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Responsabilità precontrattuale: onere della prova

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 27102/2024, chiarisce la natura giuridica della responsabilità precontrattuale. Il caso riguardava l’interruzione di trattative per la vendita di un’area commerciale. La Corte ha stabilito che la responsabilità per la rottura ingiustificata delle trattative ha natura extracontrattuale. Di conseguenza, l’onere di dimostrare la malafede della controparte spetta a chi subisce il recesso e non a chi recede. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando che la presenza di un consulente esterno senza poteri di rappresentanza non è sufficiente a generare un legittimo affidamento sulla conclusione del contratto.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità precontrattuale: chi prova la malafede nella rottura delle trattative?

La fase delle trattative è un momento cruciale e delicato nella formazione di un contratto. Ma cosa succede se, dopo aver investito tempo e risorse, una delle parti si ritira senza un motivo valido? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 27102 del 2024, torna su un tema fondamentale: la responsabilità precontrattuale e, in particolare, su chi gravi l’onere di provare la scorrettezza della controparte.

I Fatti di Causa

Una società di costruzioni citava in giudizio una società commerciale, chiedendo un risarcimento per l’interruzione ingiustificata delle trattative per la compravendita di un’area destinata a centro commerciale. Le negoziazioni erano state condotte quasi interamente tramite un architetto, consulente esterno della società commerciale.

La società costruttrice sosteneva di aver sviluppato un legittimo affidamento sulla conclusione dell’affare, data l’avanzata fase delle trattative e il ruolo attivo dell’architetto. Tuttavia, la società commerciale interrompeva bruscamente i negoziati. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello respingevano la domanda, ritenendo che la società costruttrice non avesse provato la malafede della controparte e che l’architetto non avesse poteri di rappresentanza tali da vincolare la società commerciale.

La Decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società costruttrice, confermando le decisioni dei giudici di merito. La Suprema Corte ha colto l’occasione per ribadire alcuni principi cardine in materia di responsabilità precontrattuale.

Le Motivazioni

La decisione della Corte si fonda su argomentazioni chiare e consolidate, che offrono importanti spunti operativi.

Natura Extracontrattuale della Responsabilità Precontrattuale

Il punto centrale della controversia era la natura della responsabilità derivante dalla violazione dell’art. 1337 c.c. (Trattative e responsabilità precontrattuale). La società ricorrente sosteneva che dovesse essere inquadrata come responsabilità contrattuale ‘da contatto sociale qualificato’. Questa qualificazione avrebbe invertito l’onere della prova, costringendo la società che si era ritirata a dimostrare la giustezza del proprio comportamento.

La Cassazione ha respinto questa tesi, confermando il suo orientamento consolidato: la responsabilità precontrattuale è una forma di responsabilità extracontrattuale (o ‘aquiliana’). Questo significa che si applicano le regole dell’art. 2043 c.c. e, di conseguenza, l’onere della prova grava interamente su chi lamenta il danno.

Onere della Prova e Rottura delle Trattative

Diretta conseguenza della qualificazione come responsabilità extracontrattuale è la disciplina dell’onere probatorio. La Corte ha chiarito che:
* Grava sulla parte danneggiata (in questo caso, la società costruttrice) l’onere di dimostrare che il recesso della controparte dalle trattative è avvenuto in violazione dei canoni di buona fede e correttezza.
* Non spetta, invece, a chi recede l’onere di provare che il proprio comportamento sia stato corretto e giustificato.

Nel caso specifico, la società costruttrice non è riuscita a fornire la prova che l’interruzione fosse priva di giusta causa e dettata da malafede.

Il Ruolo del Consulente Esterno e il Legittimo Affidamento

Un altro aspetto cruciale era il ruolo dell’architetto. I giudici di merito avevano accertato che egli era un semplice consulente esterno, un ‘segnalatore’, non un dipendente né un rappresentante legale della società commerciale. Non era munito di procura scritta e non poteva spendere il nome della società.

Di conseguenza, la Corte ha concluso che il suo operato non era sufficiente a generare nella controparte un ‘ragionevole affidamento’ sulla conclusione del contratto. La società costruttrice, usando l’ordinaria diligenza, avrebbe dovuto accertarsi dei reali poteri dell’architetto prima di considerare la trattativa come definitivamente avviata verso una conclusione positiva.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida principi fondamentali per chi opera nel mondo degli affari. In primo luogo, ribadisce che la responsabilità precontrattuale è extracontrattuale, con tutto ciò che ne consegue in termini di onere della prova. Chi si sente danneggiato da un’interruzione delle trattative deve essere in grado di dimostrare attivamente la scorrettezza della controparte. In secondo luogo, evidenzia l’importanza di verificare i poteri di rappresentanza degli intermediari: trattare con un consulente esterno, anche se qualificato, non equivale a trattare direttamente con i vertici aziendali. Per evitare brutte sorprese, è sempre consigliabile formalizzare le fasi della trattativa e accertarsi della legittimazione dei propri interlocutori.

Chi deve provare la malafede se le trattative per un contratto si interrompono?
Secondo la Corte, l’onere di provare che il recesso dalle trattative è avvenuto in violazione della buona fede e senza un giustificato motivo grava sulla parte che subisce l’interruzione e chiede il risarcimento del danno.

La responsabilità per la rottura delle trattative è di tipo contrattuale o extracontrattuale?
La Corte di Cassazione conferma il suo orientamento consolidato secondo cui la responsabilità precontrattuale (o ‘culpa in contrahendo’) costituisce una forma di responsabilità extracontrattuale, disciplinata dalle regole generali sull’illecito civile.

Un consulente esterno può sempre vincolare l’azienda per cui lavora durante una trattativa?
No. La Corte ha stabilito che un consulente esterno o un professionista, se non è munito di specifici poteri di rappresentanza (come una procura), non può vincolare l’azienda. La sua attività non è sufficiente a creare un legittimo affidamento sulla conclusione del contratto, se non è supportata da atti formali della società rappresentata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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