. Questo “obbligo di protezione” è cruciale, specialmente quando il cliente non possiede le competenze tecniche per valutare tali rischi.

La colpa della lavanderia non è stata quindi nell’aver ristretto i tendaggi, ma nel non aver avvisato il Comune che ciò sarebbe potuto accadere. L’omessa informazione ha impedito al cliente di prendere una decisione consapevole, configurando un inadempimento contrattuale.

Inadempimento e Danno: Nessun Automatismo

Allo stesso tempo, la Corte ha respinto le pretese del Comune, ribadendo un principio consolidato: l’inadempimento contrattuale non comporta automaticamente il diritto al risarcimento del danno. Chi chiede il risarcimento ha l’onere di allegare e provare in modo specifico il pregiudizio subito. Non basta dimostrare che la controparte ha sbagliato; è necessario dimostrare che da quell’errore è derivato un danno concreto, quantificabile e provato. Il Comune, non avendo fornito alcuna prova del presunto danno all’immagine, ha visto la sua richiesta respinta.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza offre insegnamenti cruciali per professionisti e clienti. Per i prestatori d’opera, emerge con forza che la responsabilità professionale include un dovere proattivo di informazione e protezione del cliente. La semplice esecuzione tecnica, anche se impeccabile, non è sufficiente a esonerare da responsabilità se i rischi non sono stati comunicati. Per i clienti, la sentenza ricorda che, per ottenere un risarcimento, non è sufficiente lamentare un inadempimento, ma è indispensabile fornire prove concrete e specifiche del danno patito.

Un professionista è responsabile anche se il danno è causato da un difetto preesistente del bene?
Sì, secondo questa ordinanza, il professionista può essere ritenuto responsabile se non agisce con la ‘diligenza qualificata’ richiesta dalla sua attività. Questa diligenza include il dovere di valutare i rischi potenziali, anche quelli derivanti da difetti intrinseci del bene, e di informare il cliente prima di procedere. La responsabilità sorge dall’omessa informazione, che costituisce un inadempimento contrattuale.

Se viene accertato l’inadempimento di un prestatore d’opera, il risarcimento del danno è automatico?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che non esiste alcun automatismo tra inadempimento e risarcimento. La parte che subisce l’inadempimento e chiede il risarcimento ha l’onere di allegare e provare specificamente il danno che ne è derivato. In questo caso, la richiesta di risarcimento del cliente è stata respinta proprio per la mancata prova del danno lamentato.

Gli usi commerciali locali possono esonerare un professionista dalla responsabilità per danni?
No, non possono esonerarlo se entrano in conflitto con principi legali fondamentali come la diligenza professionale. Sebbene gli usi possano disciplinare alcuni aspetti di un rapporto contrattuale, non possono prevalere sul dovere di cura e informazione che la legge, in particolare l’art. 1176, comma 2, del Codice Civile, impone a ogni professionista.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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