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Responsabilità professionale avvocato: la prescrizione

La Corte di Cassazione chiarisce il momento da cui decorre la prescrizione per l’azione di responsabilità professionale avvocato. La Corte ha stabilito che il termine decennale non parte dalla sentenza definitiva che accerta il danno, ma dal momento in cui il cliente, usando l’ordinaria diligenza, ha la percezione oggettiva dell’inadempimento e del potenziale danno, come nel caso in cui debba avviare una nuova azione legale per rimediare all’errore del precedente legale.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità professionale avvocato: quando scatta la prescrizione?

La questione della responsabilità professionale avvocato è un tema delicato che interseca la fiducia del cliente e la diligenza del legale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento cruciale su un aspetto fondamentale: il momento esatto in cui inizia a decorrere il termine di prescrizione per far valere un errore del professionista. La decisione sottolinea che non è necessario attendere l’esito finale di tutte le vicende giudiziarie per agire; il ‘cronometro’ parte da quando il danno, anche se solo potenziale, diventa oggettivamente percepibile dal cliente.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dall’incarico conferito da un cliente al proprio avvocato per recuperare un credito. Il cliente aveva ottenuto un sequestro conservativo sui beni del debitore. A seguito della sentenza di condanna, l’avvocato avrebbe dovuto, entro un termine perentorio di 60 giorni, curare l’annotazione della sentenza per convertire il sequestro in pignoramento. A causa dell’omissione del legale, il termine spirò e il debitore riuscì a vendere il bene a un terzo, rendendo di fatto impossibile il recupero del credito tramite esecuzione forzata.

Per tentare di rimediare, il cliente fu costretto a intraprendere una nuova e complessa azione legale, un’azione revocatoria, per rendere inefficace la vendita. Purtroppo, anche questa azione, dopo un lungo iter giudiziario, ebbe esito negativo. Solo a quel punto, il cliente decise di citare in giudizio il suo primo avvocato per ottenere il risarcimento del danno derivante dalla sua negligenza. Se in primo grado il Tribunale diede ragione al cliente, la Corte d’Appello ribaltò la decisione, dichiarando l’azione prescritta. Il caso è quindi giunto dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione sulla prescrizione nella responsabilità professionale avvocato

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del cliente, confermando la sentenza della Corte d’Appello. Il punto centrale della decisione è l’individuazione del dies a quo, ovvero il giorno da cui inizia a decorrere il termine di prescrizione decennale per l’azione di responsabilità contrattuale contro il professionista. La Suprema Corte ha stabilito che tale momento non coincide con la data della sentenza definitiva che ha sancito l’impossibilità di recuperare il credito (il rigetto dell’azione revocatoria), bensì con un momento ben precedente.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che, ai fini della decorrenza della prescrizione, è necessario fare riferimento al momento in cui il danno diventa ‘oggettivamente percepibile e riconoscibile’ da parte del danneggiato, utilizzando un criterio di normale diligenza. Nel caso specifico, i giudici hanno identificato questo momento nella data in cui il cliente conferì la procura a un legale per avviare l’azione revocatoria.

Secondo la Corte, in quel preciso istante, il cliente era già oggettivamente in grado di comprendere sia l’inadempimento del precedente avvocato (la mancata annotazione della sentenza), sia il danno che ne era conseguito, ovvero la necessità di intraprendere una nuova e incerta azione giudiziaria per tutelare i propri diritti. Il fatto che il danno non fosse ancora quantificato nel suo ammontare definitivo non è rilevante. L’esistenza di un danno risarcibile e la sua conoscibilità esterna erano già manifeste.

L’azione revocatoria, infatti, non era un evento nuovo e autonomo, ma una conseguenza diretta del primo errore, un tentativo di limitare un pregiudizio già concretizzatosi. Di conseguenza, il diritto al risarcimento era sorto nel momento in cui la negligenza aveva prodotto i suoi effetti lesivi, rendendo necessaria un’ulteriore attività legale. Poiché tra il momento del conferimento della procura per l’azione revocatoria e la notifica dell’atto di citazione per responsabilità professionale erano trascorsi più di dieci anni, il diritto del cliente si era estinto per prescrizione.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica sia per i clienti che per gli avvocati. Per i clienti, emerge la necessità di agire tempestivamente non appena si ha la percezione di aver subito un danno a causa di un errore professionale. Attendere l’esito di eventuali azioni ‘riparatorie’ può rivelarsi fatale, poiché il termine di prescrizione potrebbe essere già decorso. La legge non richiede che il cliente abbia la certezza giuridica assoluta del danno, ma una sua conoscibilità oggettiva secondo la diligenza dell’uomo medio. Per i professionisti, la sentenza ribadisce l’importanza di una gestione trasparente e diligente degli incarichi, poiché le conseguenze di un’omissione possono manifestarsi e dare origine a un diritto al risarcimento molto prima di quanto si possa pensare.

Quando inizia a decorrere la prescrizione per la responsabilità professionale di un avvocato?
La prescrizione decennale inizia a decorrere non dal momento in cui il danno si consolida definitivamente (es. con una sentenza finale), ma dal momento in cui l’esistenza del danno diventa oggettivamente percepibile e riconoscibile dal cliente che usi l’ordinaria diligenza.

Il tentativo di rimediare a un errore legale sposta l’inizio della prescrizione?
No. Secondo la Corte, l’avvio di un’azione legale successiva per rimediare a un errore precedente (in questo caso, un’azione revocatoria) non sposta in avanti il termine di prescrizione. Anzi, proprio il conferimento di un nuovo incarico per rimediare al danno è stato considerato il momento in cui il cliente ha avuto la percezione dell’errore.

Quale livello di diligenza è richiesto al cliente per accorgersi del danno?
La Corte fa riferimento alla diligenza dell’uomo medio. Non è richiesta una conoscenza tecnica da esperto di diritto. Il fatto di dover intraprendere una nuova azione legale a causa di un’omissione precedente è stato ritenuto un indice sufficiente della percepibilità del danno e dell’inadempimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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